Frequentanti: leggere testi di Kant.
Bisogna scegliere uno dei due testi e prenotare ??? il giorno… è tutto ben organizzato su Moodle. C’è una parte seminariale con delle presentazioni, che vanno prenotate su un excel (documenti google). Bisogna prenotarsi entro domenica 17 feb (altrimenti tutti si prenotano l’ultimo giorno).
Con le presentazioni ci alleniamo a presentare in pubblico. La presentazione vale il 20 % del voto finale.
Non c’è esame orale per chi frequenta, ma un sggio piuttosto lungo (6-9.000 parole) a fine esame.
Il calcolo è la media ponderata tra 5 criteri.
Stile: seguire il Chicago Manual Style (sistema autore-data).
Importante leggere i saggi per imparare la scrittura filosofica (anche se non sono strettamente relativi alla tua presentazione).
Importanza abstract: questo articolo vuole dimostrare a, b, c. Proverà a dimostrarlo così.
Cambridge Critical Guides: Kant.
Altri strumenti per la didattica e la ricerca si possono trovare sul Moodle.
Se non si riesce a fare la presentazione, riassunto di mille parole di uno dei saggi.
Il primo appello: 11.6.25.
L’ascesa di Newton, a fine anni ’40 Kant inizia a imparare la fisica di Newton. Kant pre-critico è legato algli sviluppi di quella che è chiamata filosofia leibniziano-wolffiana. Si tratta di conciliare le tesi di questa filosofia con quelli dello scetticismo.
Quando escono le prime recensioni della Ragion Pura, la
narrazione standard è che Kant reagisce alle recensioni negative
scrivendo i Prolegomeni.
Subito dopo, Kant sente l’esigenza di dare un esempio dell’applicazione
pratica dei principi che aveva sviluppato nella Critica.
Dal 1755-1770: fase scettica del periodo pre-critico - (scettica nei confronti del dogmatismo)
Il superamento dei principi puri porta appunto al Kant pre-critico, ed. critica del 1920.
$M^2 E MV $ trova la forza.
Kant nel periodo precritico inizia a studiare le tesi newtoniane. Il conflitto tra leibniziani e newtoniani era acceso in Germania in quegli anni.
Gli scritti di questo peiodo sono di interesse storico.
Scritti principali:
Kant tenta una conciliazione tra leibniziani e newtoniani. In questo periodo Kant si pensa ancora come scienziato. Scrive testi scientifici.
le monadi sono punti di forza che esercitano una forza fisica, la forza repulsiva è bilanciata da altre forze.
Scritti scientifici minori:
La falsa sottigliezza delle quattro figure sillogistiche, 1762
Indagine sulla distinzione dei principi della teologia naturale e della morale, 1764
L’unico argomento possibile per la dimostrazione dell’esistenza di Dio, 1763 - L’esistenza non è una posizione.
Tentativo di introdurre il concetto delle grandezze negative in filosofia, 1763 Kant distingue tra ragioni ideali e ragioni reali - ragioni reali non si contraddicono, come due forze in equilibrio.
Sogni di un visionario, 1766
Del primo fondamento della distinzione delle regioni dello spazio, 1766 - Kant smonta l’ultimo pezzo del sistema wolffiano: i wolffiani deducevano il rprincipio di spazio come un concetto derivato dal principio di non contraddizione. Kant qui introduce il famoso esempio dei due opposti incongruenti: due oggetti identici per proprietà intrinseche ma che non possono essere sovrapposte (come le mani, oggetti tridimensionali asimettrici che hanno proprietà identiche ma sono diversi solo perché sono nello spazio); dunque lo spazio esiste e non è solo un concetto.
Nel sistema wolffiano, tutto, compreso il principio di non-sufficiente, deve essere ridotto al principio di non contraddizione. Il principio di non contraddizione era il modello della conoscenza scientifica certa. Wolff non pensava che tutto potesse essere ridotto a sillogismi, ma pensava a una conoscenza scientifica che riconducesse ogni conoscenza a una forma sillogistica.
Nel 1762 Kant rifiuta il sillogismo come metodo della filosofia: è contro il metodo analitico.
Esistono delle relazioni non riducibili al principio di identità e non contraddizione. Il fallimento del progetto wolffiano si vede specialmente nei Sogni di un visionario chiariti attraverso i sogni della metafisica.
Kant dice che le visioni di Svedenborg non sono troppo diversi dai sogni del metafisico, che deve costruire un sistema in modo logico ma per ciò arbitrario.
