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Appunti marco benjamin

Prima tesi

C’è la scacchiera in cui c’è un avversario, il fascismo, e contro di lui combatte un fantoccio in veste da turco, un pupazzo – che è il materialismo storico. Sotto la scacchiera c’è un nano gobbo, un maestro del gioco degli scacchi, che tira i fili del fantoccio – la teologia (che oggi è piccola e brutta e non deve farsi vedere da nessuno).

Solo con l’aiuto della teologia il materialismo storico può battere il fascismo.

La vittoria contro l’avversario, il fascismo, non ha luogo nel campo di una pura trasparenza – la trasparenza della scacchiera è illusoria, sotto c’’è il nano – ma ci vuole una cooperazione tra queste due figure grottesche, il nano e il fantoccio.
Lontananza siderale da Hegel e illuminismo – non c’è scientificità. Qual è il ruolo della teologia?

Trascendenza in Levinas, Hegel, Benjamin:
(Lévinas: trascendenza di tipo etico)
(Hegel: trascendenza è l’inquietudine della coscienza che sa che la trascendenza è immanente alla realtà, e quindi finché non si arriva al concetto non ci si può arrestare).
In Benjamin, la trascendenza è la possibilità di trascendere lo stesso ordine del destino – redenzione di tutta la storia, liberazione di tutta la storia innanzitutto del passato. Viene rovesciato il continuum temporale – non c’è vera emancipazione che non sia una liberazione del passato. Viene messa in discussione la linearità storica. E questo è possibile solo alla teologia! Redenzione/rivoluzione/emancipazione come riapertura, come secondo tempo della storia, di tutte le partite perse. E solo con un’alleanza tra passato e presente chelo spirito rivoluzionario, del cambiamento può farsi strada.

Seconda tesi

“Nell’idea di felicità vibra indissolubilmente l’idea di redenzione”. Per lui la parola chiave per cambiare il mondo è il passato. Occorre creare una costellazione tra un determinato presente e un determinato passato – solo così potremo sottrarci alla storia come mero continuum temporale. Occorre non tanto che l’intero mondo venga sostituito da un mondo migliore, ma venga redento. Non è tanto la questione del nuovo, ma di redenzione del passato e del presente. L’idea di redenzione è una riapertura del passato, una variante – la felicità è una variante della vita che abbiamo vissuto, forma della trasformazione. Il passato ha con il presente un’intesa segreta, un appuntamento segreto tra le generazioni passate e presenti.

Tragheit - pigrizia del cuore vs Lesbarkeit, leggibilità - con Geistesgegenwart - presenza di spirito, Jetzszeit - Istante

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Il passato ha questo indice temporale che lo rimanda alla redenzione. “Noi siamo stati attesi sulla terra” – déja vu attivo e non passivo: quando succede qualcosa noi andiamo nel passato a rileggere i segni che preannunciavano (in “Strada a senso unico”, discorso sugli indovini e chi va dagli indovini e la loro concezione della storia). Spesso esperiamo, in alcuni episodi, dei segnali che non riusciamo a cogliere (“invisibile profezia che glossava il testo nel muto libro della vita”), però di solito patiamo: quando arriviamo a leggere il passato, è troppo tardi. Questa è quella che Benjamin chiama “la pigrizia del cuore (Tragheit)”: quando noi arriviamo a leggere la storia, è troppo tardi. La redenzione di Benjamin è il rovesciamento della pigrizia: è una lettura attiva del passato (e questa è l’intesa segreta). Non è l’ideale di un buon futuro tout court (la lotta per i nipoti, per le generazioni future) – il problema è che c’è una chiusura tra il passato, l’oppressione degli avi, e le lotte attuali.

Lesbarkeit: leggibilità; essa può accadere quando è troppo tardi (non riusciamo a cogliere i presagi e ce ne accorgiamo solo ex post)

Geistesgegenwart: presenza di spirito, cioè capacità di reagire in modo fulmineo. Benjamin fa l’esempio di Scipione l’Africano: lui arriva in Africa e inciampa. Dopo essere scivolato, si butta a terra e dice “Teneo te terram Africanam”, ti ho terra africana. Con presenza di spirito rovescia il presagio. Ogni pezzo di passato, soprattutto delle classi oppresse, diventa leggibile ora, nel tempo ora – jetzt o Jetztzeit, sinonimo di Istante, Augendlich. Questo tempo è l’opposto della pigrizia, perché porta a leggibilità un pezzo (una immagine del passato – Bild) di passato: questa è la redenzione, cioè la possibilità di arrivare a leggere un’immagine del passato afferrandola in un istante – e se quell’istante lo fai passare, allora quell’istante diventa inafferrabile, si perde.

chiave:
La storia non è garantita: c’è una polemica contro lo storicismo, che concepisce una storia che prosegue da sé, come un costante progresso, storia come un bene che sta al sicuro. Per Benjamin non è così: bisogna cogliere le immagini del passato.
Il passato chiede di fare costellazione con il presente, chiede di essere salvato. La redenzione è una costellazione con il passato, fulminea, che richiede la presenza di spirito, una forma di attività del soggetto. Somiglianza con Pareyson: così come la mia situazione è rivelativa non automaticamente, ma in seguito ad un mio agire rivolto verso la verità, così l’attività del soggetto in Benjamin diventa fondamentale per costruire queste costellazioni.

Non basta fare la rivoluzione, ma ci vuole la redenzione: il materialismo storico ha bisogno della teologia, il cui apporto è la riapertura del passato – i morti risorgono. La caratteristica del teologico è proprio quella di togliersi dalla continuità temporale, in cui il passato o è perduto o è una pietra – che poi alla fine sono la stessa cosa (tra passato come nulla o passato come pietra, come monumento – sempre disponibile e morto) – passato, senso comune, come essere nulla o essere immobile. Mentre la teologia è una forza messianica: il passato chiede di essere letto; lettura che non può avvenire in un qualsiasi momento, ma in un Jetztzeit. La redenzione è il prodursi di una costellazione tra un determinato presente e una determinata immagine del passato che avviene in un momento, che, se perso, non è più salvabile. Costellazione e citazione all’ordine del giorno di un determinato frammento del passato. Costellazione che nell’elemento della presenza di spirito è emancipazione.

