Storia della Filosofia Antica - Prof. Federico Petrucci

Cose da sapere a memoria

Date di nascita e morte

Fondazione delle scuole

Scolarchi:

  1. Platone
  2. Speusippo
  3. Senocrate
  4. Polemone
  5. Cratete
  6. Arcesilao di Pitane

Scolarchi:

  1. Teofrasto
  2. Stratone di Lampsaco
  3. Licone

Scolarchi: 1. Zenone di Cizio 2. Cleante 3. Crisippo di Soli

Media Stoà(platonizzante):

  1. Panezio
  2. Posidonio

Scolarchi:

  1. Epicuro
  2. Ermarco
  3. Polistrato

Scuole socratiche

Periodizzazioni generali

I greci della Ionia arrivano nel Vicino Oriente già nell’VIII secolo. La regione dell’Asia Minore è un crocevia di popoli, dove si sviluppa una vera e propria koinè culturale e amministrativa con il mondo orientale. Ci sono movimenti regolari verso l’Asia centrale. I suoi centri principali sono Efeso, Samo, Mileto.

Prima della fine del VI secolo non esiste una identità o una cultura greca a se stante, ma un mondo fluido dove le cultura greca, persiana, egizia, semitica e mesopotamica convivono. Nel VI secolo la regione cade sotto il dominio dei Persiani, grazie alle inarrestabili conquiste di Ciro il Grande e di suo figlio Dario, e le città principali diventono satrapie. Nelle guerre persiane, 490-478, i greci si libereranno dal gioco persiano, guidate da Atene, che assumerà un ruolo di riferimento politico per tutte le polis nel corso del V secolo.

La religione è un elemento chiave. La filosofia nasce in un contesto in cui la religione e la magia sono parti integranti della vita quotidiana e della concezione del mondo. Dobbiamo pensare anche che le antichissime cosmogonie mesopotamiche, testi sapienziali, occulti e rituali, nonchè testi matematici e medici, costituivano la base della cultura dove nascerà la filosofia.

Definizioni

Definizioni Aristotele

Sostanza: ciò che nè è in un corpo nè si dice di un corpo.

Anima: atto puro (entelechìa) di un corpo che ha vita in potenza.

Virtù: disposizione abituale che produce scelte, consistente in una medietà rispetto a noi, determinata secondo ragione e come la determinerebbe un uomo saggio.

kìnesis (movimento/mutamento): è l’atto di ciò che è in potenza in quanto tale

Felicità : agire dell’anima secondo virtù.

Tempo: la dimensione numerabile del movimento

Primo motore immobile: l’atto puro principio di ogni mutamento, è immutabile, pura attualità, dunque eterno e immateriale.

Intelletto attivo: intelletto eterno, separato e non commisto che rende possibile il pensiero attualizzando l’intelletto passivo.

Definizioni Platone

Definizioni Stoicismo

Virtù : **disposizione stabile, salda e inattaccabile, che risulta dall’accordo dell’anima con se stessa.*+

Presocratici

In Asia Minore, a Mileto, nel VII secolo, inizia la riflessione pre-filosofica dei cosiddetti presocratici.

La concezione dei presocratici è materialista e monista. Il modo in cui viene posta la questione cosmologica cambia: dalla domanda “quale divinità gestisce questa cosa?” diventa “qual è il principio naturale che fa così che le cose vadano in questo modo?”.

Talete di Mileto (624-547)

Talete è considerato il padre della filosofia occidentale, a partire dall’opinione di Aristotele. Quali potrebbero essere altri candidati? I sette savi, per esempio. Omero ed Esiodo. Il motivo per cui questi non sono inclusi è che non si pongono la domanda su quale sia l’origine del cosmo. Questa domanda caratterizza tutta la riflessione presocratica.

Di Talete non abbiamo citazioni letterali, mentre per Anassimandro e altri presocratici abbiamo frammenti.

T2. C’è la ricerca di principi interni alla natura.

  1. In Talete il principio è l’acqua. L’acqua regola tutto ciò che accade nel cosmo. È il principio generativo delle cose.

Osservazione di Aristotele sul metodo dei presocratici: è un metodo empirico ed induttivo: osservo direttamente la natura, constato ciò che accade e lo spiego. Questi filosofi sono infatti anche chiamati fisiologi, studiosi della natura.

Secondo Aristotele, Talete desume che il principio di tutto è l’acqua dall’osservazione che il nutrimento di tutte le cose è umido.

L’acqua è il primo principio

Da notare come l’acqua sia un elemento di grande rilevanza nelle cosmogonie di tutte le civiltà mesopotamiche.

Anassimandro (600-546)

Abbiamo il famoso detto di Anassimandro.

“Là da dove le cose hanno il loro nascimento, debbono anche andare a finire, secondo la necessità. Esse debbono infatti fare ammenda ed essere giudicate per la loro ingiustizia, secondo l’ordine del tempo.”

T3. Simplicio viene 1300 anni dopo Anassimandro. L’unica parte da attribuirgli è quella tra virgolette. Il resto è da considerarsi aggiunta di Simplicio. Con gli autori che trattano dei presocratici bisogna essere diffidenti.

Notare il tono oracolare e curato.

Apeiron

Un oggetto metafisico illimitato, in cui nascono e si distruggono tutte le cose. È indefinito sia in senso spaziale che temporale. Anche al suo interno le cose restano indistinte. La denominazione apeiron è forse posteriore.

La prospettiva di Anassimandro si integra bene con le idee di Talete; allora risulta utile introdurre - forse a posteriori - l’apeiron, un’idea che garantisce l’unità del cosmo: un principio superiore anche agli elementi, che in esso hanno nascita e distruzione.

Tutto ciò che esiste si genera per separazione (rotatoria) da un corpo ingenerato e indistruttibile che governa tutti i processi.

Non c’è un elemento naturale generativo, ma questo principio indefinito.

Non si capisce che cosa sia l’apeiron

Non si capisce che cos’è questo apeiron. Lo sforzo rispetto a Talete è che troviamo un origine che non sia un elemento naturale.

Anassimene lo trova in un elemento intermedio, corporeo, che sia naturale ma in cui sia più facile immaginare la nascita degli elementi: l’aria.

Il mondo ha una forma sferica, è circondato da un involucro di fuoco

La rotazione del cosmo spinge i corpi pesanti al centro e quelli leggeri all’esterno. La terra è circondata da un involucro di fuoco. L’elemento umido separa fuoco e terra e si genera per primo. Ci sono dei cerchi nell’involucro dai quali fuoriescono i bagliori delle fiamme, che sono le stelle fisse.

Il tempo è giudice di tutte le cose, la natura è fatta di opposti

Concezione giuridica della giustizia: il tempo è giudice di tutte le cose generate, che devono pagare il fatto di contenere degli opposti. La natura è fatta di opposti, inverno e estate, alto e basso, forte e debole, ecc.

Anassimene (590-?)

Non cambia il paradigma della nascita da elementi naturali

L’aria

Eraclito (535-?)

Mutamento, contrari, logos (rapporto)

Siamo a Efeso. Eraclito si esprime con brevi aforismi accomunati dalla loro oscurità, scrive solo per chi sa. Non è facile tirare fuori da Eraclito un nucleo filosofico chiaro.

T5. Lo scatto più evidente rispetto agli altri pensatori: il principio non è solo se stesso, ma deve anche essere logos, un principio mutevole. Il logos è associato al fuoco, e il fuoco è mutevole.

Eraclito cerca un logos che si identifichi con l’arke, il principio. La natura viene descritta nelle sue dinamiche, nella sua mutevolezza.

T6. Il fuoco determina la natura instabile del cosmo, e la sua mutevolezza.

T7. Negli stessi fiumi entriamo e non entriamo, siamo e non siamo. Se tutto mutasse, il principio non ci sarebbe. Secondo Eraclito invece il mutamento va radicato nel logos, ovvero nel fuoco. Il logos è intrinseco alla materia.

Logos è il rapporto tra tutte le cose, che ne garantisce l’ordine intrinseco (kosmos). Anche l’anima ha un proprio logos.

Logos è anche la mediazione tra i dati acquisiti con le sensazioni: ha il compito di riordinare i dati sensibili.

Il cosmo funziona grazie alla dialettica mutevole degli opposti. Non può esserci un ordine del cosmo se non c’è un’opposizione dei contrari.

T8. C’è proprio una guerra tra i contrari. Pòlemos è la tensione tra i contrari. Pòlemos giudica tutte le cose.

T9. Il vivo e il morto, il vecchio e il giovane sono la stessa cosa, distinti solo dal mutamento. Mutamento e movimento coincidono: tutto si muove e cambia in continuazione.

T10. La chiave di volta del pensiero di Eraclito. Prima di Eraclito l’anima non è il centro di ragionamento, l’anima è il respiro, cioè che ci fa sopravvivere nel senso più basso. Per Eraclito, l’anima ha un logos profondo. L’anima e la realtà hanno il medesimo principio: il logos/fuoco. Questo per sottolineare il legame dell’uomo con la natura.

L’unico modo per comprendere la natura è questa consonanza tra me e la natura stessa. L’uomo è nella natura, e la nostra anima, avendo la stessa origine, capisce la natura.

Senofane

Scrive un poema sul modello di e Esiodo

Scrive in versi, secondo una tendenza tipica della Magna Grecia, e diversamente dai filosofi della Ionia, che scrivono in prosa, che si presta di più ad una conoscenza di tipo naturalistico-scientifico.

Unisce teorie di Esiodo e Omero a osservazioni empiriche di grande acume.

La terra

Non cade verso il basso perchè ha delle radici che si estendono indefinitamente verso il basso.

La terra è elemento costitutivo della natura: Tutte le cose vengono dalla terra e in essa vanno a finire.

Conoscenza umana e conoscenza divina

Per gli uomini è impossibile raggiungere la certezza. Su tutto si stende il velo dell’opinione. La conoscenza certa appartiene agli dei.

Esiste solo un Dio trascendente

Esiste un solo Dio, più grande di tutti, che non ha niente in comune con gli uomini. È fermo e governa il mondo senza mai muoversi o intervenendo fisicamente. Non un Dio immanente alla natura, quindi, ma del tutto trascendente.

La concezione monoteista è un elemento di somiglianza con la tradizione mesopotamica.

Pitagora di Samo (VI secolo)

Dal punto di vista storico, la caratterizzazione più corretta per Pitagora sarebbe quella di uno sciamano, un sapiente. È una figura molto rappresentata, a cui sono state attribuite moltissime cose. Viene costruito un vero e proprio mito.

L’idea di un Pitagora matematico nasce alla morte di Platone, in seno all’Accademia, quando nasce una corrente interna al Platonismo, il Platonismo pitagorizzante.

Nasce a Samo, in Asia Minore, ma si trasferisce a Crotone forse a seguito di contrasti politici in madrepatria.

Pitagora è un pensatore sapienziale a capo di una setta politico-religiosa

Recentemente si è arrivati a stabilire che Pitagora non ha fatto il matematico. Era infatti capo carismatico di una setta politico-religiosa: i suoi primi discepoli entravano nella setta per ascoltare le sue massime sapienziali. Ci sono vincoli rituali. Questo gruppo si organizza in senso politico. C’è anche una gerarchia ben precisa: lui è il capo e parla, gli altri ascoltano.

La scuola pitagorica viene fondata nel 529, e arriverà ad ottenere il govero di Crotone. In seguito ad un’opposizione politica, Pitagora scapperà a Metaponto, dove morirà.

Nel corso dei secoli ci sarà un’accentuazione della figura di Pitagora come mistico-mago.

Trasmigrazione delle anime

L’anima è immortale e vive diverse reincarnazioni, trasferendosi da un corpo all’altro.

I numeri sono i principi metafisici della realtà

I numeri sono principi immanenti alla realtà e ne rappresentano la regolarità. Ma quando la regolarità della natura non è più riconducibile ai numeri, secondo Aristotele i pitagorici si precipitavano a superare le lacune con aggiunte, per rendere compatta la loro trattazione. Sono quindi tendenziosi.

C’è dunque un’esigenza ispirazionale, non scientifica, e non derivante dall’osservazione a giustificare le loro teorie.

Akousmata

I detti sapienziali con cui Pitagora si esprime si chiamano akousmata. Non c’è nessuna struttura argomentativa, sono vere e proprie sentenze le quali non vengono giustificate o dimostrate. C’è una componente di illuminazione/conoscenza sciamanica.

Rispondono 3 tipi di domande:

Akousmatici e matematici

In seguito questi detti verranno trasmessi da un gruppo che si occuperà semplicemente di tramandarli, senza rinnovarli(akousmatici).

Un altro gruppo di discepoli, invece, all’interno della scuola pitagorica, decise di intraprendere studi matematici sulla base di questi detti, in un certo senso sviluppandoli. (matematici)

Nella cultura mainstream, se pensiamo ai pitagorici pensiamo ai matematici, che tuttavia erano quelli considerati “meno” pitagorici.

Caratteristiche dei numeri

Il numero è il principio ordinatore immanente incorporeo. Il numero sta in tutte le cose. In altre parole, tutte le cose condividono un aspetto, che è quello di essere numeri: per questo motivo, posso metterle in relazione tra loro razionalmente. Così la realtà acquista una struttura numerica razionale.

Alcuni numeri sono riconducibili a degli oggetti matematici: l’1 corrisponde al punto, il 2 alla linea, il 3 al triangolo/superficie, il corpo/solido al 4.

La somma dei primi 4 numeri costituisce la tetraktys, una sorta di simbolo mistico, che esprimeva le dimensioni e l’ordine dell’universo.

Il numero esprime a un tempo la sostanza il logos delle cose. L’armonia del cosmo corrisponde all’armonia musicale.

I numeri non sono:

Corrispondenza tra numero e corpo

Il vuoto tra i corpi corrisponde ad un soffio posto tra i corpi per separarli gli uni dagli altri, in armonia secondo gli intervalli musicali.

Filolao e Archita

Alcuni dei matematici più importanti furono Filolao e Archita di Taranto. Considera che la matematica in Grecia comprendeva anche musica e astronomia, non solo aritmetica e geometria. I pitagorici matematici si occuperanno di queste discipline in modo specialistico.

Filolao (contemporaneo di Socrate)

Armonia, Astronomia (universo con un fuoco al centro)

Il presupposto della ricerca di Filolao è che la conoscenza dell’uomo è limitata.

Ricerca armonica

Filolao è il primo dei greci a fare ricerche di armonia. È il primo a classificare gli intervalli musicali e il concetto di tono. Dà loro dei nomi e li associa a delle quantificazioni numeriche.

Il cosmo è armonico

Il cosmo non è semplicemente ordinato da numeri, ma è ordinato da numeri particolari, che sono in rapporti particolari: i numeri dell’armonia. Un esempio di armonia del cosmo può essere il ciclo delle stagioni. Questa regolarità del cosmo non viene dimostrata, ma viene “intuita”, ipotizzata e auto-validata.

L’anima immortale è un equilibrio di opposti

Anche l’anima è un equilibrio di opposti, immortale e strettamente connessa, per i pitagorici, con il temperamento. In Platone questa anima diventerà anima mundi, temperamento e armonia di contrari.

Limite e illimitato - L’Uno è pari e dispari, limitato e limitante

Ogni numero può essere ridotto a due principi superiori: limite e illimitato. C’è un numero, l’uno, che è sia pari che dispari, cioè parimpari. È dunque sia limitato che limitante.

Questo dualismo tra contrari viene codificato dai pitagorici nelle 10 coppie di contrari nella natura.

Platone darà una salda giustificazione filosofica del numero come principio ordinatore

Solo Platone darà un vero statuto filosofico a tutto questo discorso, alla necessità di riconoscere nel numero un principio ordinatore.

Filolao disegna un modello del cosmo

Al centro dell’universo c’è un fuoco. Attorno ad esso ruotano, in cerchi concentrici:

C’è una visione non geocentrica. C’è anche una antiterra, di cui non si conosce la funzione.

Archita (Contemporaneo di Platone)

Studi di acustica

È un allievo di Filolao. È un grande innovatore del pensiero matematico pitagorico, ma è già dopo Platone, quindi non è più un presocratico. Dal suo pensiero emerge una spiccata attitudine alla pratica. Inventa le 3 medietà. È il primo a compiere studi di acustica su scale e intervalli. Con Archita c’è una svolta scientifica e un approccio empirista. Probabile inventore della vite.

Alcmeone (Prima metà V sec.)

Vive a Crotone ma non si unisce ai pitagorici.

La conoscenza sicura è riservata agli dei. Padre della medicina.

Il suo pensiero è caratterizzato da un forte empirismo: l’esperienza è il principio della conoscenza: indaga il funzionamento degli organi sensoriali. Usa il metodo induttivo.

Parmenide di Elea (V-VI sec a.C.)

L’eleatismo non è una scuola, ma una tendenza filosofica

Siamo a Elea (vicino Paestum, in Campania). Parmenide non migra come dalla Ionia Pitagore Senofane. Non è vero che è esistita una scuola eleatica; è stata una tendenza intellettuale, seguita da Zenone e Melisso, suoi “eredi” filosofici.

La sua maggiore ispirazione è Esiodo.

Scrive un poema, si esprime in modo arduo. Nelle sue opere c’è un livello di astrazione molto maggiore rispetto ai suoi predecessori.

L’essere di Parmenide non è una entità metafisica - si riferisce primariamente alla totalità delle cose che sono. Pensare ed essere sono la stessa cosa.

Verità e Opinione (Aletheia e Doxa)

Sono due modi diversi per rappresentare la realtà. Della Verità è garante la divinità, che la rivela all’iniziato, la seconda invece appartiene al mortale, è mutevole, ingannevole, e non dice nulla, e in essa si può dire solo che qualcosa è. Nella Verità invece possiamo distinguere tra ciò che è e ciò che non è. Ciò che è non può non essere, nella Via della Verità.

Il percorso che porta alla Verità (Via della Verità) passa da una rinuncia totale al mondo sensibile. Il cammino dell’iniziato è minacciato dagli inganni del sensibile.

Lo strumento di conoscenza del reale è il logos, che **permette di stabilire relazioni nel reale.*+

Teoria dell’Essere

L’essere è la totalità delle cose che sono. Questa definizione durerà fino a Platone.

È impossibile che il pensiero diverga dall’Essere. Non posso dire questa cosa non è.

È impossibile che una cosa che è abbia un contatto col non essere. Se estremizzo questa posizione, non esiste il cambiamento, non c’è una transizione da essere a non essere. Questa posizione è abbracciata da Zenone, che nega la possibilità del movimento.

L’Essere non verrà mai meno ed è impossibile che all’interno delle cose che sono si diano dinamiche di nascita e distruzione assolute.

Caratteristiche dell’Essere

Dike è garante della condizione di equilibrio dell’Essere, come in Anassimandro. L’essere è in equilibrio grazie alle forze contrastanti che ha in se stesso.

Dato che l’essere non può mutare, Parmenide deve rinunciare del tutto all’esperienza sensibile - la materia non si trasforma.

La morte

Come tratta Parmenide la morte? Si può morire come individui, ma siccome è impossibile che ciò che è diventi non essere, da moda morto entro nel ciclo naturale del cosmo. Questa è solo una spiegazione possibile, cioè che la morte dell’individuo sarebbe solo un dato esteriore.

Zenone (510/490-?)