Qual è lo strumento della certezza? Forse l’esperienza? Questa è una soluzione scettica, con cui Kant inizia a ragionare - il ragionamento è organizzato in base ai risultati dell’Estetica dei Baumgartner, in cui divide tra giudizi analitici e sintetici (soltanto empirici in questa fase).
Lo spazio assoluto esiste? Ma nessuno lo vede e lo può toccare è un oggetto particolare, esercita una influenza su certi oggetti. Kant se ne accorge e inizia a ragionare: uno spazio assoluto dovrebbe essere composto di infinite parti, ma semplici, ossia senza estensione? Kant pensa: non sembra che lo spazio possa esistere neanche come cosa, oltre che come concetto astratto.
Soluzione di questo problema: la grande luce nel 1769. Lo spazio è la forma a priori dell’intuzione. Distingue nella sensibilità la forma e lo spazio; due cose possono essere distinte solo perché sono nello spazio.
COntenuti: Dissertazione del ’70
sensibilità e intelletto concetto e intuizione fenomeno e noumeno sensibilità, forma e materia intelletto, uso logico e uso reale concetti puri e concetti empirici
Nella lettera a Herz del 1772, spiega le ragioni di questo silenzio.
Qual è il rapporto tra rappresentazione e oggetto?
Se la rappresentazione fosse attiva, cioè creasse l’oggetto, come si pensa che faccia Dio - creandolo e conoscendolo allo stesso tempo, le rappresentazioni sarebbero comprensibili rispetto agli oggetti. Ma ci sono i noi delle cognizioni che non sono né prodotte da noi ne esistenti nella realtà: i cosiddetti concetti puri, che non sembrano essere derivati dalla sensazione.
I concetti puri dell’intelletto non devono perciò essere astratti
dall’intuizione, ma sono già dentro di noi.
Nella dissertazione aveva detto che le rappresentazioni intellettuali
non sono modificazioni dell’anima.
Ma come faccio a connetterli agli oggetti esterni dato che non derivano da essi. 2 soluzioni:
In tutti e due i casi si arriva alla soluzione personalistica.
L’empirismo non spiega perché esistono concetti puri che non sembrano risultato diretto di conoscenze empiriche.
Il personalismo non spiega invece come funziona la realtà, Dio mette semplicemente le cose a posto.
Abbiamo dei fogli sciolti di riflessioni sulle opere di Baumgartner, in cui Kant tenta di venire fuori dai problemi che aveva trovato.
Kant inizia a riconoscere l’attività unificatrice dell’intelletto - l’uso logico dell’intelletto della Dissertazione
Il concetto ha invece la funzione di connettere cose differenze che pure non sono identiche. Come mai connettiamo con i concetti di giallo, malleabile, fondere ad alte temperature; queste proprietà dell’oro non sono comprese nel concetto dell’oro, ma noi le associamo all’oro. Come facciamo? Viene spiegato con le categorie, e le analogie dell’esperienza.
La critica segue un metodo scolastico, per esser epreciso parte dalla parti per arrivare al tutto.
Kant si sente frainteso nella recensione di Garve, che aveva interpretato la critica come un fenomenismo in cui si riconosce solo l’esistenza del fenomeno. Per questo motivo scrive i prolegomeni; scrive … per mostrare una applicazione dei concetti puri, delle categorie, ecc. ai sensi esterni.
Kant si accorge che c’è una lacuna nel sistema: molti interpreti cercano di capire quale sia sta lacuna, secondo alcuni è nella Critica del Giudizio.
Tentativo di mettere una toppa a questa lacuna, sta su una serie di fogli dall’aspetto inquietante, scritti da Kant forse in preda alla demenza senile.
Il problema è di rilevanza storica.
Kant trascende per molti versi la tradizione continentale. La storia di Kant è insomma inseparabile dalla storia della sua ricezione.
Sono i primi seguaci di Kant.
C’è la divisione tra Naturphilosophie, che si divide in:
Per Fries, la teoria della materia di Kant per esempio non sta in piedi.
La morte di Hegel nel 1831 è uno spartiacque, la Germania diventa un punto di riferimento per la scienza ufficiale, mainstream, europea.
Si forma da un lato il materialismo volgare, la filosofia reagisce appropriandosi di Kant. Qui inizia la vera storia dell’interpretazione di Kant, alcuni scrivono delle monografie.
Le intepretazioni di Kant possono essere divise in sistematiche e filologiche.
Sistematiche:
Filologiche:
Nell’800 il successo immenso delle scienze determina un ritiro della filosofica (temi di una conversazione tra Heidegger e Cassirer nel ’900).