Questi presagi preannunciano? A che servono? Ci può essere un rovesciamento del destino in corso d’opera. Il passato diventa un’immagine leggibile. Rovesciamento del presagio in una citazione – citare significa andare a prelevare un frammento e portarlo nel proprio discorso. La leggibilità è unica, qualcosa che si produce in questo istante è solo in questo istante, non è più attivabile, ma il senso di questa esperienza di unicità è una ripetizione.

La redenzione ha a che vedere con la variante: a me non mi interessa sapere se nel futuro ci sarà x o y, non ha a che vedere con un miglioramento della situazione, ma ha a che vedere con una citazione della situazione. L’idea di felicità che noi possiamo coltivare è qualcosa che ha a che fare con la ripetizione e con l’unicità.

Redenzione e felicità:
Einmailgkeit – unicità e novità di qualcosa che non è mai stato– e il Wiederholung – qualcosa che si ripete.
Infanzia come simbolo di ciò, tutto nuovo ma tutto è già stato. La redenzione, la felicità, consiste nel nuovo .

Einmaligket, novum, qualcosa di mai stato – misto alla Wiederholung. Il bambino è appassionato di ripetizione. La redenzione è una variante: dice ”non mi interessa semplicemente una diversità, ma mi interessa una diversità sul posto”. No a “la terra è una valle di lacrime ma lassù si sta bene”; questa non è redenzione, ma compensazione – è una felicità che non tocca la trama precedente. Nel concetto di redenzione di Benjamin, quindi, la novità non può essere l’unico elemento, ma ci va la ripetizione.

“Una gioia che potrebbe suscitare la nostra invidia è solo nell’aria che abbiamo respirato” – invidia verso il passato, non verso il futuro. La redenzione è: tornare sulla scena del delitto e cambiare le cose, non volgersi ad un altro tanto lontano quanto spensierato, unmittelbar.

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Io in Benjamin, non mi voglio alleare con un futuro che non conosco – non è la costellazione tra me è il mio propropronipote che mi salverà, ma è un’immagine del passato che passa di sfuggita – e questa è la differenza rispetto allo storicismo: in Benjamin il passato sfugge eccome e va afferrato; nello storicismo, il passato è una pietra che afferro e che è morta. In Benjamin, il piano escatologico c’è, ma ce n’è anche uno psicologico e politico: la redenzione è ora, con la presenza di spirito: si crea la variante nel passato adesso.

Si è nell’ora ma citando il passato. Benjamin lavora molto sulla variante: parla degli indovini – sono idioti, ma una concezione autentica del tempo ci può proprio venire dal rovesciamento di questa prassi. Non è la stessa cosa, quello no. Variante che si fa solo lì: Einmaligkeit, una sola volta, un’unicità. Ma è comunque un ritorno e una modificazione del passato, che è sempre nuovo. Le varianti sono molteplici o è solo una? Il discorso è psicologico, escatologico, politico, etico. Questa costellazione è immersa nella situazione, nella contingenza; dal punto di vista etico, politico e anche forse psicologico, non è scontato che le possibilità siano infinite. La variante politico-etica si produce ma anche rischia di perdersi: quando si produce, io la colgo al volo, il gesto è fulmineo. Ci concentriamo di più sul cogliere la palla al balzo che sulla disamina delle infinite possibilità. L’attività redentiva è infinita, migliaia di migliaia di migliaia di citazioni sono possibili, di messa all’ordine del giorno del passato; ma, allo stesso tempo, ogni volta si legge solo una parte, quella che si presenta nella contingenza. Oltretutto si può leggere in maniera fuorviante e, ancora di più, posso non leggerlo, immerso nella pigrizia – e la citazione arriverà troppo tardi.

La lettura del momento è collettiva o individuale? Benjamin parla di un soggetto e individuale e collettivo. Ce l’ha soprattutto con la teoria del progresso automatico. Il progresso tecnico non è automaticamente un progresso dell’umanità (Benjamin come l’anti Sloterdijk). Quella di Benjamin è anche una teoria della rivoluzione – per quanto non ci sia la necessità del marxismo ortodosso.

Quarta tesi

Sulla lotta di classe, discorso marcatamente politico. Filone del patrimonio culturale, che passa di generazione in generazione, e non è mai un attestato di civiltà senza essere insieme un attestato di barbarie – esprime tutto il dolore e la fatica che sono state necessarie per produrlo. Il patrimonio culturale non è un premio che spetta al vincitore. Queste tesi si oppongono alla storia come storia dei vincitori; la storia non deve essere tale, ma deve essere riscatto. Linguaggio politico che si rifà a prima: ogni vittora che è toccata nel tempo ai dominatori deve essere rimessa in discussione, agendo retroattivamente nella lontananza del tempo – il movimento è, di nuovo, dal presente verso il passato. La classe oppressa coglie la chance della propria emancipazione. “Come i fiori volgono il capo verso il sole, in forza di un eliotropismo segreto”, così la rivoluzione si deve volgere verso tutto ciò che è stato. Bisogna farsi carico dell’oppressione delle generazioni precedenti. Appunto tesi: I movimenti politici che sono messi ai margini devono rinunciare all’eliotropismo, come farebbe una pianta, ma sono rinchiusi a volgersi ad una luce fioca, quella della luna, relegata ad una luce fioca.