Dà alle tesi di Parmenide un rigore argomentativo. Alcuni avevano considerato le tesi Parmenide contraddittorie; Zenone dimostra che considerare i dati sensibili porta a conclusioni altrettanto contraddittorie.

  1. Il movimento non esiste.
  2. Il cosmo è infinitamente divisibile.

Melisso di Samo(480-?)

Due modifiche all’Essere di Parmenide:

  1. L’Essere (cio che è= la realtà) è infinito nel tempo
  2. L’Essere è infinito nello spazio
  3. L’Essere è privo di forma
  4. L’Essere è uno perchè è immutabile. Se ne esistessero diversi, si limiterebbero a vicenda.

Empedocle di Agrigento (V secolo)

Empedocle scrive un poema in versi Sulla Natura e Le purificazioni

Nella storia del pensiero, Agrigento è un’area marginale rispetto al centro propulsivo della cultura (Atene).

La figura di Empedocle è più vicina a quella di Pitagora rispetto a quella dei suoi due contemporanei: Protagora e Gorgia.

Empedocle scrive, in versi - come Parmenide - un poema Sulla natura. Probabilmente ne scrive anche un altro chiamato Le purificazioni. Nonostante ciò la filosofia di Empedocle abbraccia gli elementi parmenidei.

Per descrivere il problema dell’Essere bisogna definire tutte le sue trasformazioni, secondo i problemi identificati da Parmenide.

Purificazioni

Un dio, indovino e guaritore si rivolge agli uomini in forma di lettera. Rinuncia alle distinzioni tra umano e divino..

L’anima umana è uno spirito che si libererà dalle afflizioni terrene.

Mescolanza e separazione

Come posso spiegare il mondo in termini di mescolanza e separazione? Quando vengo all’Essere viene all’Essere la mia mescolanza; le mie componenti già erano, e saranno dopo di me.

Non esiste nè morte nè nascita, ma solo mescolanza e separazione.

C’è un movimento costante tra unità e molteplicità

C’è una polarità: unità e molteplicità.

Unità: un insieme di più componenti. È una totalità.

Il passaggio da unità a molteplicità è bidirezionale e costante. Tra queste due dimensioni non c’è opposizione, ma un continuo movimento bidirezionale. Non c’è rischio di passaggio da Non-Essere all’Essere. Applicando a se stessi i concetti di unità e molteplicità, gli uomini introducono i concetti di nascita e morte. Qui sta descrivendo il principio di vita e di morte di ogni singola cosa.

Il cosmo di Empedocle è ciclico e il suo movimento si basa sulla doppia azione di Amicizia e Contesa

Compare per la prima volta l’idea di Amore nella filosofia occidentale

Questo processo si ripete all’infinito, è un processo dinamico e inesauribile. C’è un ritorno di ciò che è identico, ciclicamente.

Ci sono due motori per questo movimento: l’Amicizia e la Contesa. I principi sono due, non potrebbe essere uno perchè si tratta appunto di un movimento duplice.

Le cose sono immobili, ma non dal punto di vista del movimento: cioè rimangono ciò che sono e non si dissolvono.

Il cosmo si basa sulla combinazione di 4 radici

Poi passa a dare il nome delle componenti aggregate e disgregate dai due principi: acqua, aria, terra, fuoco. Questi quattro elementi prendono il nome di radici. Le radici si distinguono dal punto di vista qualitativo.

Solo le 4 radici sono - le cose costituite dalle 4 radici non sono in senso proprio.

Le 4 radici sono presenti in precise proporzione nel mondo: es. le ossa sono fatte di 2 parti di terra, 2 di acqua, 1 di fuoco.

Il cosmo vive tra uno stato di totale disgregazione (Contesa) e totale unione (Sfero) - Lo stato di totale unione è lo Sfero

Quando domina l’Amicizia, le cose saranno aggregate, secondo Empedocle si produce lo Sfero, un’unione di tutti gli elementi. Ma il nostro cosmo non è fatto di una aggregazione totale. Non è neanche possibile un cosmo con tutti gli elementi disgregati. Il nostro cosmo vive a metà tra questi due estremi. La stessa cosa che succede alle particelle nel cosmo la viviamo noi; ogni cosa è solo un particolare stato di aggregazione/disgregazione, in maniera ciclica.

L’essere è finito, e si riduce alla quantità di particelle delle 4 radici che compongono il cosmo.

Le radici sono principi corporei.

Anassagora di Clazomene (V secolo - Atene)

Anassagora introduce la filosofia ad Atene

Ad Atene, nello stesso periodo di Empedocle, ci sono i sofisti ed Anassagora, che scrive in prosa.

Anassagora ha un approccio meccanicistico alla natura e rifiuta un inquadramento mistico come quello di Empedocle. Attribuisce un ruolo determinante alle cause materiali, ordinate dal nous.

Centralità dell’uomo e pensiero induttivo

L’uomo possiede la memoria e la Techne, grazie alle quali è possibile il pensiero induttivo. Questa capacità lo rende un essere superiori a tutti gli altri. Il fenomeno è il punto di partenza del pensiero inferenziale.

Semata - Semi

L’idea è quella, come in Empedocle, di superare il principio parmenideo con un pluralismo, teorizzando che le cose siano aggregazioni di particelle elementari.

In questo tuttavia le particelle (semi) sono di ogni sorta, colore e sapore. La differenza tra i semi è qualitativa.

Questi semi, dal punto di vista teorico, possono essere divisi all’infinito. Non possono combinarsi e dissociarsi autonomamente (vedi nous).

Migma - Mescolanza, Aggregazione indistinta

Quando tutte le cose erano unite, non poteva emergere nessuna qualità. Anassagora chiama questa mescolanza migma. Questa è la condizione di base delle particelle.

Nous - Il principio ordinatore dei semi

Ma come si passa dall’aggregazione indistinta al cosmo? Il principio organizzatore dei semi è l’intelletto (nous). L’intelletto è l’unico principio immateriale del tutto, indipendente* e autonomo. Ha cognizione di tutto e ha dominio di tutto.** Tuttavia, Anassagora non chiarisce lo statuto ontologico del nous*: come agisce? in vista di cosa agisce?.

Nel Fedone, Platone descrive una storia di Socrate che però rappresenta un percorso intellettuale di Platone stesso alla ricerca delle idee. Secondo Platone Anassagora intuisce la necessità dell’azione di un principio ordinatore; ma non descrive la causalità delle sue azioni.

Aristotele gli rimprovera di usare l’intelletto solo quando le cause materiali non bastano.

Assenza di un ordinamento teleologico di Anassagora secondo Platone e Aristotele

Il problema di Anassagora secondo Platone e Aristotele è che **non c’è un fine in vista del quale il nous agisce. Capiamo ciò da T5 e T6.

Perchè Platone e Aristotele vogliono un fine? Perchè vogliono un mondo in cui le cose si volgano al bene. Perchènon gli basta sapere da dove nascono le cose? Si fa strada l’esigenza di capire anche perchè le cose stanno così e se le cose che esistono volgono al bene.

Archelao di Atene e Diogene di Apollonia (fine V secolo)

Per Archelao, allievo di Anassagora, il nous non è pura, ma parte del mondo materiale.

Per Diogene è l’aria a portare il nous in ogni cosa. Il nous dispone le cose nel miglior modo possibile: nascita di un orientamento teleologico- finalistico.

Democrito (460-380)

Democrito fonda quasi dal niente un modello atomistico, e rivoluziona il paradigma filosofico dell’antichità. Democrito è l’unico che Platone non nomina, perchè rischia di mettere in crisi tutto il suo sistema.

Il maestro di Democrito è Leucippo

Il suo maestro fu Leucippo, contemporaneo di Anassagora e Empedocle. Leucippo teorizza la pluralità delle cose e, in polemica con Parmenide, l’esistenza del vuoto, due pilastri di quello che sarà il pensiero democriteo. La sua ricerca filosofica intede recuperare la sensazione.

Gli atomi

Come agiscono gli atomi

Obiezione a Democrito: se tutto è causale, perchè esistono animali standard, o regolarità? Risposta: solo alcuni atomi stanno bene con altri, come un puzzle. Ci sono delle affinità strutturali. Interagiscono sempre con gli stessi. Si incastrano. Uomini con uomini, cavalli con cavalli…

Obiezione insormontabile dell’atomismo: la questione non è però solo che gli oggetti sono sempre gli stessi; ma anche le dinamiche sono sempre le stesse; nessun sistema atomistico può spiegare questo.

Il finalismo invece permette di spiegare l’ordine del cosmo, ma deve ricorrere ad un agente divino.

Infinito

Se gli atomi sono infiniti, e il vuoto e infinito, i mondi sono infiniti.

Sofistica

Atene nel V secolo

Inizio del V secolo

Oggi parliamo solo dei sofisti che Platone chiama nobili, Protagora di Abdèra e Gorgia da Lentini. I sofisti tendono a convergere verso Atene perchè la democrazia implica che almeno formalmente si sia aperti al confronto dialettico. Bisogna formare una classe dirigente che sia in grado di affrontare in modo competente il discorso politico. La democrazia è il terreno fertile che si sta creando per la nascita della democrazia.

Protagora di Abdera (V secolo)

L’uomo è misura di tutte le cose (Discorsi Demolitori)

Cosa vuole dire Protagora con questo? L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono, in quanto sono (quello che sono/per l’esistenza stessa delle cose), quelle che non sono, in quanto non sono.

Questo significa che dal momento che non possiamo arrivare all’essenza delle cose, le nostre asserzioni sulle cose sono il massimo che possiamo raggiungere. Non esiste un criterio oggettivo per decidere che una asserzione è vera o falsa; esiste invece un criterio soggettivo dato dal senso; ma i sensi ci danno una visione falsa della realtà.

Si parla in questo senso di relativismo protagoreo. La verità è una sorta di esercizio retorico: possiamo solo argomentare sulle prospettive che abbiamo, e l’idea che si avvicina alla verità è quella meglio argomentata, quella più convincente.

Protagora scrive i Discorsi Demolitori o Antilogie, le contro-argomentazioni.

Il detto di Protagora può essere letto su 3 livelli:

Potremmo chiamarlo un proto-scetticismo, perchè non ha un apparato epistemologico completo, o comunque fondante. Lo scettico Carneade ad esempio nel 155 a.C sostiene (sorretto da un apparato epistemologico adeguato), due tesi dissonanti. Ma lì è giustificato da questi fondamenti teorici.

Gorgia (V secolo)

Il discorso è fine a se stesso ed è una potentissima Techne.

Sul non essere

L’opera più celebre è Sul non essere: la tesi centrale dell’opera è una tesi anti-parmenidea. Gorgia viene a volte tacciato di nichilismo, ma è una sciocchezza.

Encomio di Elena

Per capire la posizione di Gorgia l’opera più utile non è Sul non essere, ma l’encomio di Elena. Elena è Elena di Troia, la causa della guerra di Troia. Per Gorgia scrivere una cosa del genere significa dimostrare di sapere ribaltare solo con le sue argomentazioni uno dei punti culturali più forti dell’antichità: che Elena era una sciagura. Gli interessa veramente dimostrare che Elena è una grande? No, nel modo più assoluto. È solo un esercizio retorico volto a dimostrare che è capace di dimostrare ciò che per la maggior parte delle persone è indimostrabile.

Le parole possono costruire una realtà pienamente logica ed impattare il mondo reale

Allo stesso modo non gli interessa dimostrare l’esistenza del non essere. Non c’è un interesse metafisico. Il discorso può cambiare l’anima di una persona, può consolare, può manovrare le emozioni, eliminare il dolore. Il discorso è potentissimo, e non ha nessun legame con la verità .

La base di Gorgia è una base fisica: è proprio il discorso, le parole, parole che hanno un corpo, ad essere potente.

Gorgia non afferma che il discorso debba impattare la realtà esistente: ciò che conta è che il logos possa costruire una realtà pienamente logica.****

Sul modello di Gorgia, i sofisti rivendicano la tekne dell’argomentazione.

Socrate (469-399)

Socrate nasce in un contesto in cui i sofisti dominano il panorama culturale di Atene.

Le varie fonti

Possiamo ricostruire la figura di Socrate solo attraverso 3 testimonianze indirette, che dipingono Socrate in modi diversi:

Aristofane

Nelle Nuvole, Socrate è un coprotagonista e viene rappresentato come un sofista che si fa pagare per i suoi contributi filosofici. Socrate è chiamato a rispondere a due discorsi contraddittori; è rappresentato in modo caricaturale, ma dobbiamo pensare che questa rappresentazione rispecchiasse il sentore dell’ateniese medio rispetto a Socrate.

Un punto che avvicina Socrate ai sofisti è che non parlò di cosmologia.

Passiamo ora al processo, che ci è stato tramandato da varie fonti, anche contraddittorie. L’esempio più eclatante è la differenza tra l’Apologia di Socrate di Platone e quella di Senofonte.

L’attività principale degli allievi di Socrate è quella di scrivere i logoi sokratikoi, i discorsi di Socrate, che diventano un vero e proprio genere letterario. C’è un Socrate dei logoi sokratikoi diverso per ogni scuola socratica.

Senofonte

Socrate è un maestro di saggezza e moralista, che eccelle nella virtù, nel coraggio e giova con il suo esempio di pietà e temperanza agli amici quanto alla città.

Fu discepolo di Socrate, e ci consegna delle lunghe opere con Socrate protagonista, una Apologia di Socrate, un Simposio, e i Detti Memorabili di Socrate. Il Socrate di Senofonte è molto diverso dal Socrate di Platone.

Nella sua Apologia, troviamo invece un Socrate meno combattivo che in Platone, e molto più rinunciatario.

Nei Memorabili, difende Socrate dalle accuse di corrompere i giovani e non onorare gli dei.

Secondo Senofonte, non è vero che Socrate “sapeva di non sapere”.

Platone

Nei primi dialoghi, il Socrate di Platone probabilmente è più simile al Socrate storico. Nei dialoghi tardi, probabilmente sono più presenti le dottrine di Platone.

Aristotele

Di solito Aristotele è un’ottima fonte, perchè si basava su testi scritti, ma di Socrate non poteva avere nulla, quindi le notizie di Aristotele sono un rimaneggiamento delle opere di Platone. Non molto affidabile. Aristotele nasce comunque 15 anni dopo la morte di Socrate.

Il metodo migliore per cercare di capire qualcosa di Socrate è usare le due fonti “primarie”: Platone e Senofonte.

So di non sapere

Socrate indaga sugli universali, costruisce ragionamenti basati sulle definizioni e non si occupa di cosmologia. Pur “sapendo di non sapere”, ha un approccio positivo, costruttivo alla disciplina.

Il Socrate platonico dice a più riprese, nei dialoghi giovanili, di saper di non sapere.

Socrate nell’autonomia, a processo, insulta i giudici e si autocelebra. T9. C’è una forte componente di argomentazioni ad hominem.

Metodo socratico

Si compone di due parti:

È comunque assodato che Socrate due cose le abbia fatte:

  1. Scopre una cosa inconcepibile per i suoi contemporanei: il concetto universale, l’universale, nei termini di Aristotele. Es. il bello, to kalòn.

Per un greco del V sec. il bello (aggettivo sostantivato) può significare:

Non c’è una reale concettualizzazione del ruolo dell’articolo. Socrate capisce che è possibile usare il neutro per definire una proprietà universale. Da adesso posso concepire una proprietà condivisa, “assoluta”. Questo è il tratto socratico principale dei dialoghi aporetici di Platone.

L’obiettivo delle definizioni è quello di stabilire delle proprietà inconfutabili.

  1. Il principio della traenza del bene, o intellettualismo etico: sapienza=virtù

Ci sono varie versioni di questa idea:

Attenzione: nella nozione di bene dei greci non c’è tanto il bene morale, quanto ciò che è vantaggioso. Quindi tutti agiscono seguendo il proprio vantaggio.

Possiamo convergere su quello che è bene attraverso dei ragionamenti, possiamo cercarlo e quindi magari anche trovarlo. Per questo Platone introdurrà le idee. Probabilmente c’è anche una nozione di bene comune, rivolto alla comunità, e questa idea verrà sviluppata al massimo grado nella Repubblica.

L’impatto di Socrate su Platone

L’intellettualismo etico segna, più di altri, Platone. È sufficiente però che l’insegnamento di Socrate sia sufficiente per stabilire un modello nuovo? No. Socrate è il primo filosofo la cui vita coincide perfettamente con la sua filosofia, anche davanti alla morte.

Nel Critone, gli viene data la possibilità di scappare. Socrate rifiuta, perchè lo considera ingiusto. Gli ultimi momenti di Socrate vengono narrati anche nel Fedone.

Platone fondare un pensiero basato sulla giustizia e sulla virtù.

Platone

Classificazione delle opere per periodi

Il dialogo socratico è una delle modalità espressive con cui Platone articola la sua scrittura filosofica; ma non l’unica.

  1. Dialoghi giovanili o aporetici: Socrate è l’interlocutore principale, e adotta il metodo elenctico, non c’è una conclusione positiva esplicita. È un dialogo serrato, costituito da domande e risposte molto brevi. Qui Socrate fa il massimo uso dell’ironia, e il messaggio che manda è di difficile interpretazione. Sono:
  1. Dialoghi della maturità: Socrate è l’interlocutore principale, ma difende lui stesso dottrine positive. Interventi di Socrate più ampi, esplicitamente costruttivi.

Ne fanno parte Fedone, Fedro, Repubblica, Simposio.

  1. Dialoghi della vecchiaia: Socrate non è piùl’interlocutore principale, ma è comunque presente in alcuni. C’è apparentemente un rimaneggiamento della dottrina platonica.

Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico, Filebo, Timeo, Crizia, Leggi

Vita

Nasce ad Atene nel 428-427 da una famiglia aristocratica. Pericle è appena morto, e siamo in piena guerra del Peloponneso.

Frequenta personaggi influenti ad Atene, come Crizia e Solone. La stessa famiglia di Platone discende da Solone (legislatore oligarchico), quindi una ascendenza piuttosto importante. Platone è predestinato alla politica. Avrebbe la possibilità di partecipare direttamente alla vita politica ateniese, ma non vuole. Nella VII lettera - l’unica delle 13 attribuite a Platone probabilmente autentica - Platone afferma di non voler essere coinvolto nella vita politica prima di aver sviluppato un’adeguata formazione filosofica: prima di essere un politico deve essere un filosofo.

Elemento sconvolgente nella sua vita è l’incontro con Socrate, che lo porterà alla decisione di dedicarsi alla filosofia.

Opere

I dialoghi di Platone vengono continuamente copiati, gli errori si accumulano. Nel III secolo viene redatta un’edizione autorevole.

Nel I secolo d.C invece Trasillo, platonico pitagorizzante, astronomo di corte di Tiberio, divide l’opera di Platone in 9 tetralogie. I numeri sono 9 e 4 perchè 9 è il primo quadrato dispari, e 4 è il primo quadrato pari. Il 4 corrisponde anche al numero di tragedie che componevano una tetralogia.

Alcuni dialoghi sono spuri: Minosse, Alcibiade II, Epinomide, Lettere.

Ecco alcune delle tetralogie di Trasillo. Trasillo compie il primo passo verso una sistematizzazione del pensiero di Platone: se nell’intero corpus sono presenti delle contraddizioni (ad esempio sull’anima), all’interno delle tetralogie c’è una coerenza. Con il neoplatonismo si avrà un’ulteriore sistematizzazione del pensiero platonico.