La battuta famosa per cui comprendere Kant significa andare oltre Kant, nasce il movimento della Kant-philologie.
Cassirer e Bruno Bauch sono kantiani ancora convinti che Kant sia un proto filosofo della scienza.
Nel ’900 escono molti scritti non più su Kant e scienza, ma su Kant e metafisica.
Il coronamento del neokantismo si ha in Kant scienziato di Erich Adickes. Adickes difendeva la doppia concezione della cosa in sé. Adickes fa un lavoro certosino di studiare dai primissimi scritti fino alle opere postume. Concezione di un Kant metafisico contro il Kant teorico della scienza che pensava Cassirer; c’è un dialogo a Davos tra Cassirer e…?
Autori:
Vuillemin
Peter Plaass,
Gordon Brittan,
Robert E. Butts
Hansgeorg Hoppe, 1868
Burkardt Tuschling, 176
Lothar Schaefer, 1866
Karen Gloy, 1876
M. Friedman Kant and the Exact Sciences
Eckart Foerster, Kant’s final synthesis
Siamo nel 1783-84, Kant ha appena pubblicato la Ragion Pura, riceve una recensione negativa che lo colpisce particolarmente e - almeno questa è la versione più diffusa dei fatti - scrive una risposta.
Due moivi per scegliere uqesto testo al posto della Critica della Ragion Pura:
Testo classico: questo è un testo che va letto con grande cautela e attenzione. Le parole sono scelte molto bene, riprende problemi che sviluppa anche in altri testi.
Prolegomeni è un termine abbastanza consueto in italiano: Wolff e Baumgarten sono importanti, Kant insegna sui testi di Baumgarten.
Kant vuole distinguersi dall, uno che sta imparando una disciplina imparandola a memoria (come chi si era imparato a memoria i testi di metafisica wolffiana: un apprendimento meccanico, passivo, storico dice Kant. I filosofi devono invece conoscere una disciplina e cioè conoscerne i fondamenti; Kant va oltre dice ancora: non soltanto per i “maestri di metafisica”, ma questi devono insegnare una disciplina che non si sa ancora se esista.
L’esposizione (termine tecnico in Kant), esposizione di una disciplina che è gia stata sviluppata. La disciplina è già formata e ha bisogno solo di essere definita. Questo non può essere il caso della metafisica, una futura metafisica, che bisogna ancora capire se esiste.
Ironico che Kant non amasse particolarmente ridurre la filosofia alla storia della filosofia, Kant si pone in modo ironico rispetto a questa cosa.
Kant dice che non si impara la filosofia, non è una cosa già data, ma bisogna imparare a filosofare - Kant vede con superiorità questi storici della metafisica (Qui si riferisce a Garve e Feder che accusavano Kant di non essere originale.
Quelli che studiano filosofia devono attingere alle conoscenze solo razionali e non alle nozioni storiche. Toccherà ai filosofi dare notizia delle loro elaborazioni della filosofia, la storia della filosofia può solo raccontare a posteriori queste elaborazioni.
Tutto sembra già stato detto, nella storia della filosofia, dice Kant, si possono sempre trovare somiglianze tra una dottrina e una dottrina precedente; non è difficile trovare queste somiglianze. Polemica contro gli autori della recensione, che accusavano Kant di non dire nulla di diverso da Berkeley esse est percipi, idealismo soggettivo psicologico - secondo loro Kant non dice nulla di diverso.
Metafisica: un termine che in Kant ha un significato quasi ambiguo, dobbiamo prestare attenzione al contesto. Sicuramente, è una conoscenza a priori (come la matematica - ma sono comunque distinte, lo dirà più tardi)
La metafisica è una conoscenza a priori, cioè indipendendente dall’esperienza - se è puramente formale si chiama logica, se ha un oggetto si chiama metafisica. C’è una metafisica della natura (scienze teoriche) e una metafisica dei costumi (scienze pratiche) - la parola morale e etica hanno la stessa origine in greco (Zitte è una germanizzazione di mos).
Quindi: nessun oggetto, metafisica speculativa, che Kant vuole criticare; è il suo obiettivo polemico. Questa metafisica pretende di avere oggetti oltre le’esperienza.
Qualcosa come la metafisica è possibile= Questa è la domanda principale del libro. Prima di avviarsi in questa ricerca bisogna considerare la questione se qualcosa come la metafisica sia possibile.