Tesi quinta

La vera immagine del passato passa di sfuggita. Il Bild del passato passa di sfuggita, posso afferrarlo nell’istante, ma può sfuggirmi. “Solo nell’immagine, che balena una volta per tutte nell’attimo della sua conoscibilità, si lascia fissare il passato”. Balena, è come un lampo, qualcosa che si produce improvvisamente e che dura un attimo solo. Una chance rivolta in avanti solo perché è rivolta verso l’indietro. La vera novità implica la citazione, la redenzione, la variante.

Fine della storia si configura come un nuovo, un treno da cogliere, che però non porta, non può portare nessuna novità. È una sorta di riscrittura di Nietzsche – ritorno del passato ma per una redenzione – salvataggio del passato. Heidegger – la tendenza a cadere è umana – Verfallenheit, esistenza inautentica – e come mai succede? Perché il progresso non è un automatismo (Benjamin). Questo è un discorso non favorevole all’idea di un miglioramento automatico, idea che non tiene minimamente conto della Verfallenheit, che è, invece, una tendenza radicale.

Giovane Heidegger: “ruinanza” – caduta, entropia, tendenza alla caduta. Katabasis – Verfallenheit – caduta. Lo stupore che cose del genere – il male – succedano ancora, pur nel progresso, non è ben centrato. Senza l’idea di catabasi non è possibile fare filosofia. Non è il progresso che garantisce questo, né la felicità: anche dalla felicità si può voler uscire. Immagine irrecuperabile del passato che rischia di svanire ad ogni presente che non si riconosca significato in esso. Il passato ha un diritto su di noi e, più ancora del nostro destino, è importante il passato. Nello stesso tempo, assumendo questa responsabilità, noi possiamo cambiare il nostro destino, il nostro presente. Con la presenza di spirito, il presente diviene diverso. Responsabilità verso il passato che cambia il nostro presente.

Sesta tesi

Per lo storicismo bisogna conoscere il passato come è stato, come un fatto. Da cogliere, invece, come l’istante di un pericolo. Due rischi: 1. che si perda il passato e che quindi 2. che il presente resti opaco, determinato dal destino. Idea dell’improvviso, dell’imprevisto – che rimette in gioco tutto. Il pericolo di non fare questa costellazione. Il Blitz, il fulmine permette di vedere – discorso sicuramente psicoanalitico, ma qui applicato alla storia. Il pericolo di non vedere riguarda ugualmente il passato, “il patrimonio della tradizione”, e coloro che lo ricevono. Ci vuole un’attivazione del testo (testo filosofico, avvenimento storico, atteggiamento psichico e ancora altro). Legame-filo-costellazione.

Tesi 11

I due target polemici di Benjamin: storicismo (che è il versante teorico della socialdemocrazia) e socialdemocrazia (che è il versante politico dello storicismo) – entrambi come sviluppo e successo garantito del progresso: la verità non ci può sfuggire di mano.

Storicismo: passato come qualcosa che non ci può sfuggire (Benjamin: no. Neanche i morti sono al sicuro se il fascismo vince. La vera immagine del passato va colta al volo con presenza di spirito e non visto come un qualcosa per sempre). Obiezione di Benjamin: non possiamo affidarci all’automatismo del progresso per creare l’automatismo sulla terra (tesi). Non possiamo affidarsi semplicemente al progresso, la socialdemocrazia tedesca nuota con la corrente – non si può pensare che vada tutto bene, ma avere fiducia nella direzionalità positiva nella storia universale - conformismo.

Tesi 7: il materialista storico (di Benjamin) considera come suo compito passare a contrappelo la storia. Di nuovo tesi 11: la fascinazione per la tecnica come progresso maggiore e sicuro nella storia universale: progresso dell’essere umano come progresso nella tecnica (il primo si risolve nel secondo). Programma di Gotha: 1875 – lavoro come fonte di ogni ricchezza e di ogni cultura. Il progresso tecnico dell’umanità è il messia del tempo nuovo, che compie una redenzione che nessun altro redentore ha mai compiuto. È nella tecnica che si compie la redenzione dell’umanità. Oggi, defalcando l’enfasi sul lavoro (oggi si insiste più sul consumo), e defalcato l’aspetto del proletariato e della socialdemocrazia, comunque il linguaggio, la prospettiva è simile: il progresso tecnico è eo ipso un progresso tecnico dell’umanità – coincidono. Idea già illuministica: il limite della morte può essere spostato sempre più in là).

I progressi del dominio sulla natura possono invece coesistere con regressi sociali – cosa non inclusa né tenuta in conto nella teoria del progresso. Lavoro è inteso come sfruttamento della natura. Fine tesi 11: il lavoro (fordista, come lo vede Benjamin davanti a sé) può costituire una devastazione della natura, e tale devastazione, considerata dal progresso positivistico come un semplice effetto collaterale, per Benjamin non è un effetto da lasciare da parte.
Che cosa contrappone Benjamin a questa idea del passato garantito, che non ci può sfuggire e, in fondo, del futuro garantito che non ci può sfuggire? Benjamin contrappone la presenza di spirito, che implica anche l’interruzione del continuum storico.

Tesi 13

Interruzione del continuum storico: “Il popolo diventa ogni giorno più saggio”.

Come se il male non fosse possibile a partire da qualunque punto dello sviluppo storico (e così è, come ci insegna Pareyson). Il progressismo era dogmatismo – è assolutamente certo che la globalizzazione migliore le condizioni di vita complessiva. Secondo Benjamin, non è che non vada bene la tecnica, ma ciò che non funziona è la concezione di tempo che è sottesa a questa idea di progresso. Non si tratta affatto di un tempo omogeneo e vuoto, ma di un tempo qualitativo, che prevede un’alleanza tra momenti differenti.

La storia non è una costruzione di tempo omogeneo e vuoto, ma un tempo che è attualità – Jetzszeit: costruzione di costellazioni, contemporaneità col passato racchiusa nell’attualità. Tempo ora è immagine dell’eskaton, della salvezza (ma, pur essendo teologia, è al servizio della politica). Nel tempo ora si crea una costellazione tra passato e presente. Il tempo non è omogeneo e vuoto, nel tempo ora sono uniti istanti differenti, “con una debole forza messianica”: la vera immagine del passato passa di sfuggita e io sono chiamato a coglierla.