I tetralogia: Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone. Criterio narrativo: processo a Socrate.

Eutifrone: un sacerdote parla con Socrate. Apologia di Socrate: il racconto del processo di Socrate. Critone: un allievo di Socrate che vuole provare a liberarlo. Socrate dice no. Fedone: Socrate muore.

II tetralogia: Cratilo, Teeteto, Sofista, Politico. Criterio: unità letteraria.

Ci sono continui rimandi tra le opere.

VIII tetralogia: Clitofonte, Repubblica, Timeo, Crizia

Il Clitofonte potrebbe essere collegato alla Repubblica.

Nel medioevo latino Platone circola grazie alla traduzione della Repubblica e del Timeo operate da Cicerone. Nel 1483 Marsilio Ficino produce una prima edizione latina. Il riferimento oggi a livello filologico è quella di Stephanus.

Difficoltà nell’interpretazione dei testi di Platone

  1. Ironia Socrate usa l’ironia, perchè fa parte del suo metodo, il metodo socratico.

  2. Ambiguità del linguaggio specifico Nei dialoghi platonici dobbiamo sempre considerare chi è l’interlocutore di Socrate: da questo possiamo provare a capire la natura del messaggio che ci vuole dare Platone.

Platone è il primo filosofo a far emergere un discorso filosofico tecnico a partire dal discorso comune; Socrate spesso si rivolge con un linguaggio specifico a interlocutori generici: esiste quindi una tensione tra i significati filosofici delle parole e quelli del linguaggio comune.

  1. Posizioni ad hominem Molte delle posizione di Socrate sono confezionate appositamente per confutare il suo interlocutore.

Vediamo adesso in questi testi come Platone è capace di adattare il linguaggio della propria scrittura in molti modi diversi, a seconda delle sue necessità.

T1 - Socrate e la Retorica

Il primo libro della Repubblica ha una costruzione aporetica. L’interlocutore contro Socrate è Trasimaco, che sostiene la tesi dell’utile del più forte. Socrate si pone la domanda fondamentale della Repubblica: che cos’è la giustizia?

Esaminiamo le strategie retoriche di Socrate.

I A. Per un greco standard, ogni cosa ha una funzione specifica, e quella funziona è ciò che viene svolto nel modo migliore grazie a quell’oggetto.

Es. la funzione dell’accetta è tagliare la legna.

I B. Per svolgerle al meglio una certa funzione, serve una certa virtù, che è la cosa grazie alla quale l’oggetto ha la funzione che ha.

Es. la spada particolarmente affilata è virtuosa, perchè svolge al meglio la funzione che gli è propria.

Questa nozione di virtù si dice prestazionale.

I C. La nozione di virtù è contrapposta al vizio.

III A. L’interlocutore è interessato alla politica. Infatti Socrate usa, per farglielo capire, usa esempi come governare, deliberare, dirigere, anche se Platone non pensa questo. Posizione ad hominem.

  1. Socrate accompagna l’interlocutore alla sua conclusione, opposta a quella che aveva all’inizio.

Ci sono due gravi problemi argomentativi in questo testo:

  1. Argomento ad hominem: Socrate dice che la funzione dell’anima è quella di governare e dirigere, solo perchè Trasimaco è un politico.
  2. Non hanno veramente convenuto che la giustizia è la (e non una) virtù dell’anima. Inoltre, l’interlocutore, essendo un politico, è attirato dall’idea di giustizia, prettamente politica. Platone è consapevole che l’argomento è fallace, ma è sufficiente per contrastare la tesi dell’interlocutore.

T2 - Platone e il sillogismo

Osserviamo come il Socrate platonico può produrre anche un’argomentazione sillogistica, lineare, non dialogica, del tutto dimostrativa.

T3 - Platone e la retorica

In alcuni passaggi dei dialoghi c’è un forte uso della retorica. La retorica è il veicolo della politica: i discorsi pubblici ad Atene sono discorsi retorici.

Perchè inserire nei dialoghi dei discorsi retorici? Hanno una funzione educativa verso i cittadini, ovvero una funzione politica.

Un dialogo che esemplifica questo uso della retorica è il Menèsseno, dialogo ambientato nel 389 che vede Socrate parlare 10 anni dopo la morte. Pronuncia un’orazione funebre, forma espressiva prettamente democratica, in cui si elogiava la democrazia.

3 solidi argomenti a favore della virtù:

  1. La ricchezza va acquisita in prima persona, sennò gli altri penseranno che si è ricchi per eredità (argomento basato su giudizio sociale).La ricchezza è una cosa buona, ma devi guadagnartela da solo.
  2. La ricchezza è un valore solo se congiunta all’agire corretto, perchè altrimenti tutti noteranno le azioni vili ed errate, perchè lo guardano di più. Altro argomento basato sull’approvazione sociale.
  3. Ogni capacità deve essere unita alla giustizia, sennò gli altri penseranno che sia furbizia.

Questi sono argomenti ritagliati sul pensiero comune. Non rispecchiano le concezioni di Platone, che si sta rivolgendo all’uomo comune. Platone si appropria quindi del discorso retorico e ci mette dentro degli argomenti che sceglie lui.

Platone usa il discorso retorico:

Attraverso la retorica, forma semplice e “guidata”, si può comunicare l’agire corretto anche ai non filosofi

T4 - Platone e la poesia-musica

Mousikè in greco identifica tutte le arti che arrivano dalle Muse, cioè la musica e la poesia, che si sovrappongono. L’uomo greco vive la poesia quotidianamente. A Platone non piace molto, anche se non si esprime forte in un senso o nell’altro. Ha una posizione molto sfumata. Lo Ione è un dialogo giovanile, tra Socrate e Ione, un rapsodo. Il rapsodo viene invasato dalla musa, il poeta è un tramite dalla divinità. L’immagine proposta dallo Ione è quella della dea che si attacca, come un magnete, al poeta.

Il messaggio di Platone nel testo è: il filosofo si esprime tramite la poesia. Solo la filosofia può dare senso alla poesia.

Contenuto dello Ione: la poesia non nasce dalla conoscenza, ma da una ispirazione divina. La rapsodia non è arte perchè non ha scienza dei suoi contenuti. La poesia suscita sentimenti irragionevoli e non ha un contenuto specifico. Pertanto la poesia non può avere un ruolo educativo

La varietà di registri linguistici

Platone secondo molte analisi sarebbe contro la scrittura. La ragione di questa teoria si trova nel Fedro.

3 critiche alla scrittura:

  1. I discorsi dichiarano una cosa sola - sono sempre la stessa cosa; il dialogo, al contrario, descrive una evoluzione, esprime una complessità in base alle situazioni e agli interlocutori.
  2. I discorsi ignorano l’interlocutore, vanno indifferentemente a tutti, possono essere fraintesi e manipolati. Il dialogo platonico, invece, avendo più interlocutori, fa sì che il senso filosofico del dialogo sia volutamente celato.
  3. Il testo di un trattato deve essere sempre soccorso o difeso; un dialogo invece si regge da sè in quanto contiene punti di vista opposti e permette al lettore di cogliere le sfumature di significato e di ragione.

Queste critiche non toccano quindi il dialogo platonico, che sfugge ai canoni ed è la forma più alta di letteratura e poesia, megiste mousike.

T6 - VII lettera (attribuzione incerta)

Platone qui si starebbe difendendo dalla voce per cui lui avrebbe scritto dei trattati (e non dei dialoghi) sulle cose più degne e più grandi.

Se da un lato è eccessivo leggere in questa VII lettera un rifiuto assoluto di scrivere di cose importanti nei dialoghi, è vero che ci sono alcune cose molto importanti su cui Platone scrive davvero poco nei dialoghi, su tutte l’idea del Bene.

T7 - Posizione della scuola di Tubingen - La dottrina dei principi

Il pensiero di Platone sarebbe basato su due principi:

L’interazione tra questi due principi genererebbe le idee, rappresentate da numeri.

Le idee e il sensibile

Cosa sono le idee

La differenza tra un oggetto e una proprietà è che un oggetto è singolare, una proprietà è condivisa da più oggetti. In altre parole, ogni oggetto ha una o più proprietà.

Se le idee fossero causa di oggetti sensibili, di cosa dovremmo avere idee? Di un oggetto sensibile, di un evidenziatore. Ma le idee non sono così.

Sono paradigmi universali, cause di proprietà universali.

Essere umano, cane, elefante, sono delle proprietà. Le idee sono cause delle proprietà.

Caratteristiche delle idee

I sensibili hanno uno statuto ontologico inferiore alle idee. Il sensibile non è mai uguale a se stesso, cambia in ogni istante luogo, collocazione spaziale e temporale.

Le idee invece sono sempre identiche a se stesse, sotto ogni aspetto.

Le idee sono cause paradigmatiche del sensibile, esprimendone al massimo livello le proprietà.

Per essere sempre ciò che sono, ed essere una cosa sola, devono essere semplici. Le cose sensibili sono invece molteplici a livello ontologico, sono composizioni di proprietà le cui cause sono le idee.

Mi compongono una quantità di proprietà, che hanno delle idee alla loro base. Ogni nostra proprietà deriva da un’idea.

Sono un essere umano perchè partecipo dell’idea dell’essere umano. Sono alto perchè partecipo dell’idea dell’altezza.

Le proprietà dei sensibili

Delle idee possiamo cogliere in modo completamente astratto delle proprietà in sè. Delle cose sensibili possiamo cogliere solo delle proprietà transitorie.

Le proprietà delle cose sensibili cambiano sia in modo diacronico - nel tempo - che in modo sincronico: sono basso se mi metto vicino a un altro più alto di me, sono alto se mi metto vicino a uno più basso di me.

Il fatto che le idee sono invisibili e trascendenti viene introdotto solo alla fine del discorso, perchè? L’invisibilità e la trascendenza sono una conseguenza del discorso platonico: il punto ontologico è che è necessaria, se vogliamo conoscere, una struttura ontologica fissa e autoidentica in un universo che cambia sempre. Queste proprietà per essere tali devono logicamente essere trascendenti (perchè distaccate da noi) e invisibili (perchè celate alla nostra vista e al sensibile).

Cause materiali ed efficienti non bastano

Non bastano le cause materiali ed efficienti per spiegare la realtà. Le cause materiali come fuoco ed elementi naturali sono usate tradizionalmente dai presocratici, secondo una definizione fissata da Aristotele.

Nei presocratici danno vita a delle contraddizioni, perchè danno vita a effetti contrari.

Causa efficiente

Perchè questa statua è bella? Perchè qualcuno l’ha fatta bella. Per Platone questo tipo di causa non è stabile. Ogni tipo di azione efficiente può essere prodotta: dividendo o sommando. La stessa causa può produrre due risultati opposti. Questo risultato è logicamente inaccettabile per Platone. Serve una causa prima inequivocabile per cui qualcosa è se stesso.

Esempio. Mi trovo di fronte a due pezzi di un mattone e li attacco. Come faccio a sapere se ti tratta di un mattone unico o di due pezzi divisi? Non riuscirò mai a capire, senza un’idea di mattone, se si tratta effettivamente di uno o due mattoni.

Questa causa non mi permette di leggere il reale come sempre legato a delle cause stabili.

Causa materiale

Mi si mette vicino uno che è più basso di me e mi arriva alla spalla. Poi mi si mette vicino uno che è più alto di me dell’altezza della mia testa. La stessa causa - la stessa, mi porta a essere allo stesso tempo alto e basso.

Se non riesco ad identificare i rapporti di causalità, non riesco ad interpretare il mondo in modo razionale, non riesco a leggere le dinamiche del mondo materiale.

Posso leggerle in modo razionale e saldo se salgo di livello. Mi serve una causa con le caratteristiche delle idee.

Le idee si manifestano nei sensibili attraverso le proprietà di cui sono le cause.

Origine delle idee

Platone in qualche misura si ispira alla ricerca dell’universale da parte di Socrate, ma ne capovolge completamente il significato.

Da T4 Emerge come la virtù in sè deve essere una cosa sola. Menone la definisce estensionalmente, ovvero indica il set di oggetti che partecipa di quella proprietà. L’estensione del bello è l’insieme delle cose belle.

Socrate vuole sapere che cos’è la virtù in sè: vuole una definizione intensionale, cioè che coglie il contenuto di quella cosa e solo di quella cosa.

Esempio

Che cos’è l’acqua?

Quali sono comunque le differenze qui rispetto al discorso che fa Socrate rispetto alla ricerca di un universale?

Per Socrate per poter descrivere questo oggetto devo darne una definizione astratta.

Esempio

Essere umano è la proprietà universale che tutti condividiamo. Siamo tutti uguali rispetto a questa proprietà. Questo è quello che dice Socrate. Per Socrate questo è il concetto, è il concetto logico.

Per Platone, non sto più cercando un concetto, ma sto cercando un oggetto metafisico, che è l’idea. Solo a questa condizione posso far sì che la causa è l’idea. Perchè siano cause, ho bisogno che siano oggetti.

Come colgo dunque l’idea del bello?

Ecco il passaggio tra Socrate e Platone: Socrate cerca il concetto logico, e Platone lo trasforma in un oggetto metafisico.

Specifichiamo una cosa importantissima che neanche Aristotele aveva capito

Ci sono alcune funzioni che rappresentano delle figure geometriche (tipo la parabola). Danno le coordinate delle figure geometriche. Le idee sono nello stesso rapporto con le cose del mondo sensibile: la cosa più gialla del mondo non è l’idea del giallo. Le idee sono le funzioni dei sensibili

Con questa definizione si supera l’argomento cosiddetto “del terzo uomo”, proposto da Aristotele per confutare Platone.

Argomento del terzo uomo

C’è un essere umano sensibile, e l’idea dell’essere umano. L’essere umano sensibile è tale a causa dell’idea dell’essere umano. Ma cosa dà la proprietà di essere umano all’idea di essere umano? Servirebbe una terza idea, una “iper-idea” di essere umano, che rende tali tutte e due.

L’argomento appunto non funziona perchè l’idea di essere umano non ha la proprietà di essere umano, come abbiamo appena detto.

Generi sommi

Ma le idee sono ferme, apparentemente non interagiscono, non hanno una dinamica interna. Questo crea dei problemi.

Ci sono 5 generi sommi a cui tutte le altre idee partecipano. Tutte le idee partecipano di queste idee somme (più grandi). Sono più pervasive.

Queste sono:

Problema dei generi sommi

Le idee sono l’essenza di una proprietà, ma non hanno quella proprietà lì. Ovvero le idee non si autopredicano.

I generi sommi, invece, devono in qualche modo autopredicarsi. Questo è un aspetto estremamente problematico dell’ontologia platonica.

Teoria della conoscenza

Realismo epistemologico greco.

Idea stabile: è sempre ciò che è e solo ciò che è - potrò cogliere ciò con un discorso altrettanto stabile - incofutabile, inamovibile.

Dell’intellegibile si danno discorsi sempre e necessariamente veri.

Argomento delle scienze - A favore dell’esistenza delle idee

Se ammettiamo che intelletto e opinione siano due cose diverse, allora è necessario che esistano le idee. Non sta dimostrando che intelletto e opinione esistano. Perchè lo dà per scontato?

L’intelletto è dunque conoscenza dell’intellegibile.

Caratteristiche dell’intelletto

Altre cose che possiamo dedurre sull’intelletto dal passo:

Caratteristiche dell’opinione

Livelli di accesso cognitivo al mondo

Ma se è vero che l’oggetto dell’intelletto sono le idee, e l’oggetto dell’opinione è il mondo sensibile, l’ignoranza sembrerebbe essere legata al non essere. Di fatto Platone nella Repubblica sembra escludere che esista l’ignoranza assoluta. Essere ignoranti significa avere un’opinione falsa.

T3

Come chi sogna vede un’immagine e pensa che sia una realtà, così molti quando guardano il mondo materiale, pensano che sia popolato da oggetti reali. Se ammettiamo che ci sono le idee, i sensibili non sono reali, ma sono copie delle idee. Chi vive in questo mondo privo di tale consapevolezza, è come se vivesse in un sogno.

T4: Linea divisa

Questo brano è presente nella Repubblica per spiegare il cosiddetto mito della caverna.

Livelli ontologici:

Doxa

Episteme

Ma cosa cambia tra il livello delle immagini e quello degli oggetti sensibili?

La nozione di verità qui impiegata da Platone è una nozione di verità che abbiamo perso. A partire da Aristotele, la verità si dà nel pensiero e non nelle cose; per Platone la verità significa avere un livello di essere maggiore, cioè che è più autenticamente essere, per così dire.

Prima di arrivare alle idee c’è un livello intermedio di oggetti trascendenti: gli oggetti matematici.

Usiamo le idee come basi di lancio, come ipotesi per arrivare a idee più alte e generali.

Esempio: uso l’idea di animale per arrivare all’idea di essere umano. Faccio questo fino ad arrivare ai 5 generi sommi, e infine a quell’idea non ipotetica, l’idea del Bene.

T5 - Idea del Bene

L’’Idea del Bene è ciò che conferisce la verità alle cose, dunque le rende conoscibili.

Il Bene è come il sole: anche se non genera direttamente, conferisce alle cose la generazione, la crescita, il nutrimento.

Intellettualismo etico: il virtuoso è il sapiente. Per essere felici bisogna conoscere. Ciò che rende conoscibili gli oggetti della conoscenza ci rende felici.

L’idea del Bene è al di là delle altre Idee, perchè garantisce la stabilità ontologica ed epistemologica di tutte le altre.

T6 - Come si conoscono le idee

Possiamo giungere alla conoscenza delle idee per sunagoghè o diairesis.

  1. Considerare ciò che è molteplice e ricondurlo a una sola idea. (sunagoghè o sinossi - trovare cosa hanno in comune cose apparentemente diverse)

Esempio - sunagoghè

Vedo tanti gatti, uno giallo, uno rosso, uno nero, e tiro fuori un’idea di gatto. Vedo un cane e un pinguino. Riconosco in queste idee il fatto che tutte hanno dentro l’idea di animale.

  1. Il secondo percorso prevede una divisione - diairesis.

La dialettica: sunagoghè + diàiresis

Ci sono tanti esseri umani. Troviamo l’unità nella molteplicità e arriviamo all’idea di essere umano. L’idea di essere umano partecipa dell’idea di animale, fermiamoci qui.

A questo possiamo ridiscendere non solo verso essere umano, ma tutte le specie del genere animale. Come faccio a dividerle? In modo dicotomico - cioè sistematico. Ad esempio carnivori ed erbivori, vertebrati e invertebrati, ecc. Così possiamo mappare tutto l’intellegibile.

Reminiscenza - ricordare le definizioni delle idee

C’è un ragionamento causale che ci permette di far diventare le opinioni conoscenza. Posso vincere le opinioni con un ragionamento sulle idee.

Il mio accesso a questa idea è garantito dalla reminiscenza, che si identifica con il ragionamento causale.

Quando io vedo l’unità nella molteplicità, mi accorgo che tutti gli esseri umani condividono delle proprietà. Quando colgo questo universale e quindi la sua definizione, io sto cogliendo quell’idea, e la sto cogliendo come un ricordo.