Perché ci viene il dubbio? Se la metafisica è una scienza, come fa a trovare un universale, una disciplina scientifica impone il plauso di coloro che la studiano - una dimostrazione della matematica è cogente, ti impone l’accettazione. La dimostrazione fa ti che tu non possa accettare il teorema di Pitagora.
Nelle discipline scientifiche c’è un plauso; non c’è nulla di simile in metafisica, su cui non c’è questo consenso universale.
Ma se non c’è questo consenso universale, perché la metafisica viene praticata?. Nonostante non sia una scienza, continuamente alimenta le nostre speranze, cerchiamo di attingere sempre in qualche modo a conoscenze metafisiche. Le conoscenze metafisiche ci sono precluse, ma queste domande ciononostante si impongono a noi.
Non si può rimanere in una condizione per sapere se la metafisica sia possibile come disciplina. Mentre ogni altra scienza progredisce incessantemente.
Un aspetto esteriore di una scienza è che le altre discipline progrediscono, mentre la metafisica rimane sempre sugli stessi problemi.
Anche se si pratica sempre meno metafisica - persone brillanti non vogliono rovinare la loro reputazione con questa disciplina - occorre distinguere la pura chiacchiera (bullshit, potremmo dire in inglese) - in metafisica non riusciamo a farlo; non riusciamo a tracciare una linea precisa tra la chiacchiera e l’uniformità.
La questione se la metafisica come scienza sia possibile è centrale perché la ragione ha un piacere nel costruire i propri edifici, poi si accorge che il palazzo che ha costruito non regge e lo distrugge e lo cambia.
Domandarsi se è possibile significa che la metafisica non è reale. Dell’esistenza di alcune discipline non posso dubitare: la matematica, la fisica pura. Mi chiedo come sono possibile e perché hanno successo. Questa è la domanda che concerne la metafisica.
Quelli che si leggono i libri di Mayer, Baumgarten, i loro manuali di metafisica (spesso scritti in latino, e pensati per definizioni numerate).
La metafisica di Baumgarten, ben strutturata di fronte a me, altri non comprenderanno quello che hanno già visto. Ad alcuni non interesserà l’impresa, perché pensano che tutto sia già stato detto. Per un po’ di tempo tutto rimarrà uguale.
La ragione umana ha un bisogno metafisico insopprimibile. Anche gli spiriti forti a un certo punto si chiedono dove andiamo, cosa facciamo eccetera. Nella metafisica è anche coinvolto l’interesse della ragione. La ragione ha interesse a che la metafisica sia possibile. Altra espressione tipica di Kant che usa anche nella filosofia morale.
Locke aveva costruito una filologia della ragione (da dove vengono le nostre idee) e Leibniz che procede con una metafisica a priori - questi sono i due modelli che Kant vuole attaccare.
Hume nella storia della metafisica ha questo ruolo centrale. Da Hume sprizzò tale scintilla. Hume non è riuscito a riformare la metafisica, gli è solo venuto il dubbio e in questo senso fu una scintilla.
Hume partì da un unico concetto nella metafisica: la connessione di causa ed effetto, che nel concetto fisico si chiamano forza e azione. La metafisica pensa di aver generato il concetto di causa effetto dal suo seno, cioè in modo indipendente dall’esperienza. Hume si accorge che questa pretesa della vecchia metafisica è ingiustificata, la metafisica deve rendere conto che riesce a dimostrare in modo astratto dall’esperienza il principio di causalità.
- Il principio di causalità dice che se qualcosa è posto, qualcos’altro deve essere necessariamente posto Ad esempio il movimento di un corpo è differente, noi vediamo che uno causa l’altro, se fossero indifferenti non c’è modo di pensare a priori astraendo da quel concetto.
Nuova definizione della metafisica: disciplina a priori che procede attraverso concetti. Kant ha in mente la logica dei concetti diffusa da Aristotele in poi fino alla filosofia leibniziano-wolffiana, per cui i concetti riassumono ciò che molti individui hanno in comune (Aristotele, Platone sono tutti filosofi greci).
Il modellino è quello delle classificazioni tassonomiche delle piante o degli animali, i lupi sono canidi, questo è il modellino della scomposizione.
La conoscenza per concetti dimostra qualcosa facendo vedere che concetti differenti hanno in realtà qualcosa in comune. Cosa fa allora il sillogismo? Tutti gli esseri umani sono mortali, Socrate è un essere umano, Socrate è mortale. Qui sto dicendo che attraverso la premessa minore, il concetto di mortale è contenuto nel concetto di Socrate. Se riesco a mostrare che Socrate è un uomo, posso dire che Socrate è mortale.