Benjamin: lotta in cui un minuscolo cambio, una variante, determina la costellazione come progressiva o regressiva. Con l’antica Roma, la connessione può essere regressiva (fascismo – riferimento non esplicito, ma chiaro per il lettore del 1940) o rivoluzionaria (nella tesi 14 parla di Robespierre). Per Benjamin, la citazione non deve essere in un continuum, ma deve sorprendere, spiazzare, deve implicare una discontinuità (l’immagine della pura e semplice lotta per il futuro è sciapa – fine tesi 12).
Tesi 14 di nuovo: la moda cita il passato come la rivoluzione franccese citava l’antica Roma. La moda ha il senso dell’attuale ed è un “balzo di tigre nel passato”, pur rimanendo nella sfera della classe dominante. La Rivoluzione, invece, per Benjamin, è un balzo di tigre nel passato – facendo schizzare quel lasso e il presente fuori dal continuum della storia. Lo stesso discorso della moda è quello della rivoluzione, ma è in un elemento diverso – cioè sotto il libero cielo della storia. Tesi 8 B -> gli ebrei assomigliano agli indovini senza esserlo perché il futuro per loro, anche se non possono investigarlo, non è un tempo omogeneo e vuoto, ma un tempo in cui, da una piccola porta, può entrare il messia – ci può essere una discontinuità che rompe e buchi il continuum. C’è un accesso dell’alterità. Non pensiamo che il continuum ci salvi, perché, anzi, in esso c’è anche un pericolo.

Tesi 14

La storia è anche un oggetto di costruzione, un’attività. Tesi 8: riflessione sullo stato di eccezione, che caratterizza la storia sia in positivo sia in negativo. “la tradizione degli oppressi ci insegna che lo stato di eccezione in cui viviamo è la regola”, per le classi oppresse la situazione è sempre di allarme. Occorre, però produrre uno stato di eccezione (es. il messia è uno stato di eccezione), ma quello problematico è il finto stato di eccezione: viene prodotta un’emergenza per reprimere. Benjamin: 1. vede l’emergenza come regola della tradizione delle classi oppresse 2. a questa emergenza contrappone il vero stato di eccezione. Lotta del rigiramento del torto (così fa con gli indovini, con lo stato di eccezione, con la moda eccetera) – a seconda di come giri questi oggetti sono reazionari o rivoluzionari. Per Benjamin dobbiamo produrre il vero stato di emergenza. (Anche per Marx c’è una legge storica che si compie necessariamente, ma occorre un’azione politica e interpretativa). “Lo stupore perché le cose che noi viviamo sono ancora possibili nel ventesimo secolo non è filosofico” -> l’avverbio “ancora” rivela tutta la debolezza di una concezione continuistica e progressiva della storia. La costellazione con un tempo lontanissimo può prodursi in qualsiasi momento anche come costellazione negativa – anche i fascisti citano, non solo i “progressisti”. Tale stupore non ha nulla di filosofico: è rivelativo che la concezione di storia di cui è figlio non sta in piedi. La citabilità rimane sia positiva sia negativa – e l’esempio può essere il déja vu e il trauma. Il continuum è continuamente spezzato da ciò che viviamo nella nostra vita, continue citazioni, salti di pali in frasca.

Tesi 9: Angelo della storia: passato davanti e futuro dietro. C’è anche il paradiso, ma non è localizzato. Rimane un giallo. Da un lato c’è l’assassino, che è la teoria del progresso; ma c’è un enorme spazio ermeneutico non meglio specificato.

Tesi 16

Ubergang, il passaggio, il continuo. “Presente” non come passaggio, ma come cristallizzazione, giungere ad uno stato di quiete, ad un arresto. Il materialista storico di Benjamin vive il passato come esperienza con esso, “che resta unica”. Passato = esperienza unica.
Lo storicismo offre, invece, un’immagine eterna del passato – passato che non può sfuggire, il passato è un sasso, un macigno, è morto. Il passato va invece vissuto come un’esperienza unica con un aspetto anche di ripetizione, Wiederholung. L’esperienza è esperienza di un’unicità e non di un’immagine eterna.

Tesi 17

Lo storicismo culmina di diritto nella storia universale. Storia come un continuo, storia di conquiste dell’umanità. L’idea di Benjamin richiama un po’ la proposizione speculativa di Hegel: in Hegel non c’è solo movimento, ma anche inibizione. “Al pensiero non appartiene solo il movimento, ma anche il loro arresto” – Hegel: nella proposizione speculativa il movimento incappa in una inibizione che dà luogo ad un contraccolpo – contraccolpo interno al movimento come un elemento speculativo. Benjamin: lo storico materialista adotta un principio costruttivo (costruire come sinonimo di costellare in Benjamin). Al pensiero appartiene il movimento dei pensieri, ma anche il loro arresto – arresto che avviene in una costellazione satura di tensioni (Spannung), non il continuo ma tensione tra elementi diversi. Dalla costellazione arriva uno shock, che cristallizza il pensiero come monade – monade è quello che Benjamin pensa come singola figura storica in quanto è fatta saltare via dal continuum – un salto nel disco. Il messia non agisce continuando, ma fermando. È una monade, un momento che viene fatto saltare fuori – momento non catturato dalla fluidità, ma dalla costellazione, struttura costruita, il cui risultato è condensare in sé un’opera intera, che porta con sé un’epoca. L’intero di una storia è fotografato, catturato in un momento. Ed è più efficace un momento che un’intera storia raccontata. Il discontinuo, la memoria è fatta sull’istantaneo.

Osservazioni

Benjamin

La storia è caduta e mito. Il tempo-ora escatologico si configura come la ripetizione della vicenda storica.