Ricordo di che cosa? Ricordo che la mia anima ha acquisito prima di incarnarsi.

Perchè Platone può permettersi di dire queste cose?

Per Platone è dimostrabile che l’anima è immortale; tra un’incarnazione e l’altra è possibile che l’anima contempli le idee.

Paradosso di Menone: come posso conoscere qualcosa che non ho mai visto?

Socrate lo risolve: un conto è avere conoscenza scientifica, un conto è avere una qualche intuizione di qualcosa. Non devo conoscere scientificamente un cammello per poterlo identificare.

Ma il punto è che conoscere per noi è soprattutto ricordare. Abbiamo delle conoscenze latenti nella nostra anima; riconoscendo l’unità nella molteplicità ritroviamo una conoscenza che già dentro di noi e riemerge.

Per la prima volta nella storia del pensiero occidentale, viene presentata l’idea di un innatismo conoscitivo.

La Repubblica

La giustizia consente nell’adempiere al proprio compito: l’esercizio della propria funzione naturale contribuisce a mantenere l’ordine. La virtù comune a tutte e tre le classi è la temperanza.

Nel Libro IV: Ci sono 3 classi di cittadini, e ad ognuna corrisponde una facoltà dell’anima:

  1. Filosofi-governati (sophia) - parte razionale, incaricata di governare tutta l’anima e tutto l’individuo
  2. Guardiani (andreia, coraggio/valore militare) - parte animosa legata alla rabbia e alla forza
  3. Produttori - parte desiderativa, legata ai desideri forti come quelli di gola e sessuali - non sono coinvolti nella comunanza perchè devono competere tra loro per produrre il più possibile.

Dal Libro V passa a descrive le effettive possibilità di realizzazione di questo modello nella realtà. Platone parte dall’assunto che la forma democratica è malata in quanto soggetta alle spinte irrazionali delle masse.

  1. Parità tra uomo e donna
  2. Comunanza di beni
  3. Governo dei filosofi - devono governare perchè conoscono l’intellegibile e il Bene

Viene anche presentato un percorso pedagogico ben preciso per gli aspiranti governanti:

Nel Libro VIII analizza le forme di governo degenerate: timocrazia (governo che ha come scopo solo onori e gloria), oligarchia, democrazia e tirannide. La degenerazione politica è comunque inevitabile, in quanto si dà nel sensibile.

Politico

Nel Politico la politica è una tecnica, una capacità di armonizzare i temperamenti divisi dei cittadini, usata per sopperire alla mancanza di beni dati dagli dei nell’età dell’Oro. È dunque la tecnica più importante, perchè permette di disporre delle diverse capacità tecniche dei cittadini, che possono contribuire alla sopravvivenza del corpo sociale.

Leggi

Nelle Leggi, i filosofi si esprimono attraverso le leggi, che sono le norme che devono orientare i comportamenti dei cittadini. Le leggi non devono essere solo punitive, ma anche convincenti. Bisogna evitare una società in cui il rispetto della legge è garantito solo dalla paura.

Solo delle leggi scritte possono tutelare la città dalla degenerazione

La bonta della città e delle sue leggi sono motivate con la bontà dell’anima cosmica che assicura che essere producano il Bene.

L’anima

L’anima secondo Platone :

Contraddizione evidente: nel Fedro si dice che tutte e 3 le parti dell’anima sono immortali; nel Timeo si dice che solo una parte dell’anima è immortale, quella razionale.

Se solo la parte intellettiva è immortale, tutto ciò che sopravvive è una componente puramente intellettuale.

T1

L’anima per definizione è divina e comanda sul corpo; ma in realtà non è così; quella che ha prodotto il demiurgo è solo quella intellettiva.

L’anima umana è congenere all’anima del cosmo; ha gli stessi ingredienti. Il nostro intelletto è una scintilla dell’anima cosmica.

Il demiurgo produce le anime e le mette sugli astri, e garantisce loro un primo giro di rivoluzione uguali per tutti: non c’è nessuna differenza tra loro. Così Platone vuole evitare che ci siano delle preferenze o delle differenze determinate da qualcun’altro; inoltre ci sarebbe un determinismo di fondo - il demiurgo decide chi è buono e chi no. Inoltre, per ciascun individuo si darebbe una completa deresponsabilizzazione - agisco male perchè il demiurgo mi ha fatto con l’anima cattiva; invece in questo modo rimette a ciascuno la possibilità di fare del bene.

Il demiurgo fa sì che questi intelletti si incorporino, e si producano queste pulsioni irrazionali - cioè pulsioni psicofisiologiche. Il corpo da un lato prende vita, e nel fare ciò produce una serie di sommovimenti interiori. Questo accade necessariamente. Ma perchè necessariamente? Perchè in un essere umano mortale è impossibile che non si diano pulsioni irrazionali? Perchè gli uomini sono viventi, sono animali. I viventi hanno delle esigenze. Un vivente non può fare a meno di avere determinati tipi di pulsioni.

Da un lato Platone giustifica in noi la presenza di desideri e pulsioni, dall’altro sottolinea che la nostra vera anima non coincide con quelle pulsioni.

T2

Nuovo richiamo alla necessità delle pulsioni.**

Le pulsioni partono nel corpo e coincidono con le parti irrazionali dell’anima. C’è una spiegazione teleologica del fatto che il corpo sia una strettoia: perchè in questo modo le parti razionali possono comunicare molto più difficilmente con la parte irrazionale.

L’anima è divisa:

Il corpo è il carro che porta l’anima razionale, dobbiamo solo abituarci a non farci condurre da questa bestia feroce.

T3 - Il mito della biga alata (dal Fedro) | Tutta l’anima è immortale

Già dall’inizio capiamo che Platone sta facendo un investimento epistemologico scarso; peraltro sta parlando a Fedro, che è un interlocutore abbastanza scarso.

Qui gli dei sono gli astri, che hanno delle anime perfette con dei cavalli tutti buoni.

Nelle bighe degli uomini l’auriga è l’intelletto, la parte razionale; il cavallo bianco e di nobile stirpe sarà quella animosa, del cuore; il cavallo nero rappresenta la parte desiderativa irrazionale.

Mentre gli dei salgono facilmente, chi ha il cavallo cattivo fatica e viene trascinato verso il basso, cioè verso il sensibile.

Il fatto di dire che l’iperuranio è un luogo è una grossissima imprecisione filosofica (volontaria). D’altronde il linguaggio è fortemente poetico. Un’anima che non sia gravata da corpo ha più facile accesso all’intellegibile.

Mentre anche i non dei riescono a contemplare, la loro contemplazione è difficoltosa.

Anima disincarnata

Ma di che momento sta parlando Platone? Sembra stia parlando del momento in cui l’anima si disincarna.

Questa lettura mitica sembra accordarsi con lo strumento della reminiscenza: l’anima si disincarna, vola, guarda un po’, si rincarna e poi attraverso la reminiscenza si ricorda qualcosa di quello che ha visto.

Editto di Adrastea (misurato sul Fedro, viene corretto nella Repubblica)

In base a quanto hai contemplato, la tua anima si reincarnerà in un modello di vita diverso.

Il problema di questo modello è però il determinismo: prima ancora che io faccia le mie scelte di vita questo modello decide quello che farò.

La versione della Repubblica sembra più affidabile; la versione dell’Editto di Adrastea va corretta, in quanto è totalmente deterministica. Adrastea è “la dea a cui non si sfugge, la dea della necessità”

Mito di Er: la virtù delle anime è determinata dalla Natura e dall’Educazione

Questo mito viene corretta dal mito di Er, uno che è andato negli inferi e ha visto cosa succede alle anime dopo la morte, poi è tornato.

Perchè le vite sono in numero maggiore rispetto alle anime? Se fossero lo stesso numero, l’altro sarebbe forzato.

In un certo senso sopravvive ancora il determinismo: la condizione dell’anima ci orienterà verso una scelta; tuttavia questa non sarà mai necessaria. Inoltre, l’educazione ci orienta e orienta la nostra anima: Platone diventa ad esempio un filosofo perchè ha incontrato Socrate. La virtù infatti è determinata da due elementi: la natura e l’educazione.

T5 - Dimostrazione del fatto che l’anima è divisa in 3 parti

Abbiamo sete, e la sete è il desiderio di bere una bevanda qualsiasi. Ma se quando ho sete riesco anche a non bere significa che dentro di me c’è qualcosa che mi fa resistere di bere.

La parte irrazionale vuole far vedere a Leonzio i cadaveri. È la parte animosa invece che spinge Leonzio a guardare i cadaveri, perchè non è onorevole nè rispettoso guardare i cadaveri.

La parte animosa è in grado di controllare la parte irrazionale. Il guerriero di Kallipolis è l’esempio più calzante, oppure l’atleta: possono resistere a tutti i desideri, ma non sono filosofi.

L’Accademia

Platone fonda L’Accademia nel 387 a.C.

C’è una libertà filosofica completa e non c’è alcun tipo di dogmatismo. Per esempio, Speusippo, il primo scolarca, rifiuta la dottrina delle idee. Ecco gli scolarchi, in ordine cronologico:

Speusippo (347-339)

Per Speusippo, il nipote di Platone, non esistono le idee, ma la realtà è fondata su ** due livelli ontologici** : l’Uno/Bene che è causa dell’essere, e la Diade Indefinita, costituità da Grande e Piccolo, causa della molteplicità del sensibile, che generano i numeri.

Senocrate (339-314)

Identifica le idee con i numeri: una sorta di ritorno al pitagorismo. Non esiste l’idea del cavallo, ma l’idea del 3, del 4, ecc. Esiste anche l’anima del mondo, che muove se stessa. Senocrate è scolarca per molto tempo e riesce ad imporre un modello dogmatizzante: fa scrivere un’opera molto strana, che sono le Definizioni, in cui lui fissa delle definizioni platoniche. Impone quindi un canone di lettura di Platone nei suoi termini. Cerca di forzare la lettura e cancellare l’ambiguità che contraddistingue i dialoghi platonici.

Polemone (314-270)

Cratete (270-268)

Aristotele

Aristotele è prima di tutto un accademico, anche se la tradizionale visione di origine neoplatonica lo vede in aperta opposizione a Platone. Sarà legato a Platone per tutta la sua vita.

Alla morte di Platone lascia l’Accademia. Fonderà la sua scuola molto più tardi.

Opere di Aristotele

Aristotele scrive già dentro l’Accademia. Dividiamo le sue opere in:

Classificazione per opere

Aristotele è consapevole delle differenze tra le sue varie sue opere, ognuna ha il suo valore e la sua autonomia. Generalmente le opere di Aristotele vengono classificate in:

La suddivisione delle scienze

Le scienze (formulazioni intellettuali, cioè dianoiai) si dividono in scienze teoretiche, scienze pratiche** e scienze poietiche:

La fisica studia l’essere in movimento. Non gode del metodo di una scienza esatta. Si occupa di cose separate e mobili.

La matematica studia l’essere secondo la quantità e ha un metodo rigoroso. Si occupa di cose immobili ma forse non separate.

La filosofia prima studia l’essere in quanto essere: la sua essenza e le sue proprietà. Studia le cose eterne, immobili e separate.

Organon

La logica non è inclusa nel novero delle scienze, ma è uno strumento universale.

I contenuti dell’Organon sono anche ontologici, secondo l’idea, risalente a Parmenide e poi continuata da Platone, per cui il linguaggio ha attinenza con l’essere. Tuttavia una teologia costruita in questo modo diverge con quella descritta nella Metafisica.

Le categorie

Da un punto di vista linguistico, le categorie sono quelle classi sotto le quali posso far ricadere tutte le componenti di una proposizione. Servono a definire i criteri di conoscibilità di un oggetto. Le categorie sono quindi prima di tutto uno strumento di interpretazione logica dei termini di una proposizione e pongono le condizioni di conoscibilità di un oggetto.

Sono gli strumenti logici della conoscenza.

Sono tutti predicati, tranne la prima, la sostanza, che è l’oggetto di cui si predicano le categorie.

Sono:

Sostanze prime: gli individui (sostanze individuali)

Con sostanza si intende un oggetto definito del mondo materiale. Essere umano non è una sostanza in senso più proprio, Socrate oppure un cavallo lo sono. Le sostanze singole hanno una consistenza logica specifica, e non vengono usati come predicati, ma solo come soggetti. Questa priorità linguistica della sostanza prima - l’essere sempre soggetto e mai predicato - si riflette anche in una superiorità ontologica, in una autonomia ontologica.

La sostanza prima è il sostrato di tutte le altre cose.

Per Aristotele solo le sostanze individuali hanno un’esistenza in senso proprio. Io posso ricavare gli universali, sostanze seconde, usarle per la scienza, ma queste non hanno autonomia ontologica.

Sostanze seconde: gli universali

Le sostanze seconde sono uomo e animale, sono gli universali. Possono essere usati come predicati.

Le idee di Platone sono degli universali autosussistenti.

Aristotele non ha portato le idee di Platone nella materia. Gli universali non sono infatti nella materia, ma sono delle forme individuali. Anche le forme di Aristotele sono degli individui.

Sensibile in Aristotele

Ma perchè in Aristotele apparentemente il sensibile ha la priorità?

Per Platone un sensibile è un insieme di proprietà che definiscono un corpo, con una consistenza ontologica inferiore rispetto alle idee. Il prezzo da pagare per questa visione è che ogni particolare sensibile cambia continuamente ed è inconoscibile.

Tuttavia Aristotele non riesce a liberarsi dal fatto che la scienza può riguardare solo l’universale.

Obiezioni a Platone

Obiezioni a Platone:

  1. Le idee non posso essere causa di nessun movimento e nessun mutamento, solo di proprietà. Il mondo sensibile è caratterizzato dal moto: le idee non possono essere veramente causa del sensibile.

Platone risponderebbe che le idee non sono cause del movimento, perchè la causa del movimento è l’anima cosmica. Ma vabbè - il ragionamento molto sottile di Aristotele è che le idee non bastano da sole a spiegare il cosmo.

  1. Problema della separazione Le idee sono separate - se conosco le idee, non ho conoscenza del sensibile. Al massimo ho conoscenza delle idee. E chi mi garantisce che un essere umano partecipa di qualcosa che non ha niente in comune con lui dal punto di vista ontologico? Perchè dovrebbe darsi questa comunicazione tra l’intellegibile e il sensibile, se l’intellegibile è qualcosa di completamente separato? In che termini si dà la partecipazione?

  2. Platone usa dei termini imprecisi: cosa significa che le idee partecipano del sensibile?

Metafisica

Conoscere l’essere: la forma determina un individuo

Occorre cercare l’essere in qualcosa di reale, non nelle idee, per cogliere ciò che veramente è.

Cerchiamo l’essenza di un essere umano perchè ha dentro di sè l’essenza sostanziale di ciò che è l’essere umano.

Sulla base delle categorie: la sostanza prima è un individuo. La sostanza seconda non ha un esistenza propria, ma è un universale.

Analizziamo quindi le proprietà di una sostanza prima. Questo cellulare. Cos’è che lo rende ciò che è, che lo rende diverso dagli altri? La sua essenza lo rende tale.

Non è la materia dentro un oggetto che determina cos’è quell’oggetto; è la causa di quell’oggetto di essere quell’oggetto, cioè la sua forma sostanziale , che è l’essenza che dà la forma a un certo corpo.

Non si tratta di un semplice trasferimento “sulla terra” delle idee, perchè altrimenti tutti i cavalli, che partecipano dell’idea di cavallo, sarebbero uguali. Ogni cavallo invece è determinato da una forma diversa.

Dal Libro θ della metafisica, ogni individuo - la sostanza individuale - è un sinolo di materia e forma sostanziale o essenza.

Il termine sostanza ha 4 diversi significati.

  1. L’essenza di qualcosa, cioè la cosa di per sè, cioè la forma. La cosa e la sua essenza si identificano e sono separabili solo concettualmente.
  2. L’universale - non è mai soggetto di predicazione, e non sussiste separatamente da ciò di cui si predica.
  3. Il genere - non sussiste mai separatamente da ciò di cui è genere
  4. Il sostrato o soggetto - tutto ciò a cui si inerisce o a cui ci si riferisce. Sostrato è anche la materia di cui le cose sono fatte, la forma che le individua, il sinolo di forma e materia.

Filosofia prima e assiomi

La filosofia prima conosce gli assiomi, cioè i presupposti di ogni dimostrazione. Questi sono il principio di non contraddizione (non è possibile che una stessa cosa inerisca e non inerisca ad una stessa cosa nello stesso tempo e nel medesimo rispetto) e il principio del terzo escluso (è impossibile che una cosa sia e non sia nello stesso tempo e nel medesimo rispetto). Questi sono i presupposti di ogni dimostrazione e sono comuni a tutte le scienze.

Filosofia prima e teologia

La dimensione riconducibile all’essere di ogni cosa può essere studiata a un livello superiore, che guarda a quella cosa in quanto essere. La filosofia prima studia l’essere in quanto essere, che è l’essere che accomuna tutte le cose.

La filosofia prima secondo alcuni sarebbe una teologia. Ma cosa ha in comune Dio con l’essere? Se studio Dio in modo specifico infatti lo studio in quanto essere superiore rispetto agli altri, cioè in senso eminente. Ma se dico che la filosofia prima studia l’essere in quanto essere non sto studiando l’essere in senso eminente, ma in senso generale/universale, universalmente. Questa questione non è ancora risolta. La risposta starebbe nell’evoluzione del pensiero di Aristotele: in gioventù sarebbe stato molto più platonico - identificava la filosofia prima con la teologia, poi si sarebbe allontanato da questa visione. Le risposte sono varie, ma in generale queste due versioni della filosofia prima non sono esclusive. Può essere che studiando l’essere in quanto essere io mi focalizzi sull’essere supremo, cioè Dio.

Essere è tutto ciò che rientra nella categoria di sostanza, ma l’essere in quanto essere si esplica in 4 modi:

  1. come accidente, cioè se A è B allora A è un accidente di B.
  2. come vero, cioè se una cosa è, è vera, se non è, è falsa
  3. come atto e potenza, essere in potenza o essere in atto
  4. secondo categorie
  5. non può prescindere dalla conoscenza dei principi logici che universali, cioè i principi indimostrabili positivamente, che possono essere dimostrati solo in modo indiretto. Questi sono:

L’accidente dal punto di vista ontologico è una proprietàaccidentale - dal punto di vista linguistico è un predicato, dal punto di vista ontologico è un accidente. Accidente traduce dal greco qualcosa che in greco suona come concomitante - qualcosa che si può dare ma non ha relazioni causali necessarie con la sostanza con cui si predica.

Ma si usa anche in un altro senso: qualcosa che non rientra nella sostanza della cosa stessa ma appartiene alla cosa per sè.

Vero e falso

Il vero e il falso non si danno nella realtà, ma nel mio pensiero e nel mio linguaggio. Aristotele si occupa anche di disambiguare i vari significati del verbo essere.

Il vero consiste nel connettere ciò che è connesso nella realtà; il falso consiste nel disconnettere ciò che è connesso dalla realtà.

Sinolo

Il sensibile consiste di sinoli, unioni di forma sostanziale e materia, che costituiscono vari individui separati e determinati. Questi individui hanno tanti accidenti. Ma questa rappresentazione risulta statica, questo è un cosmo immobile e fotografico; il mondo fisico non funziona così, tanto più che la caratteristica fondamentale della fisica è che studia le sostanze in movimento.