Posso ovviamente andare avanti con un prosillogismo: tutti gli animali sono mortali, tutti gli esseri umani sono animali, tutti gli esseri umani sono mortali. Vado da una parte all’altra di questo ragionamento e derivo che i concetti sono in realtà reciprocamente contenuti in modo gerarchico.
Nella tradizione leibniziano-wolffiana si procedeva secondo questi sillogismi.
Il principio di causa effetto non dice che la causa e l’effetto hanno qualcosa in comune, dice che sono completamente diversi, eppure connessi.
Qui Kant subito formula la questione in questo modo: come posso essere giustificato nel pensare che qualcosa esiste se non ha nessuna connessione con nessun altro oggetto (o almeno così pretendeva la vecchia metafisica).
La nuova metafisica è dunque a priori ma bisogna procedere per concetti. La matematica anche è a priori ma non va confusa con la metafisica perché non procede per concetti.
Hume dimostrò secondo Kant che è impossibile dimostrare per soli
concetti un collegamento, perché il collegamento è opaco, non si capisce
perché la cosa debba essere in questo modo necessario.
Esempio: il calore scioglie la cera, il calore è la causa e lo
scioglimento della cera è l’effetto, non c’è nulla nella cera del
concetto di calore, eppure noi non possiamo non pensare che dato
l’effetto ci sia una causa.
Il concetto di causa effetto se non può darsi a priori, perde la sua necessità. La ragione pensa che il concetto di causa effetto possa essere dedotto in modo totalmente razionale (questa è una accusa ai wolffiani), chi ci prova fallisce perché è solo un figlio bastardo dell’immaginazione.
Il principio di causalità ha a che fare solo con principio di associazione. Finora ho sempre affermato che delle conseguenze sono sempre connesse a delle cause.
Se posso provare che Dio è causa del mondo in modo totalmente logico, non mi serve l’esperienza. Il vecchio metafisico si arroga il diritto di usarlo in modi totalmente diversi dall’esperienza. Hume smonta questa credenza, non si può deriva a priori il principio di causalità, che può essere considerato valido fintanto che viene osservato, ma niente di più.
Prima risposta a Hume: il senso comune.
L’illazione di Hume ha posto le basi, se qualcuno lo avesse
preso sul serio, forse avremmo avuto una rivoluzione nella metafisica;
ma Hume non venne preso sul serio.
Kant allora qui si rivolge indirettamente ai filosofi del senso comune
(Hutchinson, Bittey). Questo è un unicum nell’opera di Kant.
Sembra secondo Kuhn che Kant avesse letto questi autori scozzesi del
senso comune, alcuni tradotti in tedesco. Erano autori noti in Germania,
che offrivano una prima risposta a Hume, cioè
considerare di affidarsi al senso comune.
I filosofi del senso comune pensavano che Hume volesse dimostrare
che il concetto di causa fosse illegittimo, ma, dice Kant, questo non è
ciò che Hume voleva dimostrare.
Hume voleva dimostrare che l’origine del concetto non era priori, non
che non fosse “legale” poterlo usare fuori dall’esperienza.
La metafisica pensa di poter applicare il concetto di causalità a
oggetti che non appartengono all’esperienza (oggetti
metafisici).
I filosofi del senso comune si appellarono al comune
senso umano. La filosofia del senso comune offre una
soluzione empirista al problema di Hume, appellandosi
al senso comune, “intelletto comune” umano.
Spesso è normale che agiamo con questo senso, di certi giudizi veri che
vengono considerati veri anche da molti altri.
Se si ha un intelletto semplice e diretto è un dono del cielo, ma devo dimostrare che il senso comune è dimostrabile nei fatti, non posso semplicemente invocarlo - non posso appellarmi all’intelletto umano.
L’intelletto è la forma della molteplicità, il giudizi dei molti, espresso ad esempio nei proverbi è un caso particolare del principio di autorità - e spesso gli esseri umani fondano il loro giudizio sul consenso collettivo.
Hume stesso avrebbe potuto appellarsi all’intelletto comune, ma la metafisica deve essere una metafisica speculativa, ossia dotarsi di strumenti adeguati.
Se io nella metafisica procedo per soli concetti (in modo sillogistico). Kant esclude una possibile soluzione al problema: Reid, Bittey, Oswald, la loro soluzione non è accettabile, e il problema rimane aperto.