Il passato sopravvive nel futuro.

Nella tesi IX, l’angelo è una figura della redenzione, ha alle spalle il futuro ed è sospinto verso di esso dalla tempesta del progresso. Nel fare ciò, si riavvicina all’origine.

Il progresso per lo storicismo e la socialdemocrazia è una forza rettilinea diretta verso il futuro.

Il futuro si costituisce come presente, come luogo in cui il passato viene riscritto.

Il rapporto tra presente e passato è di tipo ermeneutico.

6.

Il pericolo dello storicismo è quello di ridursi a strumento della classe dominante.

13.

La teoria socialdemocratica sostiene un’idea dogmatica di progresso, che è:

La concezioni di un progresso dell’essere umano vede la storia come come omogeneo e vuoto, cosa che non è. Nella concezione escatologica degli ebrei, ogni secondo è la piccola porta da cui può entrare il messia. Il progresso si caratterizza come progresso tecnico.

15.

Il materialista storico affronta ogni oggetto che gli si presenta storicamente come una monade, prodotta dall’arresto di un pensiero carico di tensioni. Riconosce in questa monade la possibilità di una lotta, di una chance rivoluzionaria.

Delphiner

Inferno

La fine della trascendenza dell’uomo sulla natura nasce come inveramneto del sapere assoluto. Un sapere assoluto è comune, è oggettivo. Il soggetto alla fine del suo sviluppo si sostanzializza, come dice Hegel. La soggettività non è l’individuo ma nella totalità.

Qual è quindi il ruolo degli individui? Nessuno. Viviamo in una sconnessione in cui nella nostra democrazia le uniche forse oppositive sono “individualità sgangherate”, ostacoli. Le individualità sono fungibili. Nella nostra pretesa di esistenza sui social mostriamo la nostra irrilevanza nell’economia complessiva del tutto.

Per questo motivo ci immedesiamo agli animali: privata della razionalità, ciò che resta agli individui è l’animalità.

Le individualità separate nella loro individualità tendono a diventare deformi.

Siamo estromessi dalla totalità.

Purgatorio

La scuritade è quel margine di individualità che si manifesta nella stravaganza e sembra darci tregua dalla nostra consideranza (che è minima). Più sei strano, più hai successo.

Si crea una scissione quindi tra sfera individuale e soggettività sostanziale comune. L’individuo viene guidato dalla wissende Substanz - così si riconnette.

Siamo connessi all’intelletto generale. Così evitiamo l’inferno.

Paradiso

La verità deve eccedere lo spazio dell’universale, e in questo sta il successo dell’interpretazione.

Nell’interpretazione superiamo la ragione e l’universale, che sono rette da un principio di morte. Ritroviamo non la razionalità del concetto, ma la verità del corpo.

Sloterdjik

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L’antropologia di Sloterdjik vede l’uomo come essere rivolto verso l’alto. È finita l’epoca della miseria, della povertà, della mancanza. Utilizza delle bolle per difendersi, per risparmiare energie e dedicarsi ad altro. Le bolle di isolamento sono bolle del vizio, in senso positivo.

Abitudini e istituzioni mi proteggono da eventuali stimoli che non riuscirei a padroneggiare.

Pagine 540-574

I media sono egotecnici in quanto permettono un ritorno a sè, attraverso la lettura e la scrittura, per esempio, che rendono possibili nuove forme di auto-controllo e auto-valutazione interiore.

Le immagini che l’individuo crea di sè sono polisemiche perchè si avvalgono di molti media.

Incarna lo spirito dell’individualismo moderno. La singolarizzazione dell’individuo non è sempre vissuta come solitudinesolitudine.

L’appartamento avvolge l’esistenza dei singoli, candidati ad avere esperienze e ad avere importanza.

La cura e l’espressione di sè fanno parte di questa concezione per cui l’individuo diventa soggetto e oggetto di una operazione di design. Nei soggetti della sua apparizione il singolo rileva i guadagni psicosociali sulla base di una strategia di travestimento.

L’appartamento è un fonotopo: i suoni che entrano attraverso media, radio, televisione, sono ingressi di particelle scelte della realtà.

L’appartamento è un erototopo: il luogo in cui si realizzo i desideri e le relazioni sessuali dell’individuo, anche con se stesso. Il singolo è in qualche modo più felice della coppia, perchè ha la possibilità di consumare media diversi e storie interessanti senza annoiarsi.

L’appartamento è un aletotopo: c’è un interesse per la verità che si realizza nel consumo di media, che sono piccole parti di verità. Tutti piccoli frammenti di verità che però non riescono a creare una visione complessiva. Il singolo agisce come insegnante di se stesso.

Slancio verso l’alto e vizio: per una critica del puro capriccio

I francofortesi sono espressione di questo atteggiamento: l’economia nazionale del XIX secolo è una scienza triste (Adorno) - la sottomissione di tutto alla moneta corrisponde ad una corruzione della vita.

I francofortesi si sono persi un pezzo: il miglioramento generale e complessivo delle condizioni di vita nel corso del XX secolo.
All’antropologia dei francofortesi bisogna oopporre una teoria del lusso costitutivo.

Nel XX secolo c’è stato un alleggerimento. Hobsbawm ha definito il XX secolo età degli estremi, formula con cui in realtà la sinistra si è autoassolta dai suoi estremi, dopo aver condannato giustamente la destra.
Bisogna invece sottolineare come il XX secolo è stato un secolo di processi costanti: c’è stata una tendenza all’alleggerimento e alla partecipazione dei più poveri ai privilegi.

L’uomo che vede un aumento della speranza di vita e del tempo libero, se non sfugge alla depressione è costretto a sentirsi importante, cioè a porsi come fine in sè. Il divertimento diventa cioè un motivo esistenziale. Il proletariato si decompone - non è più limitato dalle sue condizioni materiali a pensare solo alla prole.