Il meccanismo teorico che garantisce il movimento è quello di atto e potenza.

Atto e potenza

Le potenze si danno sia dal punto di vista dell’essenza, sia dal punto di vista di tutti i possibili accidenti.

Potenza di subire e potenza di agire corrispondono: una potenza permane tale fintanto che una causa non la fa passare a un grado ulteriore: l’atto. L’atto è la causa che attualizza la potenza.

Il passaggio da potenza a atto può essere un mutamento sia sostanziale sia qualitativo: può avvenire cioè secondo:

Possono tuttavia intercorrere dei fattori che possono interrompere un processo di attualizzazione di una potenza. Possono esserci delle condizioni esterne che possono limitare questo processo: si parla di necessità condizionata, nel mondo fisico.

Inoltre, le attualizzazioni si danno solo grazie alla vicinanza dei passaggi. Non è che tutto è in potenza tutto; per passare da atto a potenza, c’è bisogno di più cose.

Grazie a questo meccanismo di atto e potenza, Aristotele può spiegare ogni dinamica di divenire presente nel cosmo. Quella che prima era una fotografia, un’immagine statica, ora è un’immagine pienamente dinamica; tutto avviene tramite meccanismi causali di attualizzazione, che sottosta a regole rigide.

Perchè ci sia un movimento dovrà esserci necessariamente una causa attualizzante. Questa risposta si trova nella cosiddetta teoria delle 4 cause.

Teoria delle 4 cause

Presupposti della teoria:

  1. Causa materiale. La forma attualizza la materia; la materia viene attualizzata. In generale per Aristotele dove c’è materia c’è anche attualizzazione, quindi la materia in quanto tale è potenzialità di essere trasformata.

  2. Causa formale La causa formale garantisce che un’altra forma attualizzi questa materia in modo preciso. Attualizza la materia. Corrisponde alla forma.

  3. Causa efficiente Agisce dall’esterno producendo un certo effetto, attraverso un movimento. Corrisponde allo scultore.

  4. Causa finale. Ogni mutamento ha una finalità, interna o esterna. ogni artigiano fa la statua in un certo modo perchè vuole renderla simile al modello che ha nella sua testa. È ciò tendendo a cui si attualizzano una serie di proprietà.

L’esistenza di Dio rende possibile la perfezione e il finalismo di questi movimenti causali.

Metafisica

Dimostrazione dell’esistenza di Dio

Dio è il Primo motore immobile

Abbiamo bisogno di un principio che sia puramente atto, non potenza, perchè non deve divenire. Un atto puro dovrà essere privo di quell’aspetto che conferisce la potenzialità, cioè la possibilità di divenire: la materia**. Dio è atto puro e immateriale, è anche incorruttibile ed eterno. Il primo cielo, quello delle stelle fisse, è il più esterno, è mosso direttamente dal Primo Motore Immobile.

Il primo motore immobile è una causa finale

Dio muove come muove un oggetto di amore - fa tendere ciò che ama verso di lui, stando immobile appunto. Il primo motore immobile è una causa finale; ma visto che produce un movimento, secondo alcuni è anche una causa efficiente.

Primo motore immobile

Alla fine l’unica cosa che regge tutto il cosmo è qualcosa che non ha materia.

Per Aristotele potrebbero esistere 54 motori immobili - il numero delle sfere celesti che servono ad Aristotele per spiegare il cosmo, derivato dall’osservazione empirica.

Movimento e mutamento

Le nozioni di movimento e mutamento sono molto vicine tra loro.

Tutti gli oggetti naturali possiedono un principio di movimento/mutamento.

Es. una pianta ha un principio di accrescimento

Il girasole ha un principio di movimento

Una pietra ha la capacità di subire un’azione (cioè di essere mossa) o di essere scaldata

Trattati e trattatelli

Tutti i trattati della fisica, il De Anima e quelli sugli animali, in quanto hanno a che fare con oggetti in movimento, rientrano nella fisica.

Esistono 4 tipi di mutamento:

Il cambiamento qualitativo non indica il cambiamento sostanziale, il mutamento non riguarda solo le sostanze. Posso avere una attualizzazione di una qualità in ogni categoria possibile.

Movimento è l’atto di ciò che è in potenza in quanto tale. Ciò significa che ogni processo di attualizzazione va osservato nella specifica categoria entro cui questo processo si dà.

Senza movimento non c’è vita. Ogni vivente, in quanto generato, èuna forma di attualizzazione.

L’anima è la forma del corpo

Ogni vivente è fatto di corpo e anima. La potenzialità che deve essere attivata si troverà nel corpo. L’anima è quindi ciò che determina l’attualizzazione di un certo corpo in modo specifico e unico.

Definizione di anima

L’anima è ciò che attualizza un corpo naturale che ha vita in potenza.

Tipi di viventi

I viventi sono di 3 tipi:

Le capacità dell’anima:

Mentre per Platone l’induzione non ha nessun valore, in quanto si basa sull’osservazione di qualcosa di completamente transeunte, per Aristotele vale. Aristotele dà credito anche agli endoxa, cioè alle opinioni condivise.

Comunque non tutti i viventi hanno le stesse capacità:

Negli animali, i sensi fanno percepire piacere e dolore. Siccome percepiscono il piacere, assumendo che tendono verso il piacere, ricercano il piacere.

Gli astri sono i viventi superiori agli uomini quanto a intelletto. Il primo motore immobile non è un vivente, perchè è atto puro. L’anima non attualizza nulla, quindi niente vivente. Nada.

La capacità che accomuna animali e esseri umani: capacità sensitiva

Sensibili propri: quelle che non ammettono di essere percepite da un’altra sensazione - la vista rispetto al colore. Su questi è impossibile sbagliarsi, sono i sensi presi singolarmente, e danno sensazioni sempre vere. Non ci possiamo sbagliare sul colore: se vedo una cosa gialla, sicuramente è gialla.

Sensibili simili: sono comuni a diverse sensazioni e possono indurre in errore. Sono il movimento, la quiete, il numero, la figura, la grandezza.

Il pensare invece ammette l’essere falso. Tutti i dati percettivi rispetto a un oggetto producono una immagine, che posso esprimere anche in termini proposizionali, cioè con una proposizione. Quando produco una proposizione - un’immagine - posso generare un errore - la felpa è verde può essere un errore.

I dati percettivi sono veri in quanto tali, necessariamente veri. Le immagini organizzate dal pensiero possono essere falsi.

L’immaginazione (phantasia) è intermedia tra pensiero e sensazione: la sensazione fornisce materiale, e il pensiero lo elabora.

Atto e potenza come capacità dei sensibili

Gli esseri umani hanno la potenza di percepire, ma perchè io possa veramente percepire serve una causa che attualizzi la mia potenza di percepire.

Funzionamento della percezione secondo potenza e atto

Nel meccanismo visivo ci deve essere un mezzo, in questo caso l’aria, che è trasparente/diafana. Il trasparente è l’aspetto dell’aria che ci permette di vedere. Senza la luce è impossibile vedere. La luce rende il mezzo aria efficace, capace di far agire l’aria come mezzo. A quel punto l’oggetto in quanto tale è in atto, perchè è già lì. Quando si accende la luce, le sue proprietà impressionano il diafano e raggiungono il mio organo percettivo, e lo attivano, cioè dalla capacità che hanno gli occhi di vedere in potenza, passano ad avere una capacità in atto.

Come funziona la trasmissione sonora? Delle onde scuotono l’aria con delle vibrazioni. L’aria scossa in un certo modo tocca il mio orecchio e ricevo uno stimolo sensoriale. Il mio organo percettivo, cioè l’orecchio, che ha la potenza di percepire colori, passa ad atto, cioè si attiva.

L’oggetto ha la priorità assoluta sul soggetto che percepisce. L’oggetto manda dei dati - se i miei sensi funzionano bene io adeguo nel modo giusto la mia capacità percettiva a quei dati.

Intelletto attivo e passivo

L’affezione è qualcosa che io subisco. L’intellezione funziona come un’affezione.

L’oggetto dell’intelletto è l’intellegibile, che è incorporeo. La causa incorporea che fa sì che le cose siano come sono è per Aristotele la forma. In qualche modo l’intelletto deve recepire una forma proprio come la vista recepisce un colore.

Ma il mio organo che percepisce può contenere in qualche misura già l’informazione che sta per andare a osservare? Es. se mi metto gli occhiali da sole, posso percepire correttamente i colori? No. Ciò che percepisce deve essere neutro

Intelletto attivo

Ciascuno ha un intelletto che è come una tavoletta di cera, su cui gli intellegibili vanno a imprimersi. L’intelletto è dunque passivo o potenziale, comune a tutti gli uomini. Senza essere portatore di nessun tipo di forma, recepisce le forme.

Perchè non stiamo pensando tutto il tempo agli universali? Per spiegare ciò, Aristotele ricorre allo strumento dell’intelletto attivo, che regola l’attività del pensiero.

Questo è l’intelletto che è atto per essenza. È incorporeo,separato,sempre in atto, comune a tutti attiva gli intelletti in potenza. Questo intelletto attivo è come la luce che ci permette di determinare gli oggetti del nostro pensiero. Non è individuale, perchè se fosse così ci sarebbero tanti oggetti quanti sono gli esseri umani nella storia.

Se ogni anima infatti è mortale, abbiamo tutti gli esseri umani nella storia (e il cosmo è eterno), ciascuno con un suo intelletto separato. Si tratta dunque di un unico intelletto attivo che ci permette di pensare, attivandosi.

Intelletto in potenza può essere ogni intellegibile. Ma per esserlo in atto è necesssario che intervenga un intelletto in atto.

Quindi atto puro è:

Caratteristiche in comune:

Ma fanno due cose molto diverse: un punto è causare il movimento; altro è causare l’intelligenza e l’intellegibilità di qualcosa.

Suddivisione delle scienze

Se per Platone è impossibile dividere trattazioni metafisiche, epistemologiche ed etiche, per Aristotele questo non solo è possibile, ma auspicabile.

Le scienze sono di 3 tipi:

Scienze teoretiche

La conoscenza delle idee attiene alle scienze teoretiche. Le discipline teoretiche si occupano di oggetti che sono in assoluto. Esempio: la matematica studia il quadrato in quanto tale. Ha una stabilità epistemologica molto alta.

La matematica è teoretica. Non è chiaro lo statuto ontologico degli oggetti di cui si occupa, ma una cosa immobile e separata corrisponde alle idee. Questa disciplina riguarda la proprietà degli oggetti matematici estraibili dagli oggetti - dalla mia mano posso estrarre il 5.

La fisica si occupa di oggetti in movimento, ma separati (separati e mobili). La matematica attiene a cose immobili, ma forse non separate.

La scienza prima (o filosofia prima), cioè la metafisica, verte intorno a cose separate e immobili. L’unica cosa separata e immobile per Aristotele è Dio, cioè il primo motore immobile.. Per questo possiamo chiamare la filosofia prima con il nome teologia. Ma la filosofia prima è anche la filosofia dell’essere in quanto essere, dell’essere in ciò che è, privato razionalmente delle sue determinazioni e osservato in quanto tale. C’è qui una tensione e un dualismo, che analizzeremo in seguito.

Etica

L’etica vuole capire per quale fine agiamo.

È una scienza pratica. Si occupa dell’agire umano, ha a che fare con le condotte individuali e le circostanze, sempre individuale in cui esse si realizzano. Il suo soggetto si dà per lo più, non necessariamente. Non è precisa e non può essere universale, perchè a che fare con le circostanze in cui l’azione si verifica. Non si dà una indicazione etica universale.

Politica

La politica ha come oggetto il bene umano, da raggiungere attraverso un agire pratico. Ne è quindi reponsabile.

La politica è lo studio dell’insieme delle norme etiche. L’etica si dà dentro un contesto sociale.

Il fine della vita

Sia Platone che Aristotele indicano il bene come ciò a cui tutto tende.

Il Bene è quindi il fine ultimo. il fine che non tende a nessun altro fine Se non ci fosse un fine ultimo, si andrebbe all’infinito.

Se è un fine ultimo, dovremo trovare un modo per accederci.

Tutti sono d’accordo che tutti perseguono il bene. Dal punto di vista pratico, tutti cercano lo “stare bene”, che corrisponde alla felicità. Per trovarla Aristotele continua in un ragionamento formale ad indagarne i caratteri.

Il fine ultimo è il più perfetto. È perfetto ciò che è sempre scelto per sè e mai a causa di altro.

Quindi per essere veramente il fine ultimo, la felicità dovrà implicare l’autosufficienza.

La felicità è un fine ultimo e autosufficiente. Se appartiene all’uomo, la felicità dovrà essere misurata a partire dalle capacità dell’uomo, alle sue aspirazioni e potenzialità.

Tutti sono d’accordo che la felicità è il sommo bene, ma bisognerà capire qual è l’agire tipico dell’uomo.

Le sensazioni sono proprie anche degli animali il bene non può coincidere con il piacere.

I cirenaici sono una scuola socratica che pensava che il bene coincide col piacere. Alcuni accademici tipo Eudosso sono edonisti. Nel Filebo ci sono alcuni edonisti. Epicuro crede che il bene coincida con il piacere.

La felicità deve quindi coincidere con un qualcosa che è proprio del principio razionale. Ma Aristotele dice che si tratta di un principio di vita attiva, pratica, altrimenti Aristotele ci indirizzerebbe verso una felicità da raggiungersi con una vita contemplativa.

Felicità

La felicità consiste nella realizzazione della virtù dell’uomo, nell’eccellenza dell’uomo, che corrispondere alla sua specificità, ma sempre in relazione ad un agire pratico.

Questa relazione tuttavia è imprecisa, in quanto così l’uomo sembrerebbe felice a prescindere. Esistono dei modelli che affermano qualcosa di simili: gli stoici ad esempio ritengono che il saggio sia felice anche sotto tortura. Per Aristotele non è così. Aggiunge dei qualificatori molto precisi alla sua definizione di felicità.

  1. La felicità non si dà in uno spazio di tempo ridotto
  2. La felicità ha bisogno dei beni esteriori
  3. Il saggio che ha bene esteriori e virtù sarà beato; il saggio colpito da sventura non sarà mai misero, ma nemmeno beato.

Differenze con il modello di Platone

Il modello di Platone è iper-intellettualistico: posso essere virtuoso anche se sono povero. Anzi, ho più facile accesso alle idee se sono povero.

Aristotele vuole superarlo per riuscire ad inquadrare la sua teoria in un modello di felicità più ampio; per esempio, se nello Stoicismo solo il saggio sotto tortura è felice, quasi nessuno sarà mai felice. Aristotele invece apre la possibilità di essere felici a tutti.

Ma qual è la nostra capacità di arrivare alla felicità? Dobbiamo analizzare la virtù.

La virtù

L’anima ha delle parti razionali e delle parti irrazionali. Avremo quindi delle virtù legate alla parte razionale e una legate alla parte irrazionale.

Quelle legate alla parte irrazionali sono le virtù etiche, quelle legate alla parte razionale sono le virtù dianoetiche.

La virtù è uno stato abituale (hexis). Non è nè una passione (una cosa che subisco) nè una capacità (perchè non è legata alla nozione di potenzialità).

Il giusto mezzo

Il giusto mezzo si dà sempre in relazione al carattere soggetto che compie l’azione e alla situazione.

Ogni azione è relativa a delle passioni: quando agisco, devo bilanciare in modo appropriato due passioni contrarie. Ci sono vari livelli delle passioni, varie sfumature che devono essere bilanciate.

Esempio: coraggio

Passione (estrema): temerarietà Passione opposta (estrema): codardia

Il giusto mezzo è il coraggio. Si agisce in modo corretto trovando questo giusto mezzo.

Questo meccanismo non funziona mai in assoluto, ma rispetto ad ogni singola situazione. Il giusto mezzo nell’agire pratico va bilanciato di volta in volta.

La virtù è dunque uno stato abituale che produce scelte, consistente in una medietà rispetto a noi, determinata dal ragionamento e come verrebbe a determinarla un uomo saggio.

Quindi secondo questo modello la virtù è un giudizio razionale che devo applicare di volta in volta, secondo le situazioni.

La virtù di Aristotele è una saggezza pratica e non richiede conoscenza dei principi. Tutti possono acquisirla.

Non bisogna avere scienza per essere virtuoso. Al contempo devo usare la saggezza per agire correttamente - e in questo modo sarò in ogni caso virtuoso.

Si distinguono saggezza e sapienza - la sapienza è una virtù dianoetica ma che non può condurci da sola al sapere corretto. È comunque utile.

T18

Finora abbiamo ragionato come se la parte razionale fosse completamente unitaria. Non è unitaria.

Il nostro intelletto, ciò che ci rende veramente esseri umani, non mira a ciò che è contingente, ma a qualcosa che va altro, all’intellegibile.

Se la virtù è fine a se stessa, io ho bisogno solo del mio intelletto.

La felicità a cui arrivo con l’agire pratico è “sporcata” da qualcosa. La felicità a cui arrivo con l’intelletto è la forma di felicità più perfetta.

Vantaggi di Aristotele su Platone:

  1. È più facile essere felice

Svantaggi di Aristotele su Platone:

  1. L’anima di Aristotele muore col corpo. L’anima di Platone si reincarna: se sei virtuoso, se hai contemplato le idee, la tua anima non solo sopravviverà, ma sarà beata.

T19

Quando uso l’intelletto sto entrando in contatto con l’intelletto attivo, l’intelletto unico, separato, non commisto, eterno. Oppure sto facendo la stessa cosa che fa il motore immobile: contemplare. Sto facendo, nei limiti del possibile, ciò che fa Dio. Sto trascendendo la mia condizione mortale.

È una risposta molto potente, perchè non ha l’ambiguità di Platone sulla reincarnazione delle anime (vedi lezione sul mito di Er ecc.)

In Aristotele non c’è uno svilimento della vita pratica - Aristotele dice: fai di tutto per raggiungere la felicità nella vita pratica. Puoi avere la felicità pratica senza avere quella teoretica**. Poi puoi anche renderti immortale.

In Platone invece sembra che solo i filosofi siano felici.

Altre questioni

Retorica in Platone e Aristotele

Per Platone la retorica è il mezzo della politica, mentre per Aristotele è una tekne.

Verità in Platone e verità in Aristotele

Per Platone la verità corrisponde ad un superiore livello ontologico, per Aristotele la verità si dà nel pensiero.

Ellenismo

Dalla morte di Alessandro nel 323 alla distruzione di Corinto nel 146, quando Atene diventa provincia romana. Nel 322 muore Aristotele e nel 146 vengono espulsi da Roma alcuni filosofi e retori greci.

Alessandro Magno fonda Alessandria, e lì nasce la biblioteca più importante dell’antichità, alla cui progettazione contribuisce forse Demetrio Falereo, un allievo di Aristotele - la biblioteca ha come modello la biblioteca di Aristotele ad Atene. Al contesto alessandrino si fa risalire la nascita della filologia. I campi del sapere interessati da questo clima culturale sono molti, e i più importanti sono l’astronomia e la medicina. Tra gli astronomi e scienziati che lavorano ad Alessandria, troviamo Eratostene, Erodoto, Archimede, Aristotarco di Samo e Ipparco di Nicea.