48:: Lo confesso fracamente, l’avvertiumento di david hume mi svegliò dal sonno dogmatico, e dette tutt’altro indirizzo alle mie ricerche nel campo della metafisica speculativa
Questo risveglio dal sonno dogmatico è probabilmente negli anni ’60. Il principio di causa effetto non è deducibile a priori per concetti, cioè non è un giudizio analitico ma sintetico. Già in quel periodo Kant ne sembra consapevole. Negli anni ’60 Kant era ancora convinto che fosse a posteriori, cioè fondamentalmente accetto lo scetticismo di Hume.
È possibile che questa sia anche una ricostruzione razionale, con una filosofia di kant che inizia con un dogmatismo, poi scetticismo empirista, e poi critica della ragion pura.
È difficile affrontare le conseguenze di Hume, per vari motivi:
Dunque Kant ricerca: l’obiezione di Kant può essere
generalizzata, cioè non solo che si riferisca al concetto di
causa effetto, ma anche ad esempio quello di sostanza,
o il principio di azione-reazione.
Kant si rende conto che ci sono altri concetti che vanno
sottoposti alla stessa critica di Hume, non sono
deducibili a priori per puri concetti.
Cerca quindi il numero esatto di tutte le categorie (questa diventerà la deduzione trascendentale. Voleva avere un principio da cui derivare questi principi a priori.
Deduzione non significa deduzione logica, ma kant usa dedutio, che è una deduzione giuridica. La deduzione dei concetti, molto complessa, deve giustificare che l’unità dei concetti a priori è legittima. Questi concetti a priori hanno bisogno di una giustificazione.
Kant invece è riuscito a dimostrare che pur avendo origine nell’intelletto, posso giustificare il fatto che posso usare il riferimento agli oggetti dell’esperienza. Si tratta di cercare di capire se si può stabilire che necessariamente ogni oggetto ha una causa. Come faccio a dimostrarlo? I filosofi non si sono mai posti il problema, pensavano di poter dedurre la cosa tramite concetti.
Kant era convinto di avere di fronte a sé un piano completo della Critica della Ragion Pura. La sua paura era che la soluzione al problema di Hume non venisse compresa; la reazione degli scozzesi ne è un esempio, è una non risposta - il problema non era mai stato compreso fino in fondo.
Kant si lamenta del fatto che i primi lettori della Ragion Pura fossero stati superficiali perché è un testo scritto non in modo popolare - Kant fa una scelta scolastica o metodica per l’esposizione dei suoi testi. È una scelta consapevole e fatta con metodica esattezza.
L’esposizione scolastica è necessaria all’inizio, e poi
posso fare un’opera popolare, e questa sono proprio i
Prolegomeni, che sono esercizi preliminari.
Qui probabilmente Kant dice che è un esercizio preliminare nei confronti
di una disciplina che si vorrebbe definire come una scienza.
Cos’è una scienza per Kant? In prima approssimazione, la scienza è una scienza razionale (cioè esposta per principi in modo organizzato, sistematico e architettonico). La critica della Ragion Pura deve essere una scienza organizzata che non lasci fuori nulla.
I vecchi metafisici non si rendono conto del suggerimento dato da Hume. Neanche Hume intuì o sviluppò le conseguenze radicali della sua teoria. Hume finì nello scetticismo, una posizione comoda. Come dice Pascal, credere a tutto e non credere a nulla sono le due posizioni più facili della filosofia. La metafisica si è arenata, mentre la metafisica deve essere la bussola che indica la strada alla ragione.
Anche la Critica della Ragion Pura diventa una analisi preliminare, un piano. Non c’è nessun criterio di esattezza nella ragione, l’unico criterio che abbiamo è quello di coerenza. La ragione non è mai soddisfatta se non è o tutto o niente.
Il piano viene può essere sviluppato con un metodo analitico o un metodo sintetico:
Il metodo analitico è utile per la scoperta di casi isolati, il metodo sintetico è utile per l’esposizione architettonica e ti dà la sicurezza che tu stai risolvendo tutti i problemi di un sistema assiomatico. Il metodo sintetico dà la garanzia della completezza ma è particolarmente sottile.
Kant ha usato il metodo analitico nella Ragion Pura, risalendo dalle scienze che esistono (matematica e fisica pura) e risalendo ai principi. Partendo dai principi invece l’esposizione diventa più oscura.
Colui che vuole creare una metafisica deve rendere conto che le conoscenze fondamentali sono quelle senza le quali una metafisica non sarebbe possibile.
Tutti quelli che guardano a tutte le altre scienze osservano un prudente silenzio rispetto alla metafisica.