L’elemento che caratterizza l’uscita dalla modernità è l’uscita da una condizione di povertà materiale. Ma non abbiamo ancora capito questa cosa, e continuiamo a lamentarci.

La affluent society non è in grado di comprendersi.

La sociologia della società ricca è ancora negativa, troppo negativa.

Anche prendendo le statistiche più negative possibile sulla povertà, avremmo a che fare con uno spazio di prosperità senza precedenti storici.

Il divario tra la prosperità statistica e il disagio percepito è più grande che mai, è la cifra della nostra epoca.

I miserofili sono la maggiornaza, gli amici della ricchezza sono pochi. Marcuse anche se appartiene ai tristoni marxisti che si lamentano, era stato uno dei pochi in Eros e civiltà ad avvertire questa mutazione del principio di realtà (sempre in termini critici, però) definendo la cultura del suo tempo cultura non repressiva, in cui viene annullata la differenza tra principio di realtà e principio di piacere.
In pratica, Marcuse si era reso conto dell’evento epocale del nostro secolo in psicologia: il passaggio dall’homo pauper, che si muove secondo le proprie pulsioni, all’uomo ricco, che ragione in termini di appetiti e di opzioni.

Altri nomi per questo cambiamento dei tempi: “grande levitazione”, “big easy”. Non c’è una teoria autentica del relax e della fine della povertà.

Questa transizione è anche imbarazzante per l’individuo, in quanto la miseria è un segno di riconoscimento della condizione umana. Il romanticismo della bancarotta suggerisc e che colui che si impoverisce ritorna ai fondamenti dell’essere umano. L’individuo nel lusso non vuole studiare l’origine della sua condizione privilegiata - più facile contestare che sia lusso.

C’è un “lusso del pessimismo” - che Nietzsche aveva già ravvisato in Schopenauer - e non più un disagio della civiltà. Le uniche due voci fuori dal coro sono Deleuze e Nietzsche, che hanno costruito teorie convincenti dell’esistenza ricca.

Tra il 1945 e il 1990 c’è stato un aumento innegabile e verticale di tempo libero e disponibilità di energie. L’altopiano da cui partono le regressioni si trova (in Occidente) a un’altitudine incomparabile.

I linguaggi della prima metà del XX secolo erano - a ragione, visto che la situazione faceva ancora schifo, Grande Depressione e guerre mondiali - pessimisti, e fino alla scuola di Francoforte inclusa pareva che chi volesse avere un approccio realista alla storia potesse o arrendersi a un conservatorismo distruttivo, o alla prospettiva leninista.

Per quanto la penuria dopo la guerra venisse meno, la fede nel primato della necessità e nella gravità dell’esistenza ha continuato a sostenere l’Europa.

La negazione della levitazione costituisce la costante della storia recente delle idee. Quello proposto dagli “estremi” di destra e di sinistra è un pensiero depressivo.

L’angelo della storia di Benjamin che si lascia dietro le rovine, è il capo dei depressoni.

Il suprematismo del reale diventa lo stile logico del XX secolo: non ci si può impadronire del reale senza sottomettervisi. Arrivano così le ideologie, pseudoteorie del reale che vogliono dare l’impressione di esser senza illusioni.

Oggi, addirittura, si è voluta sganciare la penuria dai dati economici per ricondurla direttamente alla soggettività.

Ideologie sono finzioni della realtà ossessionate dalla gravità. Dobbiamo svuotarle con un esplicito slancio verso l’alto.

L’homo pauper è una affermazione ideologica e dogmatica.

La finzione dell’essere carente

Herder è il padre di una antropologia negativa dell’uomo, che lo vede come originariamente inadeguato, ma che compensa la sua inadeguatezza con la cultura.
Il vantaggio evolutivo decisivo dell’uomo è da intendersi come un ciclo di feedback positivo in cui la tendenza al vizio si è mischiata a rinforzi psiconeurologici e tecnici.

La forza dell’uomo, cioè, è la sua fragilità. Gode di un privilegio di incubazione. Homo sapiens è un essere lussureggiante a cui le competenze protoculturali hanno fornito una sicurezza.

Per i pauperisti Herder e Gehlen la narrazione del peccato originale, che non ha più effetto, viene sostituita con quella della carenza originaria.

Ma i due fondamenti del sistema di Gehlen possono essere usati per trarre conclusioni ooposte sulla natura umana. Questi sono:

  1. Apertura al mondo

  2. Categoria filosofica dell’esonero (o sgravio)

  3. L’uomo è esempre sovraccarico, di stimoli, sempre soggetta a stress e rischio. Non è collegato all’ambiente in modo diretto ma vive in un sistema da lui posto, quindi è sempre sottoposto al rischio è alla sorpresa. Questa condizione di apertura è un onere.

Per quanto Gehlen non lo enunci esplicitamente, questa condizione si caratterizza come osovrabbondanza, come possibilità di opzione, e non come mancanza, come possibilità di azione e non come necessità. L’imbarazzo della scelta.

L’uomo è gravato dalla sua plasticità.

  1. Per fare fronte a questa condizione, l’uomo routinizza i propri comportamenti in ripetizioni, abitualizzazioni, che si traducono in istituzioni. Meccanismi prevedibili che ci permettono di avere il controllo.

Questa è la tendenza allo sgravio. Immunizzazione rispetto all’immediatezza degli stimoli potenzialmente infiniti che possiamo avere.

Proprio perchè l’elemento dell’uomo è il troppo, occorrono delle semplificazioni.

La libertà nell’ottica di Gehlen deve essere prerogativa di pochi, di una elitè che la sa gestire, mentre tutti gli altri devono essere comandati.

Spensieratezza e noia

Termini soggettivi della grande levitazione:

Hegel aveva visto la spensieratezza e la noia come segni di un imminente progresso dello spirito; ma erano proprio queste le novità che stavano per verificarsi.