I medici invece si dividono tra razionalisti come Erasistrato e metodici, cioè empirici. Un medico molto famoso a Roma nel I secolo è Asclepiade.

In epoca ellenistica, fino all’età imperiale, in generale nella riflessione filosofica si verifica uno spostamento dal campo metafisico e teoretico a quello etico. Questo sarà sempre più evidente, con lo stoicismo romano che avrà una riflessione quasi esclusivamente etica non metafisica.

Fondazione della Stoà

Qualche anno prima di Epicuro Zenone di Cizio (Cipro) aveva fondato la scuola stoica nella Stoà, il Portico.

Lo stoicismo si divide in tre periodi:

  1. Stoicismo antico, rappresentato dal fondatore Zenone, Cleante di Asso e Crisippo di Soli (II sec. a.C.)
  2. Stoicismo medio, Panezio di Rodi a Posidonio di Apamea. Fonde elementi platonici e aristotelici allo stoicismo. Importante per l’influenza che ha sullo stoicismo romano.
  3. Nuovo stoicismo o Stoicismo imperiale, che comprende Seneca, Epitteto e Marco Aurelio. In questo periodo la filosofia non si fa più solo nelle scuole, ma anche nelle case dei patrizi, e come detto è una ricerca quasi del tutto etica, anche se con alcune eccezioni (Seneca scrive le Naturale Quaestiones).

Epicuro

Viene fondato nel 307-306 seguendo insegnamenti sia di peripatetici, sia di accademici, sia di democritei.

Nel 307/6 Epicuro fonda ad Atene il Giardino, che è prima di tutto una comunità di amici in cui sono ammesse anche le donne.

Mentre per la Stoà abbiamo tanti nomi importanti, per la tradizione epicurea Epicuro è l’unica figura davvero fondamentale: si presenta come colui che ha presentato delle dottrine salvifiche, che portano alla felicità.

Nella scuola epicurea non c’è differenza tra rapporto di amicizia e rapporto di insegnamento. In questo rapporto si sviluppa la vera filosofia, che porterà sicuramente alla felicità.

  1. Le dottrine vengono date da Epicuro in modo disinteressato, e gli allievi le ricevono in modo disinteressato.
  2. Epicuro vuole garantire la felicità dei suoi allievi.

Questa impostazione iper-dogmatica dell’epicureismo è pensata da Epicuro anche nel suo sistema letterario.

Opere di Epicuro

Epicuro scrive infatti 3 tipologie di opere:

L’epicureismo è la scuola che apre le porte a chiunque, dal punto di vista sociale e cognitivo.

Cosa leggiamo di Epicuro? Dei grandi trattati sono rimasti solo i frammenti. Erano conservati nella villa dei Pisoni, distrutta nell’eruzione di Ercolano del 79d.C. Sono rimasti solo frammenti carbonizzati.

Gli altri trattati non li hanno copiati, perchè l’epicureismo è la filosofia perdente dell’antichità, nessuno li voleva copiare. Se non si fossero conservati questi, non avremmo idea di come Epicuro argomentava.

Le lettere sono state conservate dal dossografo Diogene Laerzio.

Le sentenze sono invece tramandate con manoscritti.

Pensiero

La felicità si garantisce con lo studio della natura. Lo studio della natura si attua tramite una strada già percorsa nell’antichità: l’atomismo.

Atomismo di Epicuro

  1. Nulla si genera dal nulla, nulla si dissolve nel nulla
  2. Esistono corpi, ciò che esiste è corpo. Lo capiamo dalla sensazione
  3. Esiste il vuoto, altrimenti i corpi non potrebbero muoversi
  4. I corpi sono costituiti da atomi insecabili e immutabili
  5. Universo è illimitato, il vuoto è infinito, gli atomi sono infiniti
  6. Le forme degli atomi sono inconcepibili per quanto sono numerose, ma non infinite. Gli serve che siano finite perchè altrimenti ci sarebbe una infinita possibilità di combinazione delle forme di vita.
  7. Le forme degli atomi li fanno interagire (pari pari da Democrito)

Gli atomi per Democrito si muovevano in modo intrinseco e vorticoso. Per Epicuro, gli atomi presentano invece solo i caratteri forma e peso. Tendono perciò a cadere verso il basso relativo, verso un centro del mondo. Ma se tutti gli atomi cadono tutti in parallelo, non si incontrano mai.

Epicuro vuole risolvere il problema di Democrito: se gli atomi hanno un movimento intrinseco, da dove viene l’origine del loro movimento?

Epicuro insomma corregge Democrito con Aristotele.

Comunque, come si fanno a incontrare sti atomi????????????????????????? La soluzione la troviamo in Lucrezio: il clinamen, cioè inclinazione.

Clinamen

Il clinamen si produce continuamente, e consente agli atomi di incontrarsi ed aggregarsi.

L’interesse di Lucrezio nell’introdurre il clinamen è spiegare che l’essere umano non è costretto necessariamente da dinamiche predeterminate; è libero.

Sapendo che esiste il clinamen, mi libero della paura di una determinazione esterna, mi libero del determinismo: il clinamen garantisce il libero arbitrio.

Le divinità

Epicuro non dice mai che non esiste una divinità.

Tutti hanno una nozione di Dio, dunque gli dei devono esistere davvero. Al contempo il suo modello fisico rende non necessario un intervento degli dei del mondo.

Tuttavia, gli Dei se esistono, non vogliono intervenire nel mondo, perchè esiste il male. Ma gli dei esistono, dunque o sono cattivi, il che è impossibile, o sono impotenti. È anche questo impossibile. Quindi gli dei decidono di non intervenire nelle cose umane.

Di cosa sono fatti gli dei? Di atomi e vuoto.

Gli dei stanno sereni nell’intermundia.

La conoscenza

In Platone e Aristotele la percezione esiste, ma la conoscenza più alta è quella intellettiva.

La conoscenza per Epicuro è invece una conoscenza empirica.

Gli atomi emettono delle pellicole atomiche, che attraversano lo spazio e vanno a impressionare i miei sensi. Che succede se nel percorso c’è un ostacolo? Percepiamo solo parte delle pellicole atomiche.

L’errore subentra quando formuliamo un giudizio falso su questo dato percettivo.

Dopo che ho avuto tante sensazioni, si forma nella mia testa una anticipazione (proleksis).

Piacere catastematico

L’edonismo degli epicurei è un piacere catastematico. Il piacere è l’assenza di dolore.

Essere epicureo è un insulto. L’unica filosofia che vede il piacere “dinamico” come bene è la scuola cirenaica, una scuola socratica.

Stoicismo

È la filosofia dominante in età ellenestica e nella prima età imperiale. La Stoà è il portico adiacente all’Agorà, la scuola più vicina alla vita cittadina.

La Stoà viene fondata da Zenone di Cizio nel 300 a.C.

Zenone può essere considerato un pensatore ispirazionale, che dà delle dottrine ma non riesce a fondarle in modo filosofico. Crisippo è invece il vero prototipo del filosofo stoico, il terzo pensatore dell’antichità per importanza dopo Platone e Aristotele.

Alla fondazione della scuola ci sono varie figure concorrenti, che propongono dottrine diverse - la più importante Aristone di Chio.

Il sistema dello stoicismo

Lo stoicismo nasce come sistema. Mentre noi ricostruiamo il sistema di Platone, ad esempio, o in Aristotele troviamo delle ambiguità, lo stoicismo nasce con una coerenza interna.

Caratteristiche della dottrina stoica:

Con lo stoicismo si fissa l’idea per cui la filosofia ha delle parti: la logica, l’etica e la fisica.

Le filosofie successive vorranno essere sistematiche come lo stoicismo.

La filosofia si fa nella pratica di vita

Ultimo aspetto fondamentale: raccogliendo l’eredità di Socrate e delle filosofie Socratiche, la pratica della vita coincide con la teoria della filosofia.

T1

Qui Dionisio si esprime con un modus ponens. Perchè? Perchè lo stoicismo introduce la logica proposizionale.

Con Aristotele non c’è una logica proposizionale, ma una logica terministica. La logica proposizionale è anche detta logica crisippea.

Lo stoicismo avrà una evoluzione nel mondo romano. Tre figure dello stoicismo imperiale:

Ontologia

L’ontologia dell’incorporeo è stata esaurita da Platone e Aristotele. Gli stoici si trovano davanti un problema che Aristotele non è riuscito a risolvere: come fa la forma, incorporea, ad agire sulla materia.

Il problema delle idee, secondo Aristotele, è che non riescono ad agire sul corporeo. Come fa un’idea trascendente ad interagire sul sensibile.

La sostanza per Aristotele è la forma sostanziale, che è in definitiva incorporea. Quindi pur avvicinando il corporeo all’incorporeo, deve spiegare in che modo riesca a formare qualcosa di corporeo. Questo Aristotele non riesce a spiegarlo.

Gli stoici risolvono questo problema leggendo il Sofista. Nel Sofista, dialogo sui generi sommi, si definisce l’essere come ciò che ha la capacità di agire e di patire.

Per gli stoici, di cosa possiamo essere certi che è capace di agire e di patire? I corpi. L’interazione causale è possibile solo tra i corpi. Per questo motivo, esistono propriamente solo i corpi.

T2

Tuttavia gli stoici non possono fare a meno del tutto di ogni nozione di corporeità; alcune cose sono strutturalmente incorporee, in particolare spazio, vuoto, tempo, nominabile/significato. Il nominabile è un contenuto semantico, dunque non un corpo. La parola esiste come oggetto fisico, cioè come significante ma non come significato. Quello è incorporeo, e immutabile.

Il tempo è il “luogo” in cui si sviluppa l’interazione tra i corpi.

Esistono solo i corpi. Vediamo quali sarebbero le obiezioni di Aristotele.

  1. Ma davvero Dio è un corpo? > Risposta degli stoici: sì.
  2. L’anima è un corpo? > Risposta degli stoici: sì.
  3. Cosa accomuna i corpi? Ogni corpo è un individuo a sè stante? Da un lato sì, esistono solo gli individui, dall’altro c’è un corpo che accomuna tutti gli altri corpi.
  4. Per Aristotele la forma sostanziale è causa per ciascuno per essere ciò che è, lo rende tale. E non è corporea. Come fate voi stoici a spiegare che ogni cosa è diversa su un modello completamente corporeista?

I corpi sono individui e unici

Ci sono 4 principi dei corpi - queste sono categorie che si applicano all’essere, categorie dei corpi:

La mescolanza totale di questi 4 corpi forma un individuo. Questi 4 corpi finiscono per occupare lo stesso spazio.

Non esistono dunque gli universali, perchè ogni individuo è unico, è formato da corpi unici. Il nostro mondo è fatto di tanti individui qualificati, corpi, che reagiscono.

Solo in questo modo secondo gli Stoici io posso essere sicuro di conoscere le cose.

Dio e materia soino i due principi di tutte le cose. Dio qualifica la materia attraversandola

Dio e materia tengono insieme i corpi

A interagire con la materia non qualificata c’è Dio, principio eterno, che qualifica la materia attraversandola. Dio e materia qualificata si compenetrano completamente, e sono entrambi corporei, quindi si mescolano.

Dio

Dio e materia sono dunque principi corporei. Dio è:

Dio per agire deve bruciare. Quando la potenza del cosmo non gli fornisce più ossigeno, Dio non può più continuare a lavorare in quel modo, quindi brucia tutto lui con una grande conflagrazione. ATTENZIONE PERÒ: la materia rimane.

I loghi spermatikoi sono gli individui qualificati, i semi che contengono tutti i connotati di ogni individuo. I principi nella conflagrazione non si distruggono; gli elementi invece si distruggono.

Materia

Interazione tra i due principi

Perchè Dio crea il cosmo?

Gli stoici sono antropocentrici, Dio crea il mondo per l’uomo.

Problema del libero arbitrio

Perfetto, Dio determina tutto. Tutte le cose sono legate dal Fato nella cosiddetta legge di causalità universale. Ogni proprietà di un oggetto è causata da un’azione di qualcos’altro.

Tutta questa catena causale rimanda al momento della creazione del cosmo. Da questo punto di vista, tutto viene determinato da una causa. Secondo questo ragionamento, il libero arbitrio va a farsi benedire.

Zenone e Cleante, i primi due scolarchi, quasi si arrendono a questo determinismo.

T7

La felicità sta nell’assecondare il volere del fato.

T8: La risolve Crisippo

Crisippo non può rinunciare al Fato, perchè se rinuncia a quella cade l’idea di Dio. Deve comunque trovare spazio per il libero arbitrio. Per questo introduce una teoria molto complicata.

Le cause si dividono in:

Alle stesse sollecitazioni esterne (cause antecedenti) corrispondo diversi effetti a seconda delle proprietà (cause principali) degli oggetti che subiscono l’azione

Ciò che dà la condizione interna di ogni oggetto secondo l’ontologia stoica è l’individuo qualificato.

Conseguenze etiche

Il comportamento si può analizzare in questi termini.

La causa antecedente è il nemico che avanza. La causa principale è il carattere, la mia disposizione interiore, che determina il mio agire virtuoso e vero.

Ma quanto di quello che io faccio è determinato da me, e quanto da Dio? Quando agisco io agisco come me stesso, e non come Dio. Quando sono io, sono responsabile di quello che faccio, sono la causa principale).

L’unica cosa che Crisippo riesce ad ottenere con questo modello è che non tutti rispondo allo stesso modo agli stessi eventi; non che le scelte sono completamente libere.

Psicologia e gnoseologia dello stoicismo

Lo stoicismo è una filosofia sistematica. Psicologia e gnoseologia sono strettamente legate all’ontologia e alla cosmologia che abbiamo già visto.

I due principi cosmologici dello stoicismo sono Dio e materia qualificata.

Nel cosmo stoico non c’è nessun principio di irrazionalità. L’anima degli stoici non ha delle parti irrazionali.

L’anima per ogni individuo sarà il suo individuo qualificato - ciò che fa sì che ogni cosa sia quella nella sua individualità. Allo stesso tempo l’individuo qualificato è uno dei tanti logoi spermatikoi contenuti nel Dio.

Ogni anima è nella sua individualità ma al contempo è una componente di Dio. La sfida di uno stoico è quella di spiegare in che modo le anime siano diverse.

Perchè esiste il male invece?

T2

L’anima per lo stoico è un corpo - deve spiegarci qual è la base fisica per cui un corpo psichico è diverso dall’altro.

Le anime si distinguono rispetto alla virtù, rispetto alla loro disposizione. Questa disposizione va intesa sia in senso fisico, sia in senso etico, sia in senso epistemologico. Questa disposizione, secondo T1, si misura secondo la tensione.

L’assenza di tensione, dunque l’errore, è una sorta di spasmo di debolezza. L’anima cede perchè non è più in controllo. Gli spasmi corrispondo ai vizi.

Virtù

La virtù è una disposizione salda, stabile, inattaccabile, che risulta nell’accordo dell’anima per se stessa.

Io devo costringere l’anima ad avere una tensione adeguata.

Ma quindi la virtù è una? Crisippo costruisce una teoria per cui la virtù è un corpo - è una, ma assume diverse forme in diverse circostanze.

Il massimo della razionalità implica la perfezione dell’anima. L’anima veramente perfetta è l’anima veramente razionale. I beni che non siano la virtù non sono beni.

La ragione è indipendente da ogni altra cosa.

Difficoltà dello studio dello stoicismo

La filosofia vincente dell’antichità è il platonismo: l’epicureismo e lo stoicismo vengono molto ridimensionati, i testi non vengono copiati. Per questo conosciamo solo lo stoicismo romano, che ha un carattere principalmente etico, mancante di tutta la parte ontologica e cosmologica, che conosciamo in modo indiretto, solo grazie alla letteratura, grazie a Seneca, Plutarco, Cicerone, ecc. Ma sempre curvati e modificati.

Quando sarà perfetta l’anima? Quando raggiunge la condizione più simile possibile a Dio, cioè quando esercita la razionalità.

Dottrina degli indifferenti

Alcune cose esistenti non sono beni, ma indifferenti. La nozione di indifferenza è cruciale.

Vita, salute, piacere, bellezza, reputazione, sono indifferenti rispetto ala virtù, dunque rispetto alla felicità.

Per ovviare all’obiezione di tutto questo sistema, Zenone distingue all’interno degli indifferenti:

T4

Tutte le cose che sono secondo natura devono essere scelte, tutte le cose che non sono secondo natura non devono essere scelte.

Ad esempio, la salute è preferibile secondo natura. Non incide sulla virtù, ma essendo secondo natura è preferibile che io la persegua.

Quelle preferibili secondo natura sono assimilabili al bene, cioè a Dio. Dire preferibile secondo natura potrebbe significare preferibile secondo Dio.

Il saggio

Teoricamente la vera virtù implica che io conosca sempre tutto - che io non sbagli mai nella mia vita. Per gli stoici il saggio è una figura limite. Chi non è saggio è comunque vizioso. Chi non è virtuoso è progrediente, cioè si avvicinano alla virtù.

Ma se nessuno è virtuoso ci sono due problemi:

T5: gli officia

Noi siamo chiamati a fare scelte, sempre in un ambito specifico. L’officium, cioè la funzione propria, è l’azione opportuna, l’azione corretta. Se ci fosse il saggio, farebbe quella azione.

Gli officia servono a spiegare perchè anche il non saggio può agire in modo corretto.

T6: il significato della conoscenza

Che cosa vuol dire conoscere?

Il processo conoscitivo ha 4 livelli:

  1. L’impressione: per uno stoico, quando percepisco qualcosa, è come se quella cosa si imprimesse sui miei sensi. Per uno stoico però non c’è una parte del corpo che non ha l’anima, cioè che non abbia un po’ di razionalità. Per questo motivo potrò percepire ogni corpo in modo razionale. Questa percezione si articola in termini proposizionali, cioè logici. L’anima anche solo con la percezione esprime un giudizio razionale.
  2. L’assenso
  3. La comprensione
  4. La conoscenza scientifica

Stoicismo medio: Posidonio e Panezio

Panezio

Panezio non si interessa di linguaggio e logica. Non è d’accordo, in campo fisico:

Si può diventare sapienti, sono importantissimi gli officia, cioè i doveri** di ogni individuo, anche (e soprattutto) quello non moralmente perfetto. D’ispirazione per Cicerone. Attenua il rigore morale dello Stoicismo delle origini, per cui o sei un sapiente oppure sei in errore.

Posidonio

Posidonio ammette l’esistenza di una facoltà irrazionale, in polemica con Crisippo. Il vizio nasce da questa facoltà.

Stoicismo romano

Seneca

Crede nella possibilità di un progresso morale graduale dell’individuo. Il fine è il raggiungimento dell’autosufficienza. Il bene ricercato dall’uomo è dentro di sè.

Epitteto

Dobbiamo distinguere tra cose che dipendono da noi e cose che non dipendono da noi. A quel punto scegliere tra le prime i veri beni da quelli che non lo sono.

C’è una libertà dal tiranno e l’appartenenza a una legge universale.

Marco Aurelio

Ispirato all’eterno fluire di tutte le cose di Eraclito, mostra l’inconsistenza della vita umana.

Svolta scettica dell’Accademia

Cicerone parla di una seconda Accademia a partire dal 265.