La coscienza spensierata e quella annoiata sono sintomi necessari ma passeggeri - sono un intermezzo tra due solidità, quella del sostanzialismo cattolico e quella dello stato di diritto post-protestante.

Inoltre, la soggettività che deve secondo Hegel sostituire la sostanza, è caratterizzata come soggettività che vive secondo serietà, pazienza, dolore, lavoro.

Ma cosa succede quando intendiamo questa situazione di noia e spensieratezza non come sisituazione temporanea, ma come telos?

L’illuminismo, e segnatamente la Rivoluzione Francese, sono in un atteggiamento di antigravitazione, e l’entusiasmo per le mongolfiere e il volo di tutto il secolo XVIII può essere letto in questi termini: politica di antigravitazione, cioè, di alleggerimento.

Nietzsche è l’alleggerimento.

Romanticismo: ironia, prendere tutto alla leggera; l’obiettivo della vita è la sensazione.

Hegel è un precursore del conservatorismo moderno. Esalta il volo, ma con la consapevolezza che la dialettica farà necessariamente il suo corso e realizzerà la sua serietà.

L’era di Hegel è finita: entriamo in quella in cui la società si svincola dalle antiche definizioni del mondo della serietà.
In quest’ottica, la libertà è la divisione tra le potenze gravanti e le forze sgravanti; non è solo, hegelianamente, la necessità compresa nella prospettiva della dialettica.

Il presupposto della civilizzazione e della modernità è l’alleggerimento, contro la molteplicità eccessiva delle possibilità, che paralizza l’azione.

Ormai si è avviato un processo di revisione del concetto di realtà che ha logorato questioni come la solidità, la pesantezza, e l’inevitabilità.

Heidegger

Heidegger va annoverato tra i nemici della leggerezza, dato che ha dedotto la dignità dell’esserci nel farsi-convocare dalla durezza, dalla pesantezza, dalla necessità - in un’ottica eroistica. Ma questa analisi è un pregiudizio che vuole andare eroisticamente per forza - necessariamente - incontro alla sofferenza e alla fatica.

Heidegger individua nel fenomeno della noia la più profonda teoria del suo tempo. Il centro della noia è l’impossibilità di essere davvero commossi da qualcosa: da nessuna parte compare ciò che potrebbe elevare l’esserci alla dignità del reale. Nulla di ciò che vive l’uomo può essere una questione reale. La vita viene vissuta come eccessiva perchè non si realizza in azioni dotate di senso, determinanti.

Questa noia posrta alla dispersione, cioè alla messa in pratica, da parte dell’esserci, di attività irrilevanti - e al centro della vita irrompe l’impossibilità di avere un progetto.

L’esperienza in cui Heidegger mette l’esserci è proprio la leggerezza dell’essere. Tuttavia, l’obiettivo che Heidegger persegue nel descrivere questo stato d’abbandono, questa mancanza di senso data dalla troppa leggerezza, è quello di tirare fuori l’esserci da questa melma fangosa pozzanghera. Questa osservazione deve portare dialetticamente l’individuo a recuperare una condizione di autenticità, e questo avviene attraverso il perseguimento di qualcosa di importante e necessario a livello epocale: impegnarsi in qualcosa di importante.

Insomma, Heidegger non ha voluto arrestarsi alla constatazione dell’alleggerimento, ma è voluto tornare, per l’ennesima volta, nella pesantezza.

L’uomo sgravato del XX secolo pretende di riacquistare la gravità, di avere diritto a uno sforzo aumentato e al pericolo - nella guerra, o nello sport. Lo stesso per le pretese morali. Si possono intendere questi tentativi, anche filosofici, di riappropriarsi della gravità, come gesti che hanno l’obiettivo di rimediare con prestazioni elevate ad una condizione di superficialità e di insignificanza. Complessi di inferiorità tengono insieme sport ad alte prestazioni e filosofie sublimi del XX secolo. Lo sforzo viene messo a servizio del superfluo.

Your private sky. Pensare l’alleggerimento.

La California intesa come stato mentale evidenzia un nuovo paradigma di pensiero che appartiene all’epoca della levitazione, nel segno del funzionalismo e del costruttivismo.

Il padre di questo spirito è Heinz von Foerster (1911-2002), considerato il Socrate della cibernetica. Ok.

L’assunto da cui parte è fichtiano: che la pesantezza di ciò che è oggettivo - percepito quindi come necessario è il risultato di un’insufficiente squilibrio nel processo conoscitivo, in cui tutto il peso viene attribuito all’oggetto senza un contrappeso da parte del soggetto, che bilancerebbe il giudizio.

In breve, nella prospettiva moderna, il peso delle cose è un costrutto che il soggetto assegna all’oggetto confrontandosi con esso. Il punto è che il soggetto può governare questo peso, e renderlo più leggero. Anche in una situazione difficile, può tatticamente configurare situazioni diverse, cioè formulare costrutti, realtà, più sopportabile.

La scoperta della leggerezza si è materializzata nel XX secolo nei sistemi di approvigionamento dell’esistenza. Le culture stesse sono spazi di sgravio e di alleggerimento.

Ogni teoria che si suppone realista degli intellettuali del XX secolo avviene in realtà necessariamente sotto l’influenza di un’illusione da lui stesso ritagliata.

Dove le particelle dello slancio verso l’alto si rompono, irrompe la depressione - la resistenza al reale diviene troppo difficile.

Il modello architettonico [delle costruzioni architettoniche sferiche] viene trasferito alla psicosemantica dello spazio umano.

Prima levitazione. Storia naturale dello slancio

Il processo di civilizzazione si caratterizza come progressivo dispiegamento di alternative tecniche e sistemiche al processo di maternizzazione - quello che porta (o meno) la madre a prendersi cura del figlio nei primi mesi di vita. Questo processo è quindi una prestazione cui la madre può renunciare e che può essere deputata alla società.

Una teoria integrale di economia della cultura presuppone quindi un concetto di protetica: la protesi è la società che sta accanto alla madre, nel ruolo della seconda madre. La ricchezza diventà così possibilità per la madre di crescere un figlio in condizioni migliori. La società è come una madre.

Secondo questo schema, le culture di successo, instillando nel giovane il principio di realtà, riuscivano a normare la società. A un certo punto, il discorso politico veniva fondato sulle competenze dei più vecchi, che non cambiano idea.

La madre deve essere-ricca per il bambino, che cresce in una atomosfera di spensierata libertà d’accesso ai tesori e alle chance. La ricchezza è per il bambino la possibilità del mondo. Il suo modo di essere è la portatezza. Non ci sono privazioni iniziali, l’esserci non deve compensare al fatto di essere gettato - non deve guadagnarsi altro.

L’andatura eretta dell’uomo indica la sua spensieratezza e la sua leggerezza. Il luogo che costruisce l’uomo è quello in cui lo slancio verso l’altro del mecenate agisce come forza fondamentale. Lo sgravio avvviene per tutte le persone che sono gravate a diversi livelli, e permette il funzionamento della società.

Catastrofe della madre neolitica

La maternità in epoca neolitica è concepita come una maledizione. Nelle società stanziali la madre viene proletarizzata. Alla base della richiesta di giustizia originaria della società c’è la richiesta di continuare a ricevere la ricchezza materna da parte del fratello più vecchio, rispetto a quanto avviene per il più piccolo, che ha in sè tutte le attenzioni. In questa prospettiva piscostorica, da questo momento inizia l’epoca della scarsità, l’epoca del non-abbastanza.

Vizio simbolico. L’epoca nel mondo dei tesori celesti

Il vizio diventa capace di simbolo, cioè capacità di pensare l’assente come presente.

Dobbiamo pensare la ricchezza come origine per avere l’impossibilità di essere poveri (p. 736). La concezioni di ricchezza può forse essere anche riscontrata come eco attraverso un confronto delle diverse mitologie, che vedono nell’aldilà un giardino, cioè una sintesi tra vita agreste (nel mondo terreno segnata da necessità e sofferenze) e potere sovrano (luogo del dominio e dell’agiatezza). Si promette la levitazione nell’aldilà.

C’è la ricerca di un ritorno alla portatezza per mezzo della ricchezza. La natura rende reversibile il trauma dello svezzamento, fornendo risorse illimitate. Questo immaginario dipinge in qualche maniera la possibilità di godere delle risorse senza lavorare, e questa è l’essenza del vizio. Un mondo senza lavoro è un mondo che riesce a ripristinare la capacità viziante della madre a livello di un intero popolo.

La presenza di Dio in nella concezione di aldilà puramente spirituale di Mosè Maimonide significa di per sè antigravitazione.

Desiderio immanente, rozzismo faustiano e democratizzazione del lusso

Retrodescenza del vizio. Retrodescenza significa retrocedere verso il basso. Con l’età moderna il desiderio del ritorno al vizio viene orizzontalizzato: non più verso il paradiso, ma verso l’America; non più trascendenza, ma immanenza. Figura paradigmatica in questo senso è Faust.

Il diavolo nel Faust è una figura viziante molto potente: devi poter aumentare le tue capacità con tutti gli strumenti possibili. La volontà di avere capacità distingue l’uomo operativo della modernità dall’uomo metafisico del Medioevo. Il dottor Faustus scopre i trucchi magici per poter avere tutto ciò che desidera senza fatica.

Nel mondo di faustus la leggerezza è ben sopportabile. Lo scandalo dell’esistenza di Faust è la mancanza di misura.

Ma l’esistenza di Faust, fatta di avventure e di bagordi, segna anche il passaggio ad una condizione in cui il vizio totale può essere rappresentato solo come parte di inganno.

Il XX secolo segna invece la democratizzazione del lusso.

L’empiria ovvera la serra del comfort

Il progetto vitale degli esseri umani dei paesi benestanti si conformerà al soggiorno in una incubatrice. Lo Stato moderno funge da metaprotesi, con servizi di assistenza, organizzazioni, eccetera. Il principio di funzionamento della società del benessere è quello di una Madre artificiale.

La scarsità modernizzata, quella dell’individuo che crede che non gli spetti abbastanza, è un’abbondanza rimpicciolita da illusioni ottiche.

La società dell’abbondanza è un progressivo autovizio collettivo, tende a includere chi non vi è già. All’interno della grande serra è entrata in vigore l’uguaglianza tra diritti umani e diritti al comfort. Il processo di accrescimento del vizio non ha limiti immanenti.

I membri della società non riescono a concepire di vivere secondo il vizio, e si ingannano con categorie come libertà, sicurezza e riconoscimento. La via che l’autore propone per osservare con chiarezza questa situazione è quella esteticaa: muoversi nello spazio sociale come visitatori di una installazione.

L’installazione della società del benessere del primo mondo è una plastica sociale. Possiamo pensare il mondo come un expanded museum, che comprende la situazione totale artificiale.

I milieux sono schiume omogenee, accomunate da interessi e/o scenari, in un mondo in cui ci sono molti tipi di schiume. Sono subculture in cui dominano regole di assimilazione.
Questi vari gruppi sono legati principalmente dal fatto di non contraddirsi.

Concepire il mondo come opera d’arte totale aiuta a tradurre in esperienza concreta termini astratti e altrimenti incomprensibili, come capitalismo, Occidente, o mondo del benessere. Con una visita a Disneyland ad esempio. In questo modo insomma ci rendiamo conto di vivere in un mondo di vizio, in un mondo che è immersione di esseri umani nell’opera di esseri umani.

La superinstallazione ha carattere multilocale, corrotto e senza scrupoli.

Nel regno del capitale, qualsiasi opposizione possibile è una creatura degli stati di cose contro cui si rivolge.