Arcesilao di Pitane

È un allievo di Teofrasto. Si richiama a Socrate: non solo sa di non sapere, ma afferma che non si può neanche sapere questo - per questo motivo argomentava i pro e i contro di ogni cosa, nell’incapacità di prendere una decisione. Non esiste un criterio forte di verità - questo in netta polemica con gli stoici. È necessario sospendere il giudizio su tutte le cose. La vita va orientata in base all’eulogon, il ragionevole, cioè azioni moralmente qualificate.

Carneade

Chi era costui?

Va a Roma con l’ambasceria del 155a.C. Argomenta i pro e i contro in merito alla giustizia, cioè se esista o meno una legge naturale universale. L’atteggiamento scettico su queste questioni politiche suona molto strano ai romani.

Nega l’esistenza del fato, perchè nega in definitiva la libertà dell’uomo.

Come Arcesilao, nega l’esistenza di un criterio certo di verità, in quanto sia l’intelletto che la sensazione possono essere ingannevoli, e questo è testimoniato dall’esistenza di sogni e allucinazioni, non reali.

Una cosa per essere veramente conoscibile da un soggetto, e con una certa sicurezza, deve:

  1. Essere evidente
  2. Non essere contraddetta da altre rappresentazioni
  3. Essere esaminata in modo completo e sotto diversi punti di vista.

Scetticismo radicale

Lo scetticismo più che una scuola, fondata per trasmettere dei dogmata, è un atteggiamento che si dichiara in aperta opposizione a qualsiasi dottrina e possibilità di conoscenza.

Il fondatore dello scetticismo è Pirrone di Elide, di cui non abbiamo nessuna opera scritta. Il suo seguace Timone scrisse invece i Silli, in cui i filosofi dogmatici sono messi in ridicolo e contropposti a Pirrone, lodato per essere stato capace di liberarsi di tutte le passioni e le preoccupazioni, in un raggiunto stato di assenza di turbamenti.

Nell’altra opera di Timone, il Pitone, vediamo emergere il metodo del filosofare pirroniano.

La prima fase è la ricerca (skepsis) sul modo d’essere delle cose, che ci porta a scoprire che sono indifferenziate, prive di stabilità e di discriminazioni. La seconda fase è assumere la disposizione ad essere privo di opinioni in merito ad esse, e a non lasciarsene scuotere. La terza fase** è quella in cui accettiamo le conseguenze delle prime due: il filosofo pirroniano non può dire cosa è e cosa non è, ma può dire che è non più che non è, o che è e non è .

Si troverà così in una condizione di aphasia (impronunciabilità) e ataraxia, assenza di turbamento.

Questo modello sarà riproposto da Sesto Empirico nei suoi Schizzi Pirroniani.

Enesidemo (I a.C.)

Riprende gli insegnamenti di Pirrone al tempo di Cicerone.

Secondo la sua concezione lo scetticismo porterebbe all’eraclitismo, inteso come filosofia dei contrari. La valorizzazione dell’opposizione dei contrari porterebbe all’esigenza di sospendere il giudizio.

Sesto Empirico riconosce ad Enesidemo la demolizione dei concetti dogmatici di causa e di segno indicativo. Per Enesidemo esistono 8 modi in cui si possono evidenziare i vizi delle argomentazioni causali dei dogmatici.

Sesto Empirico (II-III d.C)

LEZIONE PETRUCCI svolta scettica accademia e medioplatonismo

La svolta scettica dell’accademia è del III sec. a.C. fino al medioplatonismo (età imperiale).

La scuola di Aristotele dopo la sua morte continua a lavorare, ma cala l’interesse filosofico. Epicuro sta per i cavoli suoi. Lo stoicismo invece cambia completamente oggetto. Dall’incorporeo si passa al corporeo. Si torna all’intellettualismo etico. Si torna ad un empirismo radicale.

Accademia dopo la morte di Platone

Senocrate dogmatizza il platonismo. Cratete e Polemone. Pare che sotto lo scolarcato di Polemone frequentano le sue lezioni Arcesilao di Pitane (un accademico) e Zenone di Cizio.

Arcesilao studia con Polemone, abbandona per un po’ l’Accademia e poi torna ed imprime la cosiddetta svolta scettica. Arcesilao e Zenone sono i due giganti dell’età ellenistica. L’altro rappresentante dell’Accademia scettica è Carneade.

A un certo punto, nel 268 a.C, Arcesilao diventa scolarca e imprime la cosiddetta svolta scettica.

Senocrate incarna il discorso platonico tradizionale, in senso positivo. Sono le dottrine platoniche, codificate.

Arcesilao riduce il discorso filosofico ad una argomentazione pro e contro. Indica l’impossibilità di scegliere tra due tesi che indica una impossibilità di giungere ad una conoscenza del sensibile. Per Arcesilao è possibile esprimere giudizi, ma è impossibile essere certi che quel giudizio sia corretto.

Non è come lo scetticismo di Pirrone, per cui è meglio sospendere il giudizio per evitare di soffrire. Sono due tradizioni scettiche diverse.

Lo scetticismo accademico ha una tradizione che va in qualche modo a riprendere il modello stoico.

È davvero possibile avere una certezza esatta di qualcosa? Per uno stoico sì. Le cose sono fatte in un modo tale di consentirmi di conoscere una cosa. Per gli scettici no.

Mano aperta: impressione Stringo la mano: assenso (che posso non dare) Mano chiusa: rappresentazione catalettica

Se dopo la rappresentazione catalettica ho sbagliato, ho sbagliato e produco un errore. Se non sono certo di potere avere una rappresentazione catalettica, resto di rimanere sempre al livello dell’opinione, che è fragile. Non si può mai essere certi di aver dato l’assenso ad una rappresentazione veritiera.

La possibilità dell’errore è rischiosa, perchè lo sbaglio determina ogni aspetto della nostra vita, ogni scelta che facciamo influenza la nostra vita. Se non ho la certezza nemmeno di poter raggiungere una conoscenza salda, avrò sempre paura di sbagliare e quindi di soffrire.

Non dare l’assenso

Cosa possiamo fare quindi? Posso cercare di non dare l’assenso, cioè di non impegnarmi sulla verità o meno dell’opinione.

Le argomentazioni pro e contra servono a mettere in evidenza che dire “questo argomento è falso, quest’altro è vero” è una illusione: ci sarà sempre un argomento che può ribaltare il giudizio.

Per lo stoico è possibile conoscere un oggetto perchè esiste l’individuo qualificato, che lo rende ciò che è.

Indiscernibili

Gli accademici teorizzano con degli argomenti dialettici l’esistenza degli indiscernibili, oggetti che non si possono separare.

Un’arancia di cera esattemente identica ad una arancia vera è indiscernibile da un’arancia vera. Esistono delle realtà che non sono discernibili tra loro.

Se è così, ogni volta che dò l’assenso, rischio di sbagliare.

Posso avere la stessa descrizione per due oggetti che in realtà sono diversi: avremo quindi una percezione vera e una percezione falsa.

Quindi le opinioni si possono formulare ma non si devono formulare giudizi in metodo ad esse.

Per lo stoico, il saggio può cogliere le differenze tra due individui qualificati. La percezione, per lo stoico, va insieme alla razionalità.

Questa roba nel sistema stoico serve ad evitare l’infelicità evitando l’errore.

La funzione della filosofia è quindi quella di insegnare a sospendere il giudizio e a capirne le ragioni, non è dunque inutile.

Arcesilao non è che non sa di non sapere, Arcesilao non sa neanche di non sapere - quindi non possono neanche fare di filosofia sapendo di essere coerente.

Anche nell’ambito della scienza, se una cosa funziona 100 volte, non è detto che funzioni la 101esima.

Il mondo sensibile è inconoscibile

Questa tesi filosofica molto forte va a colpire l’empirismo stoico, cioè la possibilità di conoscere il mondo sensibile. Neanche per un platonico è possibile questo.

Gli scettici abbracciano dunque l’aspetto dell’idelogia platonica per cui non si dà la conoscenza del sensibile.

Nel Teeteto non ci sono le idee, e non c’è dunque la scienza.

Questi argomenti contro la scienza vanno contro tutti i dogmatismi: platonismo classico, epicureismo, e soprattutto stoicismo.

Come si agisce?

L’obiezione dello stoico contro lo scettico è: dunque come si agisce nel concreto? Carneade cerca di risolvere questa obiezioni, introducendo una forma di parziale assenso.

Dopo Arcesilao e Carneade, o vengono ripetute le posizioni di questi ultimi, o ci sono dei parziali riavvicinamenti. Dopo un secolo e mezzo in cui si dicono più o meno le stesse cose, c’è una sorta di stagnazione.

Chiusura delle scuole filosofiche e crisi

Dopo l’assedio di Atene da parte di Silla vengono chiuse le scuole filosofiche, e i filosofi si disperdono. Atene non è più il centro.

A Roma va Panezio. In Cicerone c’è lo stoicismo di Panezio. Ad Ercolano va Filodemo, scolarca del Giardino, va ad Ercolano. Posidonio, allievo di Panezio, va a Rodi e fonda la sua scuola di stoicismo. C’è una tendenza che tende ad andare fuori da Atene.

Un altro centro molto importante sarà Alessandria.

L’ultimo accademico è Filone di Larissa.

La decentralizzazione della filosofia è un trauma culturale, e nasconde una crisi ancora più grave: la crisi della filosofia.

Superamento dell’argomento della diafonia con Platone

  1. Non c’è più un luogo dove fare filosofia, l’agorà di Atene
  2. Gli scettici hanno costruito un argomento devastante contro ogni tipo di dogmatismo: argomento della diaphonia.

Il fatto che esistano dogmatismi concorrenti implica che tutti i dogmatismi sono falsi (diaphonia). Come si può superare questo argomento? Il platonismo, per la sua particolarità storiografica, può vincere l’impasse scettica.

Platone è stato maestro di Aristotele, di Speusippo, Senocrate, Polemone - da Polemone hanno studiato Arcesilao e Zenone. L’Accademia è la prima scuola nella storia. Platone è l’origine della filosofia: da lui partono l’aristotelismo e lo stoicismo.

La filosofia platonica non è in contrasto con tutti gli altri dogmatismi in quanto li racchiude tutti.

I medioplatonici (dal I sec. a.C. fino a Plotino)

Ambiscono a ricostruire un sistema dottrinale platonico guardando da un lato ai testi di Platone, dall’altro alle filosofie ellenestiche, che sono avversari con cui però bisogna venire a compromessi.

Alcuni medioplatonici sono quindi più vicini agli stoici, altri più vicini al peripato.

TUTTA LA VERITÀ STA GIÀ IN PLATONE. La filosofia porta alla verità, non aveva niente di meno e niente di troppo, non era necessario togliere cose o aggiungerle.

Alcuni medioplatonici di rilievo sono: Tauro, Numenio di Apamea, Plutarco di Cheronea, Longino, Attico.

Per i medioplatonici la filosofia è esegesi di Platone

Per ritornare a quel corpo di dottrine, studio i testi, studio i dialoghi. Cambia il paradigma della filosofia, che vive nel recupero del pensiero di Platone attraverso i testi.

La filosofia è diventata filologia. Non è vero, sarebbe vero se le interpretazioni più scolastiche del medioplatonismo fossero corrette. Cioè ci sarebbe solo un medioplatonismo scolastico, consistente in uno studio sterile.

Ma ciascun medioplatonico ha anche l’esigenza che il testo di Platone risolva problemi filosofici veri. Ci lavora per renderlo filosoficamente efficace.

Il discorso filosofico non cambia temi, ma si serve di strumenti nuovi: i dialoghi di Platone.

I metodi esegetici sono più o meno simili:

  1. Usano un metodo letteralista (e non metaforico) - anche gli eternalisti usano una lettura letterare per giustificare la loro lettura
  2. Scrivono commentari, trattati esegetici su questioni platoniche, applicando una prospettiva filologica

Plutarco

Dio per gli Stoici è demiurgo corporeo. Controargomentazione epicurea: perchè Dio dovrebbe stancarsi, ecc. Ma qual è per il Timeo e gli Stoici il vantaggio di avere un demiurgo? La provvidenza. Vogliamo perderci la provvidenza del Dio?

Mi serve un Dio demiurgo. Come faccio a dimostrare che mi serve? Devo dimostrare che esiste il male, e ci serve qualcosa che ci protegga dal male.

Plutarco vuole un Dio provvidenziale che serva. Allora trovo un principio malvagio: l’anima precosmica, una causa di disordine.

Il cosmo ha un inizio nel tempo. Intepretazione letterale del Timeo.

Tauro

Tauro sostiene che è molto complicato sostenere che esista un principio malvagio.

Il dio trovato da Tauro ricorda molto il motore immobile. È l’iniziatore del lato “aristotelizzante” del medioplatonismo, che usa testi dei peripatetici - soprattutto Teofrasto - per risolvere i problemi lasciati in campo dagli stoici. Si dà quindi una lettura eternalista del Timeo.

Tauro è il maestro di Apuleio e iniziatore di una tradizione.

I due sono d’accordo che c’è una provvidenza, ma non su che cos’è la provvidenza. Non sono d’accordo sul tipo di causalità divina.

Sono d’accordo sulle principali questioni platoniche: Dio è incorporeo, le idee sono incorporee, c’è un’anima nel mondo.

Questa è l’ennesima conferma che il platonismo non è una scuola filosofica, ma un insieme di orientamenti, un movimento, un campo di battaglia. Li unisce solo la necessità di riferirsi a Platone, salvando l’autorità di Platone.

Platonismo nel II secolo d.C.

Nel 176 d.C. Marco Aurelio istituisce ad Atene cattedre di platonismo, aristotelismo, epicureismo e stoicismo. Tuttavia le scuole del IV e del III secolo avevano da molto tempo cessato di esistere, dunque non dobbiamo pensare ad una continuità di 6 secoli. Le scuole erano morte definitivamnete nell’86 a.C., dopo il saccheggio di Silla, che ruba tutta la biblioteca del Liceo.

Dopo questo episodio, nel I secolo, i più grandi esponenti delle varie scuole lasciano Atene e si recano in altri centri culturali come Roma e Alessandria. Inizia il decentramento della filosofia. È significativo che Plotino nel III secolo abbia svolto tutta la sua ricerca tra Roma e Alessandria, senza mai andare ad Atene, che quindi in un certo senso perde la sua centralità filofosofica, anche se non del tutto. Ad Atene rimangono solo progetti arcaizzanti ispirati al passato, che vengono chiusi definitivamente da Giustiniano nel 529. Nel 529 si fa simbolicamente terminare il periodo della filosofia antica.

Dopo il I secolo, la filosofia diventa esegetica, si fonda sul commento dei testi dei grandi maestri, Platone e Aristotele. Seneca in questo senso si lamenta con Lucilio che la filosofia sia diventata philologia. Commentare gli antichi significa prendere posizione contro le scuole ellenistiche che si erano andate affermando nel III secolo.

Questo movimento di contrapposizione assume caratteristiche diverse.

Se in alcuni casi si contrapponeva semplicemente la dottrina antica (es. platonismo) con quella ellenistica - e in seguito con quella aristotelica, in altri casi si cercava di dimostrare che i risultati filosofici ellenestici erano in qualche modo già presenti nei dialoghi platonici.

Creare la tradizione

L’Accademia in età ellenestica aveva avuto degli esiti scettici. Questo andava nella direzione opposta alla tendenza filosofica del tempo, che ricercava una coesione sistematica e un interesse per la teologia.

Il dialogo che guida i medioplatonici fino a Plotino è il Timeo.

Si fa così risalire il pensiero di Platone a Pitagora, riducendo la considerazione della figura di Socrate ed esaltando invece l’aspetto dogmatico. Si parla così di medioplatonismo, probabilmente in giro in qualche forma già dal I sec. a.C.

Numenio (II d.C.)

Il platonico pitagorizzante più famoso è Numenio di Apamea. Sappiamo che aveva un atteggiamento molto positivo verso la rivelazione biblica, e secondo lui il pensiero di Platone non concordava solo con la rivelazione, ma anche con la sapienza religiosa orientale di bramani indiani, egizi, e Magi. È autore del Sul distacco degli Accademici da Platone, in cui critica fortemente i risultati scettici dell’Accademia elleneistica. Elogia il Giardino di Epicuro per la fedeltà che i suoi membri avevano rispetto all’insegnamento del maestro.

È un platonico pitagorizzante in quanto è aperto alla religione ed ha una elaborata dottrina metafisica.

Plutarco (I d.C.)

Plutarco invece prova a salvare gli esiti scettici dell’Accademia ellenistica, e insiste sulla concordia tra Platone e Pitagora.

Retroterra filosofico Aristotele e lo stoicismo

Nel II secolo le filosofie greche si confrontavano con i culti religiosi dell’impero (emblematico il caso di Apuleio, mago e iniziato ai culti isiaci, e platonico).

Nel II secolo le scuole ellenistiche sono molto vive, e l’aristotelismo è un interlocutore per i platonici. I platonici dibattono molto sul rapporto tra i due sistemi filosofici. A queste discussioni porrà fine Ammonio Sacca, maestro di Plotino ad Alessandria, alla fine del II secolo, dimostrando l’armonia dei due pensatori nei loro tratti essenziali.

Nel III secolo le scuole ellenistiche si estingueranno e l’aristotelismo viene integrato nello studio di Platone.

Eudoro di Alessandria (I sec. a.C.)

Tornano a circolare le opere di Aristotele dopo due secoli di oblio. Eudoro è il più importante dei primi medioplatonici, i quali consideravano come alleata la filosofia di Aristotele, per fare fronte comune contro le tendenze materialistiche delle scuole ellenistiche.

Eudoro sviluppa una lettura pitagorizzante delle Categorie e si interessò alla Metafisica. Solo nel II d.C alcuni platonici inizieranno a volersi distinguere nettamente dalla posizione aristotelica.

Alessandro di Afrodisia (inizio III sec. d.C.)

Dal lato aristotelico invece l’egesi dei trattati raggiunse il suo apice all’inizio del III secolo con l’opera di Alessandro di Afrodisia, importantissimo perchè tutti i neoplatonici da Plotino in poi studieranno e assimileranno Aristotele attraverso il commento di Alessandro. Sembra comunque che fino a Plotino la conoscenza di Aristotele fosse scarsa e non basata sullo studio diretto dei testi, ma piuttosto di compendi.

Platonici vs. Stoici

C’è ancora un altro fronte: platonici vs stoici.

I platonici prendevano lo stoicismo come bersaglio polemico, criticandone aspramente il materialismo e il determinismo, e rivendicando per loro stessi la tremenda saldezza che caratterizzava il sistema stoico.

Nell’ambito del medioplatonismo ci furono comunque dei tentativi di integrare il pensiero platonico con elementi stoicizzanti. Tuttavia questi elementi, in particolare il fato e la provvidenza, erano sempre subordinati alla lettura platonica, e mai il contrario.

Longino per esempio, un autore medioplatonico, arriva ad assimilare i lektà stoici alle idee platoniche.

I medioplatonici cercavano insomma di spiegare la dottrina platonica alla luce delle filosofie ellenistiche, in un certo senso integrandole. Ma da Plotino in poi il confronto con stoicismo ed epicureismo diventerà secondario, e Aristotele diventerà l’interlocutore privilegiato.

Cosmologie e metafisiche medioplatoniche

Tutti i medioplatonici discutono del Timeo, in particolare della generazione del cosmo (28b).

Si discute se la generazione del cosmo debba intendersi metaforicamente o alla lettera.

Senocrate e Crantore interpretano il testo in modo allegorico, affermando cioè che è eterno e Platone parla di generazione solo per chiarezza didattica, volendo solo intendere che il mondo è causato da un principio ordinatore superiore.

Aristotele lo legge in modo letterale e nel De Caelo quindi critica la cosmologia platonica, sostenendo l’eternità del cosmo. Le argomentazioni eternaliste di Aristotele vengono riproposte da Teofrasto.

Plutarco e Attico danno una lettura letterale, per cui il cosmo è stato veramente generato nel tempo dal demiurgo. Attico risponde anche alle obiezioni di Aristotele, che legge dà una lettura letterale del testo platonico, come dicevamo, ma sostiene l’idea di un cosmo eterno.

Calveno Tauro, altro medioplatonico, invece sostiene una lettura metaforica della parola generazione. Per lui il mondo non ha un’origine temporale.

A partire da Plotino si imporrà definitivamente la lettura metaforica.

Presso i medioplatonici la lettura del Timeo combinava elementi stoici, elementi platonici e peripatetici, in particolare per il ruolo della materia come sostrato al mondo dei corpi.

Per la lettura tradizionale il demiurgo contempla le idee, da lui indipendenti, e dà forma alla materia sulla base della loro osservazione. Il medioplatonico Alcinoo invece associa l’Intelletto divino al primo motore immobile di Aristotele, che in realtà pensa se stesso, ma secondo questo luminare l’oggetto del suo pensiero sarebbero le Idee. Le idee sarebbero così i pensieri di Dio.

Un altro punto chiave del Timeo è quello relativo alla dottrina dell’anima, che, stando a quanto dice il testo, prima di recepire dal demiurgo le forme è soggetta a un movimento disordinato. Secondo Numenio responsabile di questo movimento irrazionale non finalizzato sarebbe un principio malvagio del cosmo - il suo platonismo pitagorizzante va così ad individuare due principi cosmici, uno buono e uno cattivo, in una sorta di dualismo.

Numenio complica anche la gerarchia del divino, distinguendo un dio che pensa, corrispondente all’idea del vivente, un Intelletto demiurgico creatore e un Intelletto che usa intelligenza discorsiva. Plotino verrà accusato un secolo dopo di aver plagiato Numenio.

Il pensiero di Numenio è fortemente influenzato da dottrine presenti come rivelazioni in testi religiosi, molto influenzati dalle dottrine platoniche, su tutte gli Oracoli Caldaici. Ci sono analogie tra la gerarchia proposta da Numenio e questi oracoli, che si presentano come rivelazioni platoniche trasmesse dagli dèi , basata in massima parte sul Timeo, ma che ha come obiettivo fornire istruzioni per la purificazione dell’anima e permettere all’uomo di ricongiungersi al divino.

Questi Oracoli Caldaici ebbero molta influenza anche per i neoplatonici da Giamblico in poi.

Ci sono anche altri testi molto rilevanti da questo punto di vista. **Ricordati che sono molto importanti per il platonismo medio e il neoplatonismo testi religiosi-sapienziali non filosofici, che si mescolano alla filosofia platonica in modi che non è possibile ricostruire in modo accurato per mancanza di fonti, ma che sicuramente ebbero un’influenza decisiva.

Galeno

Galeno è un medico-filosofico che vive al tempo di Commodo e Marco Aurelio (II secolo).

Galeno è una figura unica nel panorama filosofico, una figura molto eclettica. La sua prima ispirazione è Platone, di cui però non accoglie la dottrina delle Idee - la sua indagine filosofica è tutta pratica e rifugge qualsiasi problema teoretico-metafisico, considerando questioni come la nascita del cosmo o l’esistenza di Dio insolubili.

Vuole rifondare la metodologia della medicina combinando esperienza e ragionamento. Le sue due grandi aspirazioni sono Platone in campo filosofico e Ippocrate in campo medico - considera le due dottrine sostanzialmente in accordo.

Se non accoglie le idee, Galeno mette al centro della sua riflessione:

Galeno si concentra in particolare, prendendole alla lettera, sulle sezioni mediche del Timeo.

Tradizione Platonica

Plotino

205 (forse)- 270

È l’unico filosofo antico insieme a Platone di cui abbiamo tutte le opere. Le informazioni sulla sua vita si trovano nella Vita di Plotino, scritta dal suo allievo Porfirio. Rimangono tuttavia molti punti oscuri, su tutti le modalità del suo insegnamento, che probabilmente prevedeva un patto di silenzio sulle dottrine insegnate: è possibile che per questo motivo venisse percepito dai propri contemporanei come un pitagorico. Scrive vari trattati che Porfirio divinde in 9 gruppi da 6 trattati (Enneadi).

Ammonio Sacca

Grande influenza sul pensiero plotiniano ebbe il suo maestro fu Ammonio Sacca, e gli altri allievi di quest’ultimo erano Origene e Longino.

Ammonio Sacca si occupava di tipiche questioni medioplatoniche, è ancora un medioplatonico.

Plotino e Longino

Sono in disaccordo: per Longino gli intellegibili esistono anche fuori dall’intelletto (idea tipicamente neoplatonica). Porfirio prima di andare ad Alessandria era stato allievo di Longino ad Atene.

Longino appartiene ad una corrente legata all’insegnamento tradizionale del Timeo legato ad elementi di stoicismo; un’altra corrente del medioplatonismo del II secolo aveva invece una concezione gerarchica delle realtà divine.

Plotino e Numenio

Plotino viene accusato di plagiare il platonico pitagorizzante Numenio di Apamea.

Plotino e gli gnostici

Le lezioni di Plotino sono frequentati da alcuni gnostici. Plotino critica gli gnostici in un trattato in quanto hanno opinioni sulla divinità rozze, irrazionali e antropomorfiche, basate su una lettura erronea di Plotino. Gli errori degli gnostici: moltiplicano i principi e credono che il mondo materiale sia di per sè malvagio.

Plotino e Aristotele

Plotino grazie al commento ad Aristotele di Alessandro di Afrodisia, studia profondamente la dottrina aristotelica e si confronta attivamente con esse.

Plotino è l’iniziatore di una nuova fase del platonismo caratterizzata dal confronto sistematico con Aristotele e non più solo sul dibattito interno alle scuole ellenistiche. Nel corso del III secolo infatti le cattedre filosofiche istituite da Marco Aurelio vengono chiuse. Plotino decide dunque di mettere il confronto con Aristotele al centro dell’elaborazione filosofica del platonismo.

Ipostasi

Plotino è un esegeta di Platone e il suo pensiero nasce da quello di Platone.

La prima intepretazione del pensiero platonico avanzata da Plotino è la distinzione di 3 principi metafisici o ipostasi, fatta a partire dalle prime tre ipotesi formulate nel Parmenide di Platone sull’Uno:

Il Parmenide sarà oggetto di esegesi teologica per tutti i platonici del V e VI secolo, cioèSiriano, Proclo e Damascio.

Lezione Petrucci Platonismo

Nel I sec a.C non esiste ancora un platonismo dottrinale

In generale il platonismo come categoria non esiste, ci sono delle differenze pazzesche su vari autori platonici.

L’Accademia ha la sua fortuna in età ellenistica con la svolta scettica. Lo stoicismo è la filosofia dominante in età ellenistica. Il peripato non arriverà mai a questo livello di autorevolezza.

T1

Critolao afferma che il cosmo è eterno. I peripatetici in questi anni si reggono più sull’argomentazione che non sulla difesa di Aristotele.

Gli stoici possono criticarlo. Questo testo per dire che il peripato in questi anni si regge molto poco sui testi di Aristotele. In questo momento le opere più diffuse di Aristotele sono quelle esoteriche, come i dialoghi ecc., che non contengono in modo “forte” l’argomentazione aristotelica, cioè i fondamenti della sua teoria. C’è una virtuale scomparsa delle opere di Aristotele.

Perchè i peripatetici ignoravano i testi esoterici importantissimi tipo la Metafisica?

T2

Mito storiografico della scomparsa (e poi del ritrovamento) delle opere di Aristotele.

Aristotele muore e lascia i libri a Teofrasto. In una delle versioni, Teofrasto dà i libri ad Eudemo di Rodi che se li porta a Rodi. Li mette in cantina e si rovinano.

Apellicone cerca di correggere e sanare queste opere, però facendo delle correzioni poco corrette, dato che non è un filosofo.

Questa storia è palesemente falsa, in quanto nel Liceo ci doveva essere sicuramente più di una copia delle opere di Aristotele. Una storia così serve per giustificare una maggiore circolazione delle opere essoteriche rispetto a quelle esoteriche.

Il punto è che nel II secolo a.C. la scuola peripatetica è inattuale. Le filosofie vincenti sono l’Accademia e lo stoicismo. C’è un disinteresse per la filosofia aristotelica, in particolare per le opere esoteriche.

Quindi in età ellenistica le opere di Aristotele non si perdono, semplicemente non se le fila nessuno e non rientrano nel dibattito.

T3

Grazie ad Andronico di Rodi Aristotele torna al centro della discussione filosofica.

I libri di Aristotele da Atene vanno a Roma. Non sono ordinati, sono tante dispense. Andronico di Rodi a Roma si occupa di riordinarle:

  1. Pubblica le opere di Aristotele

Andronico guarda tutte le opere essoteriche di Aristotele: le corregge, le aggiusta, dal punto di vista testuale e materiale.

  1. Divide le dispense in opere e stila un elenco delle opere del corpus

Divide in capitoli, e forma i vari libri. Costruisce le opere di Aristotele mettendo insieme le varie dispense. Il senso ideologico di questa operazione è sistematizzare il pensiero di Aristotele per renderlo competitivo in un mondo in cui la filosofia ormai è sistematica.

Quindi nel I secolo a.C. rinasce il peripato, su basi ideologiche e formali.

T4

Porfirio cita Andronico come modello

Andronico diventa il modello dell’allievo fedele e attento alle opere del maestro. Porfirio si propone di fare la stessa cosa con le opere di Plotino.

A questo punto abbiamo il corpus, abbiamo accesso alle opere del maestro. Sono passati 3 secoli: il linguaggio tecnico della filosofia è un linguaggio stoico. Quindi tutti i peripatetici iniziano a commentare le opere per spiegarle e dare una sistematicità al pensiero di Aristotele.

T5*

In questa opera di sistematicizzazione, i peripatici attaccano i commentatori più antichi.

Quindi il peripato tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. - e continuerà poi nel II - commenta i testi di Aristotele ed è un movimento esegetico.

Le opere più commentate sono:

Proprio queste tre opere perchè rispettavano la suddivisione della filosofia - di matrice stoica - in logica, fisica, ed etica.

La Metafisica in questi anni rimane un po’ indietro. L’opera più importante in questi anni è le Categorie.

Nel peripato non si arriva ad una unità teorica. I peripatetici non solo sono d’accordo tra loro, ma criticano anche Aristotele.

T6

I peripatetici hanno la forza teorica di attaccare il maestro.**

Aristotele dice che oltre ai 4 elementi c’è l’etere, che ha come caratteristica quella di muovere circolarmente, il movimento tipico del mondo sovralunare e degli astri.

Questa è ovviamente un’argomentazione piena di problemi.

Senarco quindi dice che Aristotele si sbaglia.

Per questi conflitti interni il conflitto non può ambire ad una sistematicità.

Alessandro di Afrodisia (II sec. d.C.)

Questo cambierà con Alessandro di Afrodisia, IL commentatore di Aristotele.

Alessandro si dedica ad opere nuove, come la Metafisica.

Parte da 2 presupposti:

  1. Aristotele ha ragione
  2. Aristotele non si contraddice: i pezzi più ardui si spiegano con richiami ad altre opere che aiutano a spiegare quel passo.

Alessandro produce un grande sistema aristotelico.

Con Alessandro quasi si esaurisce il lavoro sul testo di Aristotele; con Alessandro praticamente finiscono i peripatetici.

Verso il neoplatonismo

Il platonismo ha recuperato il dogmatismo e va avanti fino al III sec. d.C. Esaurisce quasi le energie, serve un cambio di paradigma.

Questo cambio avviene grazie a vari impulsi, dal III sec. d.C.:

  1. Il lavoro su Aristotele di Alessandro di Afrodisia
  2. La figura di Plotino

Plotino nasce in Egitto, si sposta a Roma e comincia a insegnare.

Il III secolo d.C. è un periodo di transizione, Plotino stesso non è un neoplatonico, è una “cerniera” tra medioplatonismo e neoplatonismo.

Plotino:

Il migliore allievo di Plotino è Porfirio. Plotino inizia a scrivere molto tardi nella sua vita. Porfirio fa quello che Andronico aveva fatto con Aristotele e divide i suoi scritti in 54 trattati. I suoi 54 trattati vengono divisi nelle Enneadi, 6 gruppi di 9 trattati. A questi trattati premette la Vita di Plotino. Da quel momento in poi le Enneadi diventano testo egemone del platonismo.

Altra figura vicina a Plotino è Giamblico, che apre una sua scuola di neoplatonismo in Asia Minore. Il suo è un platonismo pitagorizzante.

Tra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo riaprono le scuole filosofiche:

Tutte queste scuole non faranno sostanziali progressi filosofici rispetto a Plotino.

Plotino

Plotino non porta avanti un ragionamento esegetico. Il problema di Plotino è capire in che modo la realtà si struttura, secondo quali cause e secondo quali modalità.

Qual è l’elemento che fa si che tutto ciò che è possa essere?

Tutti i platonici si erano precedentemente focalizzati su un principio incorporeo. Il principio incorporeo è ciò che causa il corporeo. Ma cosa dà l’incorporeo al corporeo, per farlo essere? L’unità.

Plotino deriva ciò dal Parmenide e dal Sofista, ma sono in realtà dei pretesti per Plotino per sviluppare la sua filosofia della trascendenza e dell’incorporeità.

Il meccanismo di Plotino è partire dal basso, dai corpi, per poi salire.

T7

Ogni cosa, per essere qualcosa, deve essere una cosa.

Ogni realtà individuale è unitaria ed è ciò che è. Tuttavia è un corpo, ed è pertanto corruttibile. Qual è il principio che fa sì che qualcosa sia ciò che è? Un principio formale, l’anima. L’anima è la realtà che unifica il corpo. Questo vale anche per il cosmo.

Ma l’anima rappresenta il livello più alto di unità possibile? No.

L’anima conferisce ai corpi i diversi caratteri e crea all’uomo guardando all’Uomo: ogni essere umano è tale per le idea di essere umano. L’anima trasmette le forme, che si trovano oltre l’anima, dentro al cosmo. L’anima trasmette unità al cosmo, traendola da qualcosa di più alto, di più unitario.

Quindi oltre all’anima c’è il cosmo intellegibile, che coincide con l’intelletto. La caratteristica fondamentale del cosmo intellegibile è l’unità. Deve essere anche causa di ciò che c’è sotto, cioè l’anima e il cosmo.

T8

Se l’intelletto è perfetto, allora deve essere completo, stabile, e tutto deve essere in lui realizzato.

Non pensa alla verità come qualcuno che cerca la verità, ma come qualcuno che già la conosce. Se la cercasse dovrebbe subire un cambiamento. Questo procedimento richiama il processo di attualizzazione. L’Intelletto già possiede la verità.

In termini aristotelici, se penso cose che già sempre ho, non c’è una attualizzazione, è qualcosa che è sempre in atto. Per essere sempre in atto, gli intellegibile devono essere sempre in atto. Gli intellegibili sono sempre nell’intelletto, e l’intelletto, pensando gli intellegibili, pensa se stesso.

Questa teoria unisce le teorie aristoteliche:

  1. Del primo motore immobile
  2. Dell’intelletto attivo

Plotino trova questi elementi in Alessandro di Afrodisia.

L’Intelletto

Nell’Intelletto non c’è diacronia, ma pensiero sincronico, senza tempo.

Abbiamo tutte le idee che sono ricondotte ad un unico oggetto metafisico. L’Intelletto è lìUno-Tutto, in quanto tutte le idee sono parti di questo Intelletto, ma non hanno una autonomia e si staccano.

Questo non è il livello più estremo di unità, perchè è composto da più componenti, le idee. Il punto è che la molteplicità di questo livello ontologico è che è sia Intelletto che Essere. La stessa nozione di Intelletto implica un dualismo, in quanto un Intelletto è Intelletto di qualcosa. Se elimino l’Intelletto non andrebbe bene, in quanto il mio livello avrebbe ancora due principi, essere e unità. Se elimino l’Essere sarebbe Intelletto e unità.

L’Uno

L’Uno è solo unità, ed è causa per tutto il resto di unità.

Il mio primo principio può essere solo unità. Lo chiama Uno, ma per analogia, dato che è un principio assolutamente semplice.

C’è una critica al primo principio di Aristotele, cioè il primo motore immobile, che non può essere un primo principio, in quanto è molteplice.

L’Uno non è Essere, non ne possono parlare in modo proposizionale e non lo posso conoscere.

Come arrivo all’Uno

Posso accedere all’Uno con una unione mistica. Questa è la parte meno importante. La mia anima, attraverso un esercizio filosofico, può ambire a raggiungere l’Uno, passando per l’Intelletto.

Ma come fa a produrre l’Uno? La doppia attualità

L’Uno, primo principio causa di tutte le cose, può produrre intenzionalmente? No, perchè se lo facesse sarebbe Uno+volontà. Se invece producesse essendo parte del prodotto, si moltiplicherebbe. L’Uno può solo godere della sua condizione di perfezione. Per capire come agisce causalmente l’Uno sulla realtà, Plotino guarda ancora ad Aristotele, e in particolare alla nozione di Atto.

L’Uno è sempre in atto, perfettamente, dunque rimane nella sua condizione specifica. Ma questa sua perfezione è una sorta di sovrabbondanza di perfezione.

L’Uno ha una sorta di doppia attualità: rimane ciò che è e al contempo, in virtù della sua perfezione, può attualizzare altre cose sotto di lui. E attualizza l’Intelletto. Non in modo diacronico, in quanto l’Intelletto c’è sempre stato.

La perfezione fa sì che l’Intelletto sia Intelletto ed Essere. L’Intelletto, per sovrabbondanza e gli stessi motivi, attualizza l’anima (cosmica), che è ancora più molteplice, ma pur sempre unitaria. L’anima sarà causa di una condizione meno unitaria, ma pur sempre organizzata: il cosmo con le sue unità individuali.

La nostra vera anima/essenza si trova nell’Intellegibile

Per Plotino noi non siamo veramente noi. Il nostro livello di intelletto è troppo basso. La perfezione di intelletto è quella che si trova nell’Intelletto come intellegibile. La nostra vera anima è nell’Intellegibile, e non è mai discesa. Il nostro lavoro è quindi uscire da noi per approssimarci a quell’anima.

La materia è privazione

La materia è privazione. Privazione assoluto di unità rispetto all’Uno, e privazione assoluta di Essere. In questo senso è malvagio, nel senso che è degradato ontologicamente.

A un certo punto non riescono più a trovare un principio, ma perchè hanno esagerato

La prima volta che compare lo 0 nell’Occidente è con Giamblico, che afferma che il principio non può essere l’Uno, ma deve essere il Non-Uno, quindi lo 0.